Con l’avvicinarci al mese di dicembre fanno capolino da sempre più finestre delle case luci natalizie, alberi decorati e addobbi vari. In molti stanno aprendo prima del solito gli scatoloni riposti in soffitta per recuperare addobbi e luci di Natale.
Niente come l’atmosfera del Natale può donare calore in un momento difficile come questo. Le iniziative di singoli cittadini e di gruppi di persone per addobbare i quartieri aumentano di giorno in giorno. Anche numerose amministrazioni comunali in tutta Italia, nonostante il triste periodo e le tante iniziative natalizie saltate a causa della pandemia, hanno deciso comunque di regalare ai propri concittadini l’atmosfera natalizia e stanno istallando il tradizionale albero di Natale nelle piazze.
Qualcuno potrebbe ribattere che è troppo presto, ma dopo l’annus horribilis che abbiamo passato c’è gran voglia di afferrare un po’ di serenità.
“Abbiamo estremamente bisogno del Natale quest’anno – ha spiegato ad HuffPost il sociologo Nicola Ferrigni – Abbiamo necessità di quel limite temporale per scandire il tempo indefinito che stiamo vivendo. Vogliamo circondarci di cose belle e tornare con la mente a dei ricordi positivi. Ricordi di un tempo diverso, quasi di un’altra epoca”.
Con la pandemia è cambiato il nostro modo di concepire il tempo. Si è distorto, dilatato. Siamo chiusi in casa a cercare di impegnarlo, mentre prima schizzavamo da una parte all’altra freneticamente e anche il Natale era uno stress tra regali dell’ultima ora e visite a parenti. Adesso invece siamo noi a gestire il nostro tempo. Le decorazioni natalizie sono un modo per distrarci dal triste momento che stiamo vivendo e per entrare in quella dimensione festiva che tanto ci manca.
Proprio per questo si fa fatica a comprendere le polemiche di chi vorrebbe un Natale al buio o, al massimo, estremamente sobrio, per non dire sciatto, di luminarie e decorazioni nella propria città. Non è certo togliendo questo spiraglio di normalità e di tradizione dalla festa più sentita da grandi e piccini che il Covid svanirà dalle nostre vite, o proverà meno dolore chi ha perso una persona cara e chi non potrà vedere i propri familiari a causa del distanziamento sociale.
Non regge, a rigor di logica, la proposta di devolvere il denaro necessario per le installazioni dell’albero e delle luminarie a chi è stato duramente provato dalla crisi economica. Gli aiuti a queste persone devono esserci a prescindere ed è dovere dello Stato in primis, e delle singole amministrazioni locali poi, così come dei privati, assistere in maniera concreta chi ha bisogno di un sostegno. Un’idea per dare sollievo al commercio potrebbe essere quella di sostenere con fondi pubblici i costi per le luminarie dei commercianti in modo da favorire gli acquisti presso i negozi che oggi sono in difficoltà.
Abbiamo il diritto di fare tutto il possibile per tirarci su e tante amministrazioni comunali pare abbiano recepito questa esigenza, tant’è che hanno potenziato luminarie e addobbi urbani per ricreare un clima il più possibile di festa e sostenere il commercio locale.
Non si comprende, dunque, l’ipotesi di spostare la collocazione dell’albero di Natale a Cava dalla centralissima piazza Duomo a piazza Abbro, quasi a volerlo nascondere. Se piazza Duomo è il salotto buono della città, come siamo soliti ripetere spesso tutti, e Cava de’ Tirreni è la casa dei cavesi, spostare l’albero di Natale in piazza Abbro sarebbe come spostarlo dal salotto di casa e disporlo nel tinello per farlo vedere di meno, per avere la l’illusione che non sia troppo luminoso e festoso e visto da pochi. Insomma, uno squisito esercizio di ipocrisia.
“Il 2020 è stato un anno di lutti e di perdite: perdita della libertà, perdita di entrate economiche e del lavoro, perdita di persone care – ha spiegato una psicologa di New York, Melissa Robinson-Brown, ad HuffPost.com – Non c’è da stupirsi che la gente sia in cerca di conforto. Guardando gli addobbi, iniziamo a fantasticare sul bello e buono che verrà”.
Insomma, viviamo il tempo della responsabilità e delle limitazioni anti-Covid. Questo Natale è diverso e più importante dei precedenti e certamente resterà nella storia della città. Cerchiamo di viverne le piccole cose che risollevano lo spirito, ma senza perbenismo di facciata, conformismo o spirito pavido ed evitando sterili polemiche che non fanno bene a nessuno.
29.11.2020 – Da Nino Maiorino – Bell’articolo, solleva il morale. Grazie a Carolina