Cava de’ Tirreni, frana alla Badia: ultimo atto della telenovela…
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…ma sarà proprio l’ultimo?
Prima di commentare questa ennesima tappa per raccontare l’ultimo atto che vede contrapposti, da un lato la famiglia Passerini proprietaria del muro di recinzione della sua proprietà in parte crollato da circa sei mesi, e dall’altro la Regione Campania, l’Ente Provincia, la Soprintendenza, la Prefettura, il Comune di Cava, la Procura della Repubblica, e non ricordiamo quanti altri, viene spontaneo osservare che maggiori danneggiati dalla vicenda, sono due.
Da un lato l’Abbazia benedettina di Cava, che ha dovuto rinunciare a tante funzioni religiose, in particolare celebrazioni di matrimoni, maggior fonte di introiti per i monaci, ma anche alle visite che in tanti fanno alla ricca biblioteca nella quale sono custoditi, fra l’altro, pregevoli testi storici e religiosi, e molti incunaboli di valore inestimabile.
In verità qualche coppia di sposi è riuscita a raggiungere la chiesa dell’Abbazia, sappiamo pure grazie a chi, ovviamente spostando le transenne apposte per evitare che eventuali altri smottamenti potessero danneggiare i passanti.
L’altro danneggiato è la famiglia dell’ing. Mario Passerini che alla fine avrà (o potrebbe avere) il maggior danno economico.
Di questa vicenda ci siamo occupati più volte, ultima qualche settimana fa; nell’ultimo articolo del 13 agosto scorso (https://www.ulisseonline.it/notizie-locali/cava-de-tirreni-frana-alla-badia-atto-terzo/) abbiamo riepilogato tutti gli antefatti, sia recenti, vale a dire lo smottamento verificatosi il 25 marzo scorso (circa sei mesi addietro), sia quelli più remoti, risalienti ad alcuni decenni fa quando, per allargare strada interessata, via Mogavero, la Provincia, fece consistenti lavori di allargamento della sede stradale, intervenendo anche sulle fondazioni della parete di contenimento della recinzione della proprietà Passerini, cha già all’epoca segnalò quegli interventi, i quali sembra siano stati eseguiti senza le necessarie cautele danneggiando la base del muro.
Qualche anno dopo la stessa stradina fu interessata da altri importanti lavori per il rifacimento della rete fognaria, e pure in quella occasione la stessa venne completamente smantellata, con l’utilizzo di escavatori e martelli pneumatici per aprire il solco nel quale venne posizionata la nuova rete fognaria.
Pure in quella occasione è possibile che i lavori abbiano procurato altri danni alla base rocciosa sulla quale si poggiava il muro poi parzialmente crollato, e anche questo la famiglia Passerini segnalò agli Enti interessati, principalmente la Provincia e il Comune di Cava.
E veniamo all’ultimo atto, vale a dire l’intervento eseguito in data 13 settembre dalla Provincia di Salerno, anticipato qualche giorno prima dalla Ordinanza sindacale n. 46 del 4.09.2023, notificata alla famiglia Passerini.
In tutta questa vicenda appare molto strano che i Passerini, benché si siano attivati in tutti i modi, con messaggi ufficiali trasmessi ai vari Enti e Autorità, e benché abbiano chiesto più volte l’apertura di un tavolo tecnico per stabilire il da farsi, non siano stati mai né convocati né ascoltati, così com’è avvenuto anche questa volta, nonostante la rilevante spesa di 39.mila di euro dell’ultimo intervento della Provincia che, molto probabilmente (quasi certamente), sarà ad essi addebitata.
Un guazzabuglio che si complica sempre di più, e per il quale abbiamo intervistato il diretto interessato, l’ing. Mario Passerini.
Domanda – Ing. Passerini, ci spieghi costa sta avvenendo in questi giorni nei pressi della sua proprietà.
Risposta – Come al solito noi apprendiamo dalla stampa le decisioni prese dagli Enti e gli importi a nostro carico e questa è storia vecchia perché non ci hanno mai voluto ascoltare o invitare alle numerose nostre richieste di conferenze di servizi. Ora abbiamo saputo che la Provincia inizierà i lavori di consolidamento del muro che regge la nostra proprietà, anticipatici con l’ordinanza sindacale n. 40 del 4 settembre scorso.
D – In cosa consistono i lavori che la Provincia fa, peraltro già iniziati.
R – Vorremmo saperlo in maniera ufficiale anche noi. Da quanto ci è dato di capire consisterebbero in una “demolizione controllata” della porzione di muro ritenuta pericolosa, che sarebbe necessaria perché questo pezzo di muro storico sarebbe pericolante, mentre a noi risulta invece che sia in buone condizioni; dovrebbero chiarire se è invece compromesso il piede lungo il ciglio stradale, su cui poggia il muro. Il piede del muro è sempre lo stesso e cioè quella base rocciosa già compromessa e rinforzata a suo tempo dalla Provincia con la rete e quant’altro.
La Provincia, secondo quanto appreso dalla stampa, demolisce il muro, riprofila la scarpata, apre la strada e se ne va.
Il problema naturalmente, non si risolve, resta tale e quale a prima perché, non consolidando la parte rocciosa sottostante, una eventuale ricostruzione del muro storico non si potrà fare.
Però a noi addebiteranno un conto di 39.mila euro.
D – Ma se lo sgombero della strada lo ha fatto la Provincia perché, come dice, è di sua competenza, allora non deve essere di sua competenza anche il consolidamento di tutta la parte dietro la rete metallica dalla stessa Provincia apposta, che ora sembra sia stata rimossa?
R – La logica vorrebbe che fosse così. E poi perché ora si può demolire un’altra parte di muro senza puntellarlo, conservarlo e consolidando la roccia sottostante, come la Soprintendenza aveva imposto a noi?
E tutte queste decisioni le hanno prese senza che noi sapessimo niente.
Hanno impiegato due giorni con martelli pneumatici per demolire due metri di muro e questo dimostra come la porzione superiore non arrecasse pericolo alla bontà del muro e la inutilità dell’intervento ed il danno alle casse pubbliche e dei privati nonché il danno alla proprietà privata.
D – Lei sostiene che la Soprintendenza ha cambiato orientamento?
R – A noi la Soprintendenza aveva anche chiesto di depositare il progetto di messa in sicurezza e ricostruzione del muro.
Non ci è dato sapere se è stato fatto e come si procederà. Noi dobbiamo solo pagare e basta…
Forse si procede a tentoni per far scuola, mentre i nostri tecnici avevano già mesi fa individuato i veri problemi; ma si sa, il metodo empirico è il migliore salvo quando si danneggiano beni storici e privati.
Solo la conoscenza dei progetti approvati dalla Soprintendenza darà delucidazioni sulla bontà degli interventi della Provincia rispetto a quelli ipotizzati dai privati.
D – A noi risulta che circa un mese fa sono state rimosse le transenne che impedivano persino il transito delle persone, ed è passato un corteo nunziale di auto fino all’Abbazia.
R – Naturalmente la nuova barriera protettiva apposta è stata realizzata in modo da far passare i pedoni agevolmente e, come per il primo matrimonio di un parente di un funzionario del Comune e anche per tutti gli altri, si rimuovono i new-jersey e passa tutto il corteo nuziale.
D – Ma i frati lamentavano che le barriere impedivano anche il transito di ambulanze?
R –I giornali lamentavano che i poveri frati se avevano bisogno di una ambulanza, questa non poteva arrivare davanti alla Abbazia!
D – Però qualche corteo nunziale passava…
R – Appunto.
D – Cosa intende fare ora?
R – Queste sono le mie considerazioni. Vedremo con gli avvocati cosa possiamo fare.
In merito alle decisioni prese dopo il consulto con gli Avvocati possiamo, per ovvie ragioni, riportare solo la seguente sintesi.
È oltremodo censurabile il comportamento degli Enti in merito alla mancata interlocuzione con la famiglia Passerini la quale è costretta ad apprendere dalla stampa le decisioni prese dagli Enti e gli importi a suo carico; non hanno mai voluto ascoltare o interloquire con i Passerini, né convocare conferenze di servizi, più volte richieste.
Le domande da porre principalmente alla Provincia e alla Soprintendenza sono in parte quelle che ci siamo già poste nella intervista.
Sulla base delle fotografie scattate prima e dopo l’intervento fatto dalla Provincia sono confermate le perplessità circa la necessità della “demolizione controllata” della porzione di muro ritenuta pericolosa, visto che quel pezzo era ed è risultato essere in buone condizioni.
Se fosse stato pericolante la demolizione avrebbe dovuto interessare non tanto la porzione di muro superiore ma la compromissione del piede su cui poggia lungo il ciglio stradale.
Il piede del muro è quella base rocciosa già compromessa dal taglio della roccia per l’allargamento della strada e rinforzata a suo tempo dalla Provincia con la rete, tiranti e quant’altro; se non viene consolidato quello, la ricostruzione del muro storico non potrà mai farsi.
Il vero problema è la conservazione del muro storico e il consolidamento della roccia sottostante; tuttavia si preferisce, d’intesa con la Soprintendenza, demolire il muro, alterando così la storicità dei luoghi, e si rischia di allentare altre porzioni di muro adiacente, il che sembra una ottima strategia per demolire piano piano tutta la cinta muraria a danno della proprietà privata.