scritto da Christian De Iuliis - 19 Aprile 2021 16:04

L’ARCHRITICO La nave

Quando, nel 1995, sostenni un esame sull’architetto Nicola Pagliara, fui invitato a scegliere tra le sue opere.

A quel tempo il “Grand Hotel” l’edificio che ricorda una nave, sorto sul lungomare di Salerno nell’area che fu di un cementificio, non era ancora stato realizzato.

Il “Grand Hotel”, terminato nel 2000, è una delle ultime opere di Nicola Pagliara, architetto, classe ’33, triestino di nascita ma adottato dalla città di Napoli dove, dalla sua cattedra di progettazione, ha formato generazioni di architetti.L’impronta impressa nei suoi studenti gli conferisce quella patente di «maestro», attribuibile a pochi, che gli consente di restare “vivo” anche dopo la scomparsa avvenuta nel 2017.

Di Salerno il “Grand Hotel, per dimensione e immagine, è divenuto rapidamente uno dei simboli.

A Pagliara fu conferito l’arduo incarico di realizzare dinanzi al mare un edificio di 4000 mq. e 90000 mc di volume, disposto su sette livelli più un terrazzo sul quale elevò una piastra circolare per gli elicotteri.

L’architetto gli diede le sembianze di una nave, con una sorta di prua puntata verso ponente e i balconi come sbalzi di cabine, sopra una immaginaria linea di galleggiamento segnata in rosso.

Non era un’operazione banale costruirlo dal nulla contando che il luogo lo assimilasse come suo. Farlo in una città diffidente al cambiamento (e a ragione viste le “incompiute” degli anni seguenti) non era scontato.

Chi conosce Pagliara riconosce nel “Grand Hotel” gli elementi della sua scuola. Il basamento, la decorazione Wagneriana, l’orizzontalità dei piani e l’uso pregiato di ogni materiale a disposizione.

Ma soprattutto una chiara affezione per la metafora che conferisce ad ogni sua architettura un divertito, quanto caratteristico, tocco di surreale.

E pazienza se manca quel rapporto con il suolo (Whrigt avrebbe detto “organicità”) che distingue alcune sue ville costiere costruite tra gli anni sessanta e settanta.

Come ad esempio la casa a Cetara o la Villa “F” sull’arenile di S. Maria di Castellabate (che scelsi per il mio esame).

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Nasce, vive, vegeta in costa d’Amalfi. Manifesta l’intenzione di voler fare l’architetto, nel 1984, in un tema di quarta elementare, raggiunge l’obiettivo nel 2001. Nel 2008 si auto-elegge Assessore al Nulla. Nel 2009 fonda il movimento artistico-culturale de “Lo Spiaggismo”. Avanguardia del XXI^ secolo che vanta già diversi tentativi di imitazione. All’attivo ha quattro mezze maratone corse e due libri pubblicati: “L’Architemario – volevo fare l’astronauta” (Overview editore – 2014) e “Vamos a la playa – Fenomenologia del Righeira moderno” (Homo Scrivens – 2016). Ha ricevuto premi in diversi concorsi letterari. Si definisce architetto-scrittore o scrittore-architetto. Dipende da dove si trova e da chi glielo chiede.

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