Una giusta scuola per scoprire il mondo
Siamo tutti consapevoli che la scuola ha bisogno di un sostanziale miglioramento, è arrivato per tutti quanti il momento di cercare rimedi concreti e di fare del sistema scolastico un luogo di resistenza etica
Oggi sono passato di buon’ora per il Liceo ‘Genoino’, memore di quando accompagnavo mio figlio per vederlo confondersi tra la frotta degli studenti che entravano in aula, mentre altri scioperavano nella piazza adiacente il Palazzo di Città.
Due aspetti contrapposti che mi hanno portato alla mente il celeberrimo discorso di Piero Calamandrei negli anni ‘Cinquanta, al Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale: ‘Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere”. Un discorso di uno dei più acuti padri costituenti, ancora attualissimo e che ci fa rivivere con un pizzico di romanticismo questi giorni di inizio del nuovo anno scolastico. Romanticismo o, se preferite, nostalgia per una scuola che non c’è più e che spesso sale agli altari della cronaca per episodi spiacevoli.
Assistiamo inermi, anche oggigiorno, ad una grave emergenza culturale. L’incapacità di reazione della società italiana e il senso di sfiducia hanno pure, non dimentichiamolo, un’origine culturale e non solo economica. I giovani sono il nostro futuro e meritano molto di più di una scuola che per molti versi rimane ancora aliena e alienante, tutta curvata sulle esigenze del mercato e del consumo, appiattita nel presente con un drastico ridimensionamento del livello delle conoscenze che la scuola statale oggi non intende più assicurare agli studenti per marcare le differenze sociali tra chi sa e chi non sa e dovrà conoscere solo le istruzioni per eseguire, insomma l’educazione/istruzione che diventa per i più addestramento pre-lavorativo di uomini ad una sola dimensione.
Una scuola che tende alla competizione tra gli alunni invece che alla collaborazione tra di loro, la ricezione passiva delle informazioni e non l’atteggiamento critico di cui i ragazzi avrebbero tanto bisogno per provare a fare un mondo nuovo e diverso. Bisognerebbe mostrare a questi ragazzi chi siamo stati, ma anche chi potremmo diventare ed educarli al linguaggio dell’inclusione.
L’obiettivo della scuola è, o almeno dovrebbe essere, quello di istruire, formare ed educare a vivere e creare una coscienza critica nei ragazzi per prepararli al mondo che li circonda, che abbia come scopo quello di trasformare gli specchi in finestre.
Sulla stessa linea Papa Francesco, in un suo discorso di qualche anno fa, proclamava che “educare è un atto d’amore, è dare vita. E l’amore è esigente, chiede di impegnare le migliori risorse, di risvegliare la passione e mettersi in cammino con pazienza insieme ai giovani”. L’insegnamento, dunque, non è solo un algido passaggio di informazioni, ma un rapporto tra due esseri umani. La scuola ha bisogno di risorse, non solo umane, che la rendano migliore.
Governi che continuano a fare tagli costanti al sistema educativo è “uno dei più iniqui delitti dell’umanità” scriveva la Montessori che continuava “quando una società scialacquatrice ha necessità di denaro, lo sottrae anche alle scuole: il più assurdo dei suoi errori”. Ne è un esempio quelle 500 scuole che hanno sostenuto, rendicontato e inoltrato la richiesta di pagamento delle spese sostenute all’Unità di Missione del Pnrr senza ottenere alcun esito. A tal proposito è ancora attuale ciò che scrive Ignazio Visco, nel suo “Anni Difficili”: “L’investimento in conoscenza, la diffusione della cultura crea cittadini più consapevoli e lavoratori capaci di affrontare compiti e funzioni in rapido mutamento. […] Senza adeguati investimenti in formazione, pubblici e privati, gli effetti negativi sull’occupazione saranno forti. […]. “Bisogna comprendere – conclude Visco – l’importanza di una formazione che abbracci, oltre agli anni dell’istruzione, l’intera vita lavorativa. Questo costituisce una sfida cruciale per il nostro Paese”.
Siamo tutti consapevoli che la scuola ha bisogno di un sostanziale miglioramento, è arrivato per tutti quanti il momento di cercare rimedi concreti e di fare del sistema scolastico un luogo di resistenza etica.