Recovery plan italiano: obiettivo da 100 progetti
Va avanti il lavoro di scrematura delle 550 proposte avanzate ad agosto dai vari Ministeri. In pole position le misure per accompagnare la transizione green e digitale.
Sgravi per rilanciare l’occupazione, dal Sud al lavoro femminile, superbonus per le ristrutturazioni da proseguire, una spinta al piano ‘Impesa 4.0’ con una iniezione da 27 miliardi in 5 anni.
Ministeri e tecnici lavorano a pieno ritmo per definire le priorità per il Recovery plan italiano, che il governo è intenzionato a mandare a Bruxelles già il 15 ottobre, quando si aprirà la finestra per l’interlocuzione informale con la Commissione europea in attesa che il Next generation Eu diventi operativo, se non ci saranno intoppi, all’inizio del prossimo anno.
Il lavoro di scrematura non è semplice, e parte da uno schema di oltre 550 proposte già avanzate a fine agosto dai vari dicasteri. Quei progetti sono ora al vaglio del Ctv, il comitato tecnico di valutazione, che affianca i Ministeri nella stesura delle proposte. Ogni progetto, per essere incluso nel piano finale, dovrà infatti rispondere ai paletti posti da Bruxelles e rientrare in una griglia di criteri stringenti dedotti dalle linee guida Ue. L’obiettivo resta quello di ridurre a un centinaio, come ha ricordato nei giorni scorsi il viceministro all’Economia Antonio Misiani, i progetti da presentare alla commissione per accedere ai 209 miliardi di fondi comuni e moltissime delle proposte, soprattutto quelle di micro-interventi, andranno quindi stralciate e tolte dal tavolo.
A essere ‘candidabili’ saranno senz’altro le misure per accompagnare la transizione green e digitale: quindi spazio all’accelerazione della banda ultralarga e del 5G (c’è ad esempio la proposta di portare la connessione ultraveloce in 100 città, per 2 miliardi in 2 anni) e agli interventi contro il dissesto idrogeologico e a supporto delle imprese eco-sostenibili. Da vedere se passerà l’esame anche l’idea del Ministero dell’Ambiente di impiegare due miliardi e mezzo per le “foreste urbane resilienti” per migliorare qualità della vita e benessere dei cittadini nelle 14 città metropolitane. Il Ministero dell’Agricoltura, peraltro, vorrebbe – sempre stando allo schema dei primi progetti in via di ridefinizione – un altro miliardo e mezzo per le foreste fuori dalle aree urbane, in chiave anti-dissesto, e ha comunque presentato progetti complessivi per 17 miliardi, come ha spiegato in Parlamento la stessa Teresa Bellanova.
Molto corposo anche il piano per la sanità messo a punto da Roberto Speranza, che guarda alla modernizzazione degli ospedali, alla sanità digitale e soprattutto al rafforzamento delle cure domiciliari, per diventare “i primi in Europa” e superare “il 10%”. Il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, reclama fondi per la ammodernare le scuole e costruirne di nuove mentre il collega dell’Università punta, tra l’altro, sul rafforzamento dei “dottorati d’impresa”, arrivando a prevedere almeno 7mila posti l’anno. Gaetano Manfredi chiede anche sgravi ad hoc per ricercatori e dottorandi che passano al lavoro in impresa. Ma la lista delle decontribuzioni è lunga: si va da quella immaginata dal ministro per la Famiglia, Elena Bonetti, per favorire il lavoro femminile (previsti 11 miliardi) a quella chiesta da Costa per favorire le imprese eco-sostenibili. Più in generale un piano per la ripresa del mercato del lavoro è tra le priorità del ministro Nunzia Catalfo, che chiede anche risorse per la detassazione dei rinnovi contrattuali da legare all’introduzione del salario minimo.
Non mancheranno le grandi opere che, nelle intenzioni del ministro Paola De Micheli, saranno affiancate anche da interventi su tutta la filiera dei trasporti, compreso un progetto per il “tpl 4.0 verde sicuro e connesso”. Mentre il ministro Dario Franceschini chiede fondi per ristrutturare gli alberghi – e una serie di interventi per il rilancio del turismo – e quello dello Sport mira a ottenere almeno un miliardo e mezzo per riqualificare gli stadi e l’impiantistica sportiva. (fonte Confcommercio)