L’Ucraina e i mea culpa delle democrazie
L'Ucraina e i mea culpa delle democrazie
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin non trova alcuna giustificazione. E’ intollerabile e inconcepibile sotto tutti i punti di vista. Anzi, dopo la catastrofe e i massacri della seconda guerra mondiale, questa guerra assurda provocata dai russi è contro la storia dell’Europa di questi ultimi settant’anni.
Ciò detto, sono non pochi, però, i mea culpa che devono recitare le democrazie occidentali.
A cominciare dagli Stati Uniti d’America che, soprattutto con l’attuale presidenza Biden, tratta la Russia con scarsa considerazione. Un approccio più rispettoso e conciliante da parte americana di sicuro avrebbero favorito la distensione. Fare delle inutili questioni di principio, infatti, non serve ad altro che a inasprire le situazioni e non certo il dialogo.
E’ il caso dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato, che i russi vedono come il fumo negli occhi. Un ingresso che non era in agenda e di sicuro per nulla scontato ed imminente, ma che si è preteso sbandierarlo alla stregua di un mantello rosso in faccia al toro russo. Una provocazione inutile e senza senso.
Il mea culpa dell’Europa non può essere da meno. Non esiste una politica comune né in materia di difesa né in politica estera. Il risultato è che i paesi dell’Unione procedono sempre in ordine sparso e perdono tempo prezioso per arrivare ad una decisione comune. Alla fine, andiamo a rimorchio degli Usa, sebbene gli interessi dell’Unione Europea, anche solo per una ragione geografica, non coincidono affatto con quelli americani. In ultimo, e il nostro paese è messo peggio degli altri, dipendono troppo dalle fonti energetiche russe. Senza il gas russo noi italiani rischiamo addirittura di restare al buio e al freddo, mentre, nel frattempo, le bollette sono già salite alle stelle.
Alla fine, in questa vicenda così tragica per il popolo ucraino, gli Usa e l’Unione Europea stanno dimostrando di essere delle tigri di carta. Persino nelle sanzioni che sono state minacciate e solo in parte adottate. Ammesso, poi, che queste producano un effetto concreto, anche se solo nel lungo termine. E sempre che non si rivelino un tremendo boomerang per l’economia dell’Unione Europea.
La speranza è che questa guerra duri il meno possibile e provochi danni contenuti innanzi tutto al popolo ucraino.
L’auspicio, però, è che nei paesi democratici, dall’Usa agli stati europei in particolare, prevalga il buon senso e la realpolitik degli anni della guerra fredda del secolo scorso. In conclusione, che prevalga il pragmatismo soprattutto in politica estera e si facciano meno questioni di principio. In altri termini, come succede a qualsiasi comune mortale dotato di senso pratico e della misura, prima di avventurarsi in qualsiasi questione, è bene valutare la propria forza e quella altrui, così come la capacità di reazione propria e degli eventuali avversari. E nel frattempo, se si è capaci, di attrezzarsi per essere meno deboli e vulnerabili.