scritto da Gildo De Stefano - 20 Aprile 2020 12:40

Chiacchiere e querelle in tempi di coronavirus

In una situazione politico-gestionale, diciamo così, in cui paradossalmente ciò che spicca vigorosamente è il caos, la confusione, come ha saggiamente rilevato -o meglio- analizzato il direttore Petrillo nel suo ultimo editoriale su questa testata ‘on line’, mi viene di parafrasare una famosa battuta del grande Totò, ossia che “poi si dice che tutto va a rotoli”.

In verità in una società in cui le affermazioni, anche quelle solenni (o che dovrebbero essere tali) sono mistificazioni che celano interessi ed egoismi, non può fare sensazione il dover constatare come in questa “fiera delle esternazioni da ogni dove” anche il degrado scientifico -oltre quello civile e morale- abbia talmente invaso le coscienze da essere accettato come una “regola condivisa” del nostro tempo.

Tralasciando ora le arcinote vicende politico-istituzionali di queste ultime settimane (che pure rappresentano un termometro eloquente dello stato in cui versa la coscienza civile di chi dovrebbe avere nelle mani, oltre che nel cuore, il destino della nazione), può risultare utile una riflessione su alcune contraddizioni (o forse meglio sarebbe dire contraffazioni) che vengono praticate o messe in atto con spudoratezza senza suscitare allarme o apprensione.

Stiamo assistendo già da qualche mese a questa “fiera delle esternazioni da ogni dove”, che vede non più come protagonisti Governo e regioni locali ma addirittura eminenti personaggi della scienza medica italiana. Virologi di spessore che si scagliano l’uno contro l’altro, Burioni che sconfessa Tarro, prendendosela anche con Maria Rita Gismondo, virologa in prima linea essendo la responsabile del laboratorio dell’ospedale Sacco di Milano.

Una querelle a cui non si sono sottratti Fabrizio Pregliasco e Giorgio Palù, Massimo Galli e, non ultimo, Walter Ricciardi, il superconsulente dell’OMS chiamato dal ministero della Salute a guidare la task force sull’emergenza coronavirus: e tutto questo mentre le istituzioni invitano alla responsabilità per contenere l’epidemia con i minori disagi possibili per la popolazione.

Sono volate parole grosse, come se il mondo della scienza non dovesse imporre, in situazioni come una pandemia, le proprie regole a chi deve gestire la salute pubblica del Paese.

Il tutto poi mentre si consuma l’eterna lotta tra Governo e opposizioni, come se ambedue possedessero la panacea risolutiva.

L’ipocrisia ha raggiunto davvero un tasso altissimo perché andava almeno ammesso con umiltà nel caso specifico che la boutade comunicativa della prima ora ha fatto danni, perché ha contribuito ad allentare l’attenzione verso un pericolo di portata enorme, ma soprattutto una mistificazione della realtà.
Ma, si sa, l’economia prima di tutto, e non importa se va di mezzo la salute dei cittadini.

Altra causa pregiudicante è il blaterato ma mai realizzato sostentamento adeguato al Servizio Sanitario Nazionale per avere un’idea dello stato attuale di ciò che ostinatamente continuiamo a definire una eccellenza, e proprio in questa tragedia abbiamo constatato il progressivo rallentamento della crescita della spesa sanitaria, sino al sostanziale azzeramento del tasso medio annuo.

La società globale vive, oltre che del mito del tempo reale, soprattutto all’insegna del “come se fosse”: originali e copie si scambiano addirittura i ruoli affermando persino cose di volta in volta diverse tanto nessuno se ne accorge o se ne accorge sempre di meno (forse per questo impazzano dappertutto imitazioni e caricature); alla fine però si finisce per credere a ciò che è più “gettonato”, ovvero strombazzato, alla faccia diremmo del pensiero critico e del libero arbitrio.

Sotto la spinta di un furibondo martellamento mediatico, cala per forza di cose il livello d’attenzione. E si intende ovviamente di meno: ad esempio occorrerebbe pur capire in questo “disordine organizzato” -per richiamare ancora una volta l’editoriale del direttore Petrillo- quando e se si ritornerà ad una parvenza di ‘normalità’ ma ancor di più se questo Governo Conte, in balìa dei marosi emergenziali, avrà un futuro.

Parafrasando questa volta il titolo di un film di pirandelliana memoria, dobbiamo rassegnarci forse a sentirci dire che dopotutto “Questa è la globalizzazione!”.

Saggista e musicologo, è laureato in “Sociologia delle Comunicazioni di Massa”. Tra i suoi libri ricordiamo: Il Canto Nero (Gammalibri, Milano, 1982), Trecento anni di jazz (SugarCo, Milano, 1986), Jazz moderno (Kaos, Milano, 1990), Vesuwiev Jazz (E.S.I., Napoli, 1999), Il popolo del samba (RAI-ERI, Roma, 2005) prefazionato da Chico Buarque de Hollanda, Ragtime, Jazz & dintorni (SugarCo, Milano, 2007), prefazionato da Amiri Baraka (Leroi Jones), Saudade Bossa Nova (Logisma, Firenze, 2017) prefazionato da Gianni Minà, Una storia sociale del jazz (Mimesis Edizioni, Milano 2014), prefazionato da Zygmunt Bauman. Per i “Saggi Marsilio” ha pubblicato l’unica Storia del ragtime edita in Italia e in Europa, in due edizioni (Venezia, 1984 e 1989). Ha scritto tre monografie su: Frank Sinatra (Marsilio, Venezia, 1991) prefazionato da Guido Gerosa, The Voice – Vita e italianità di Frank Sinatra (Coniglio, Roma, 2011) prefazionato da Renzo Arbore, Frank Sinatra, L'italoamericano (LoGisma, Firenze 2021); ed altre su Vinicio Capossela (Lombardi, Milano, 1993), Francesco Guccini (Lombardi, Milano, 1993), Louis Armstrong (E.S.I., Napoli, 1997), un paio di questi con prefazioni di Renzo Arbore. Collabora con la RAI, per la cui struttura radiofonica ha condotto diverse trasmissioni musicali, e per La Storia siamo noi ha contribuito allo special su Louis Armstrong. Tiene periodicamente stage su Civiltà Musicale Afroamericana oltre a collaborare con la Fondazione Treccani per le voci afroamericane. Tra i vari riconoscimenti ha vinto un Premio Nazionale Ministeriale di Giornalismo e quello Internazionale “Campania Felix” per la sua attività di giornalista per la legalità, nonché risultando tra i finalisti del Premio letterario 'Calvino' per l’inedito. Per la narrativa ha pubblicato un romanzo breve per ragazzi dal titolo Easy Street Story, (L’isola dei ragazzi Editore, Napoli 2007), la raccolta di racconti È troppo tardi per scappare (Il Mondo di Suk Editore, Napoli 2013), due edizioni del romanzo epistolare Caro Giancarlo – Epistolario mensile per un amico ammazzato, (Innuendo Edizioni, Terracina 2014, e IOD Edizioni, Napoli 2022), che gli hanno valso il Premio ‘Giancarlo Siani’ 2014, ed il romanzo storico Ballata e morte di un gatto da strada – Vita e morte di Malcolm X (NUA Edizioni, Brescia 2021), prefazionato da Claudio Gorlier, con postfazione di Walter Mauro, e supervisionato da Roberto Giammanco, e Diario di un suonatore guercio (inFuga Edizioni, Anzio 2023). È il direttore artistico del Festival Italiano di Ragtime. Il suo sito è www.gildodestefano.it

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