scritto da Pasquale Petrillo - 30 Maggio 2016 13:53

Cronache di un marziano a Cava

Qualche giorno fa, liberando il tavolo da lavoro ingombro di libri e riviste, mi è capitato tra le mani un romanzo di Ray Bradbury, “Cronache Marziane”. E’ il resoconto ricco di inventiva, come si legge nella quarta di copertina, della colonizzazione di Marte da parte dei terrestri. Sfogliando il libro, gli occhi si sono soffermati su un passo che avevo evidenziato: “Chiunque avesse un po’ di sale in zucca voleva andarsene dalla Terra. Sarebbe scoppiata un guerra atomica, entro un paio d’anni, e lui non voleva esserci, quando sarebbe scoppiata”. Bradbury, che tanto per intenderci è l’autore anche del più noto “Fahrenheit 451”, scrisse “Cronache Marziane” negli anni Cinquanta del secolo scorso. Ne è passato di tempo, d’allora. E forse oggi, al contrario, potremmo immaginare l’invasione del nostro pianeta da parte di marziani, o più genericamente di extra terrestri.

Da buon cavese, che non può non vedere la valle metelliana quale ombelico del mondo, ho cominciato quasi senza volerlo a fantasticare su questa ipotetica invasione di marziani. Ho immaginato che, per precauzione, fosse stato inviato da Marte in gran segreto nella città dei portici un solo pioniere per cercare di capire che aria tirasse sul pianeta Terra.

Sceso in Terra, in terra cavese, proprio in questi giorni, il marziano era stato abbagliato da suoni, luci, colori, spari a salve, profumo di vivande appetitose e da tanta bella gente. Insomma, si era visto circondato da un clima di festa e solare. Altro che Marte!

E ho immaginato i suoi rapporti quotidiani inviati ai suoi superiori su Marte. Qui sulla Terra, scriveva il marziano, l’aria è buona, il clima è mite, ma soprattutto si vive bene, senza problemi e patemi d’animo. A corredo di queste affermazioni, che potevano sembrare troppo entusiastiche e soggettive, il marziano si premurava di inviare su Marte ritagli di giornali e foto. Ne veniva fuori la conferma delle sue favorevoli impressioni.

La preoccupazione maggiore dei terrestri, spiegava il marziano ai suoi, è se fare una festa in più o una in meno, si accapigliano per il fatto che il loro comandante supremo, che chiamano sindaco e altri affettuosamente Enzo, ha negato il permesso di festeggiare una divinità locale. Da qui le discussioni vivaci e per certi versi divertenti che si sono trasferite anche nel Consiglio comunale, che altro non è, specificava con puntualità certosina, una sorta di Consiglio dei Saggi. In ogni caso, precisava il marziano, niente di particolarmente grave, tutt’altro, solo sfogo di parole e di carta che qui, puntualizzava, la chiamano bollata.

Il nostro marziano, però, relazionava anche su altro: sui bambini che coloravano il centro abitato chiamato Borgo Grande, ma quello piccolo, chiariva con un po’ di preoccupazione, ancora non l’aveva visto né sapeva dove fosse, e poi sulle polemiche per un’altra festa, che, precisava, chiamano disfida, dove a quanto pare fanno solo finta di spararsi addosso tra bandiere sventolanti e rullo di tamburi, e su qualche altro malumore per altri spari finti, che qui chiamano d’artificio, si affannava a spiegare, spostati alla domenica sera tanto il giorno dopo, al contrario di come succede da noi su Marte, non esiste il problema di andare a lavorare.

Qui sulla Terra, insisteva il nostro, è tutto un gioco. Una piazza centrale, raccontava divertito, volevano persino disegnarla a mo’ di scacchiera per poter disputare le partite a scacchi, antico trastullo terrestre, ma ci si spassa persino sull’ospedale, dove un giorno dicono che si chiude un reparto e il giorno dopo dicono che non è così. Sono proprio dei simpatici burloni questi terrestri, sempre gioiosi e ridanciani anche quando si accapigliano, argomentava convinto il marziano.

Insomma, concludeva il nostro ospite, qui sulla Terra ci si accalora per cose tutto sommato futili, di poco conto, in ogni caso, per situazioni gradevoli come feste e giochi. Altro che da noi, su Marte, chiosava con un po’ di amarezza, alle prese con bollette da pagare, figli da far studiare e da sistemare, e con la preoccupazione di arrivare alla fine del mese. Qui sulla Terra, arguiva nei suoi rapporti sempre più ricchi di particolari, i problemi esistono solo nei convegni e negli incontri pubblici, le questioni si discutono e si approfondiscono, mica come da noi su Marte dove li viviamo quotidianamente. Qui sulla Terra, puntualizzava, vi è addirittura un capitano ai Grandi Eventi, chiamato assessore, con il compito precipuo di organizzare feste, giochi, luci, gare e cose varie per sollazzare il popolo.

Ho immaginato, però, che il nostro marziano relazionasse anche sulla bella gente che popolava il Borgo Grande, omettendo volutamente di parlare delle belle donne, giovani e meno giovani, ben vestite e profumate che lo frequentavano, per evitare di essere accusato di venire così distratto dai suoi doveri e di conseguenza traviato nelle sue valutazioni. Così come aveva relazionato dei bagordi notturni di giovani e meno giovani in quella che, spiegava sempre con molta puntualità, qui chiamano movida. E poi che dire del cibo, abbondante, gustoso, vario, profumato, invitante, così come le bevande di ogni genere e tipo. Insomma, il nostro marziano non aveva parlato della Terra come del Paese della Cuccagna, d’altra parte, l’espressione non apparteneva né al suo vissuto né al suo vocabolario, ma questo aveva lasciato immaginare ai suoi superiori sul Pianeta rosso.

E poi, a dimostrazione di quanto fosse stata accurata la sua indagine, il marziano aveva riferito anche di un edificio pubblico dedicato a Marte, dove si presentavano libri, si giravano e proiettavano film, si faceva musica e ci si dilettava un po’ su tutto. Insomma, aveva concluso, ciò è indiscutibilmente un segno del destino: questa Terra è fatta per noi marziani.

E qui ho smesso di lavorare di fantasia.

A conti fatti non siamo di certo il Paese di Bengodi, ma se la realtà che viviamo è soprattutto quella che emerge dal dibattito politico, dai social media e dalle pagine dei giornali, beh, non è che poi siamo molto lontani. Se questi sono i problemi veri, vogliamo davvero stare dietro alle polemiche e agli inciuci sul sindaco Servalli e il suo staff? Se così è, il principe Totò ci manderebbe a quel paese con un sonoro pernacchio e un inequivocabile “ma mi faccia il piacere!”.

Forse, come cavesi, è quello che ci meritiamo. Accompagnandoli, però, per consolazione e per il piacere delle papille gustative, con una prelibata fetta di milza.

 

P.S.: Speriamo che prima dei marziani, di Cava non ne abbiano notizia quei poveri disgraziati di africani in fuga dalla guerra e dalla miseria, diversamente sbarcheranno, potendo, tutti a Marina di Vietri pur di venire nella valle metelliana.  (foto Gabriele Durante)

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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