Cava de’ Tirreni, le scale di san Francesco
La conservazione dei beni architettonici è dovere e mi pare che il progetto presentato (senz’altro vagliato e approvato anche dagli enti
Leggevo sui social polemiche (quelle non mancano mai) ma io preferirei parlare di differenti punti di vista, circa i lavori a piazza san Francesco: nella fattispecie la rimozione delle scale dinanzi al sagrato della chiesa.
E’ risaputo che la movida giovanile ormai si era accasata su quegli spazi creando anche qualche problema, ma la domanda delle domande è: i ragazzi ora dove migreranno? Quale sarà il loro nuovo punto di ritrovo? Ci si preoccupa più delle scalinate che non dei ragazzi che esprimono a modo loro la voglia di fare comunità, socialità, conversazione, conoscenza.
La conservazione dei beni architettonici è dovere e mi pare che il progetto presentato (senz’altro vagliato e approvato anche dagli enti preposti), ma quelle pietre potranno mai diventare pane, usando un’immagine evangelica? Ovvero: cosa la città offre ai giovani per sfamare la loro fame di incontro?
Come dicevo in un precedente intervento: continuiamo a dare risposte a domande che non vengono poste, o, ancora peggio, a domande di oggi rispondiamo con un linguaggio di ieri. Il mondo è cambiato, la vita è cambiata, tutto è cambiato e noi facciamo polemiche – e non me voglia chi ha aspramente contestato l’intervento architettonico – sulla muratura e non ci preoccupiamo di cosa fanno i ragazzi, di cosa hanno bisogno, di cosa sognano, di cosa progettano stando seduti ovunque in giro per la città.
E’ tempo di svegliarci e attrezzarci per l’ascolto, la propositività, le grandi sfide. Dovremmo rieducare i giovani a passeggiarsi dentro, a fare loro scoprire che sono fatti di luoghi e che i loro cuori sono piazze e le teste strade da seguire. Fare loro percepire che hanno montagne dentro di loro da scalare e che i più bei paesaggi se li portano già dentro e che dentro hanno tramonti e albe stupenti.
Ma… siamo sicuri che non sappiano già?