scritto da Eugenio Ciancimino - 13 Giugno 2025 12:00

Terzo mandato, le spine di Elly ed il dilemma di Giorgia

Per Giorgia Meloni, in quanto Presidente del Consiglio dei Ministri, la strada da percorrere potrebbe essere  una proposta di legge di attuazione dell’art. 122 della Costituzione, in cui “si stabilisce anche la durata degli organi elettivi” delle Regioni

foto tratta dal profilo Fb

La disponibilità manifestata da FdI verso l’apertura del terzo mandato per i presidenti di Regioni sta agitando le acque sulle opposte sponde degli schieramenti politici, nelle cui possibili coalizioni di partiti andranno in scadenza di candidatura figure forti, sia nel  PD che nella Lega. Dopo la pronuncia della Consulta l’argomento è passato dal linguaggio giuridico alle valutazioni politiche presenti nei pensieri e nei panieri di Giorgia Meloni e di Elly Schlein.

Entrambe dovranno affrontare, nell’immediato, problemi di condivisioni con i rispettivi alleati: attuali per la prima e potenziali per la seconda che ha in più le spine nel fianco nel suo stesso partito, il PD,  di Michele Emiliano in Puglia e di Vincenzo De Luca in Campania. Per Giorgia Meloni, in quanto Presidente del Consiglio dei Ministri, la strada da percorrere potrebbe essere  una proposta di legge di attuazione dell’art. 122 della Costituzione, in cui “si stabilisce anche la durata degli organi elettivi” delle Regioni, piuttosto che dare corso e legittimare “arlecchinate” o “pulcinellate”, si dica come si vuole, come la soluzione varata “ad personam” dal Consiglio Regionale della Campania, impugnata e poi sanzionata dalla suprema Corte delle leggi.

Ma, il fattore tempo potrebbe costringerla ad optare per un decreto legge, gradito da De Luca, per il quale Giorgia in questo caso non sarebbe più una “str***a” ma dotata di “intelligenza politica”. Si tratta di uno strumento legislativo di urgenza non ortodosso per le attese quirinalizie, classificabili “ad personam” per chi è in scadenza di mandato nell’immediato autunno, tra cui anche il leghista Luca Zaia, “Doge del Veneto”. Perciò, come leader del centrodestra, ella andrebbe incontro ad un contenzioso confronto con FI e Noi Moderati, contrari al terzo mandato per evitare “incrostazioni politiche”, secondo Antonio Tajani, ed a un rapporto dialettico con la Lega per ridiscutere rapporti di forza nelle Regioni Nord in cui i Fratelli d’Italia sono esclusi dalla gestione dei rispettivi Governi locali.

Per Elly Schlein, dopo la batosta referendaria, non eludibile con la surreale “matematica” delle opinioni, si  profila un doppio confronto nella designazione delle candidature da condividere con il M5S, più eventuali aggregazioni renziane, e da selezionare nelle fila del PD travagliate da un processo di identità incompiuto. Stante al linguaggio in politichese consueto di Elly, non è agevole individuarne una chiave di lettura, oltre le esperienze regionali. Premono riequilibri, interni ed esterni da riassettare nella geografia sociale e politica del cosiddetto universo progressista, in prospettiva di una sfida anche personale con Giorgia.

Per quest’ultima la chiave sono le riforme incardinate e non compiute ed arrivare al traguardo di legislatura politica senza eccessivi logoramenti di convivenza nel variegato aggregato di patrioti, popolari, conservatori e moderati. Per Elly, secondo un suo trascorso modo di esprimersi,”senza la chiave non apriamo quel che si apre con la chiave” ed “a quale scopo scoprire qualcosa che rimarrebbe comunque chiuso”? Linguaggio “armocromatico”? E chi lo capisce è bravo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.