scritto da Eugenio Ciancimino - 10 Giugno 2025 13:46

Referendum, sconfitta con regia di Landini e velleità della Sinistra unita

L'esito della mobilitazione al voto attestatosi su un'affluenza pari al 30,58% del corpo elettorale non può non dirsi mortificante rispetto alle piazzate pavesate e comizianti

foto Angelo Tortorella

Sconfitti i referendari politicanti, permane la ventennale tendenza degli italiani a disertare le urne, sia nelle consultazioni politiche ed ancor di più nell’esercizio di uno strumento di democrazia diretta.

Nel primo caso è l’asticella dei consensi conseguiti dagli schieramenti contrapposti a legittimare l’ascesa al Governo del Paese, nel secondo, trattandosi di quesiti abrogativi di leggi già approvate dal Parlamento, vale la regola del quorum.

Di ciò erano a conoscenza i promotori, Maurizio Landini (CGIL) per i quesiti sul lavoro e Riccardo Magi (+Europa) per quello sulla cittadinanza, ritenendo che su ciascuno di essi ci fosse una distonia tra paese reale e la maggioranza parlamentare di centrodestra.

Su questo presupposto l’insieme dei partiti dell’opposizione sotto forma di campo largo o stretto, che dir si voglia, ha giocato le proprie carte per infliggere una spallata o uno sfratto di Giorgia Meloni da Palazzo Chigi.

L’esito della mobilitazione al voto attestatosi su un’affluenza pari al 30,58% del corpo elettorale non può non dirsi mortificante rispetto alle piazzate pavesate e comizianti. II traguardo esplicitato da Francesco Boccia, capogruppo del PD al Senato, era quello di convogliare alle urne una moltitudine di elettori superiore al 43,8% ottenuto dal centrodestra nelle consultazioni politiche del 2022 che hanno portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Un risultato auspicato da Boccia non tanto per conseguire tutela di diritti, e condiviso dai partner referendari, quanto per prefigurare una ipotesi di “sfratto alla stessa Presidente del Consiglio”.

A prescindere dalle ragioni espresse con “SI” o “No” sulle schede, le valenze politiche della consultazione evidenziano contraddizioni interne al PD, incapacità dell’arco delle opposizioni di offrire alternative coerenti e propositive.

Il che non assolve le incoerenze che travagliano la convivenza delle forze politiche che si riconoscono nel centrodestra, né vale per avvantaggiarsi dell’astensionismo.

Il segnale non può non dirsi forte e chiaro per recuperare la fiducia nel voto che non può essere assunto, di volta in volta, in favore di “brutti, cattivi ed inadeguati” o di “belli, buoni ed adeguati”, a seconda degli schieramenti di appartenenza. Perché, la legittimazione del voto è il vero fondamento della democrazia. Avvilirne il significato è offensivo per il corpo elettorale nel consueto linguaggio di oligarchi, intellettualmente politicanti, piuttosto che di politici consapevoli.

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