scritto da Nino Maiorino - 11 Luglio 2022 08:05

Ci fanno vergognare di essere italiani

Un quotidiano nazionale web ha appena pubblicato un elenco di incredibili strafalcioni emersi dagli esami di maturità del 2022.

Cose che fanno accapponare la pelle e, talvolta, hanno dell’incredibile: Mussolini? Era un comunista; D’Annunzio? Era un estetista; Mattarella? Non so chi sia; Segre? Deportata perché di colore.

Sono risposte che in data 9 luglio scorso gli esaminandi hanno dato agli intervistatori prima di entrare nelle aule per affrontare gli esami di maturità.

Viene in mente il famoso volumetto “Io speriamo che me la cavo”, scritto da Marcello D’Orta nel 1990, (dal quale nel 1992 Rina Wertmuller avrebbe ricavato l’omonimo film con Lino Banfi), oltre trent’anni fa: ma allora poteva esserci qualche giustificazione, sia di natura storica che sociale, oltre che grammaticale.

Ma da allora sono trascorsi trent’anni, certamente non traumatici come i precedenti, e si stenta a comprendere come, trent’anni dopo, nonostante il martellamento delle TV, dei social e dei numerosi media, vi siano ancora giovani così ignoranti, così poco informati, così distanti dalla realtà storica e sociale contemporanea.

Erano giustificate le carenze dei ragazzi di Arzano protagonisti del libro “Io speriamo che me la cavo”, inquadrate in quel periodo storico e sociale, sono totalmente ingiustificabili le incredibili deficienze di quelli che oggi sono andati a sostenere gli esami della maturità.

Maturità? La definiremmo ignoranza assoluta e ingiustificata, imputabile probabilmente alla scuola, ma principalmente alle famiglie.

Quindi, o i bambini di Arzano, autori della raccolta citata nel libro, hanno patito una lunga serie di bocciature, o ci troviamo di fronte a una nuova generazione di “padroni” della lingua e della cultura italiana.

I siti specializzati in vicende scolastiche stanno sciorinando in queste ore le mirabili gesta dei maturi (o quasi) dinanzi alle commissioni d’esame.

Giusta ci sembra una premessa: ogni interrogazione richiede una buona dose di autocontrollo.

Capita che un ragazzo, vittima della paura o della emozione, non riesca nemmeno a profferir parola, un blocco comprensibile.

Ma sarebbe meglio fare scena muta che rispondere che un tal Sergio Mattarella è uno sconosciuto, come ha sostenuto una esaminata.

Dietro questa affermazione non si nasconde solo scarsa conoscenza delle istituzioni, ma mancanza di rispetto verso chi ha fatto, col proprio dolore, la storia del Paese.

Una profonda ignoranza che farebbe inorridire persino quel “comunista” di Benito Mussolini. Perché anche questo è risonato nelle aule d’esame.

Per restare in tema, il Duce del fascismo – secondo un altro candidato – non subì la fine della fucilazione in quel di Giulino di Mezzegra dinanzi al cancello di villa Belmonte, ma, al pari dei rivoluzionari francesi, venne decapitato.

Non ci è dato modo di sapere se la confusione sia poi proseguita nello scambio tra la parigina “Place de la Concorde”, sede delle esecuzioni rivoluzionarie, e il milanese Piazzale Loreto.

Ma crediamo sia preferibile non indagare oltre.

Pare comunque impagabile questa visione fluida della Storia. Ogni avvenimento può essere adattato alla fantasia del maturando.

Dopo questo fatidico giorno, siamo proprio sicuri che il maturo sarà in grado di affrontare da solo la vita e diventare padrone del mondo?

Forse proprio questo dovrebbe preoccuparci e farci correre ai ripari.

Evitiamo di puntare il dito su strafalcioni minori come ‘il cespuglio’, siepe nell’infinito leopardiano, la Pasqua (e non l’Epifania) dei protagonisti pirandelliani e il “nobile dell’epoca” verghiana, Mastro don Gesualdo.

Per fortuna esistono persone come Liliana Segre: la sua commovente missione di lasciare ai giovani la memoria della follia che ha infangato un secolo le rende gloria: e apre un varco nell’ignoranza.

Peccato che un altro esaminato abbia detto che la persecuzione razziale di cui fu vittima la senatrice a vita era dovuta al colore nero della pelle.

Biasimare il livello di conoscenza dei nostri ragazzi equivale a denunciare il fallimento della missione della famiglia e della scuola, se ancora fosse da provare.

Ogni errore di un giovane è figlio di un nostro mancato insegnamento.

Ma, visto il livello delle ‘incertezze’ raccolte, sarebbe forse tempo di un buon ripasso collettivo mettendo da parte cellulari, social e messaggini sul web.

Se poi, alla fine, i pargoli si sentiranno giustamente spossati dalla mancanza di contatti virtuali, bene rivolgersi “all’estetista Gabriele d’Annunzio”, come è stato detto.

Ma niente paura, un buon massaggio fatto da un esperto come il Vate rimette in sesto tutto, anche la giovane spina dorsale della nazione!

Se pensiamo che qualche nostro nipotino, di appena dieci anni, abbia deciso di fare lo storico (al momento, a dieci anni, si “limita” a leggere i volumetti pubblicati sulle famiglie del passato, i Medici, i Borgia, i Romanov, ecc.), ci viene la pelle d’oca: ma a chi andrà a insegnare quella storia della quale è tanto appassionato?

E non è nemmeno un “secchione”!

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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