Traversetolo, ancora una volta la banalità e la tragicità del male
C’è un dato: il male è frutto di una solitudine voluta, subita, cercata, che invoca lo spazzare via tutto ciò che impedirebbe una vita normale e libera, una vita verosimilmente sacrificata a non so quali standard
Da che è mondo e mondo c’è sempre stato qualcuno che ha tolto la vita a un suo simile: è la storia di Caino e Abele che si ripete drammaticamente per le più ingiustificate e irricevibili ragioni.
Quando è una madre a togliere la vita ai suoi stessi figli si riempiono ancor di più pagine e pagine di giornali… insomma, la morte fa più notizia del consueto. Come se non ci fossero altri meccanismi di morte che quotidianamente spezzano sogni e futuro, vite e sorrisi… mah!
Hanno arrestato la madre di Traversetolo: Chiara per due volte ha alzato la mano contro i suoi figli spegnendone il respiro! Nuovamente la superficialità, la banalità e la tragicità del male prende il sopravvento sul dono della vita, su quel tempo unico che è affidato alla nostra responsabilità, al nostro genio e al nostro impegno che è appunto la vita.
C’è un dato: il male è frutto di una solitudine voluta, subita, cercata, che invoca lo spazzare via tutto ciò che impedirebbe una vita normale e libera, una vita verosimilmente sacrificata a non so quali standard. Mentre scrivo mi accorgo che a volte non rispondo in tempo utile a messaggi che mi chiedono anche cose all’apparenza frivole: mi affretto a rispondere pensando che anche dietro la richiesta di un caffè o di uno squillo c’è probabilmente la necessità di fare un pezzo di strada insieme per condividere un fardello o una paura.
A domani!