Cava de’ Tirreni, dopo la bocciatura dell’A.S.C.C.C.A. il sindaco di Ravello Paolo Vuilleumier rivolge un accorato appello ai nostri consiglieri comunali
Bellissime e condivisibili parole quelle di Vuilleumier, ma con il dovuto rispetto nascono spontanee alcune domande. Dove stavano i sindaci della Costiera quando negli ultimi 5-6 anni, successivi all'epoca d'oro della dott.ssa Medolla, il Piano di Zona veniva smontato pezzo per pezzo, il personale mortificato e ridotto al lumicino? Forse che non partecipavano al Coordinamento dei Sindaci, ovvero all'organismo decisionale del Piano di Zona? Vero è che Servalli e la sua assessora comunale Altobello si sono rivelati dei campioni nello sfasciare il Piano, ma loro dove stavano, cosa facevano?

“L’ammirevole pathos dialettico e le differenti visioni di sviluppo della Vostra amata Città non devono distogliere l’attenzione dalla necessità di rendere pienamente operativa l’Azienda intesa come strumento essenziale per il benessere delle nostre comunità”.
E’ quanto scrive in una lettera aperta ai Colleghi Consiglieri Comunali della Città di Cava de’ Tirreni il sindaco di Ravello Paolo Vuilleumier. Lo fa nella sua qualità di presidente della neoistituita Azienda Consortile per i Servizi Sociali. Questo, dopo “il clamore e le amarezze seguiti alla mancata approvazione dello Statuto dell’A.S.C.C.C.A.“, per rivolgere loro “un accorato appello affinché si possano superare le legittime divergenze politiche”.
Una bella lettera quella di Vuilleumier. Scritta con un linguaggio forbito e classicheggiante. Forse anche troppo, considerato il livello alquanto pedestre dell’attuale politica locale che, al più, nell’esprimersi non va oltre il burocratese e il politichese.
C’è subito qualcosa da obiettare. Il raffinato Vuilleumier è presidente dell’Assemblea dell’A.S.C.C.C.A.. Vale a dire di un’Azienda consortile che non esiste. Non a caso, lamenta la mancata approvazione dello Statuto, presupposto per la sua costituzione, ovvero della sua nascita. Quindi, al di là del meritato rispetto che si deve alla stimata persona del Sindaco di Ravello, nello specifico la presidenza dell’Assemblea dell’A.S.C.C.C.A. rappresenta giuridicamente il nulla. Nel senso proprio che di fatto l’Azienda non esiste.
“Il ruolo di amministratori della res publica, eletti dal popolo sovrano -scrive con toni nobili Vuilleumier- impone di offrire risposte concrete, tempestive ed efficaci ai bisogni della collettività. Il dovere civile e morale diventa imperativo ineludibile quando riguarda i cittadini più fragili, le famiglie in difficoltà, le persone con disabilità, coloro che vivono in condizioni di disagio e, sovente, a rischio di esclusione. Simili categorie, relegate ai margini del tessuto sociale, attendono da un potere, per definizione rappresentativo, tutela e dignità. A tutto voler concedere, pur registrando momenti positivi – in particolare durante la responsabilità operativa della dott.ssa Assunta Medolla– l’attuale modalità di gestione dei servizi sociali attraverso il Piano di Zona si è rilevata, nel complesso, non adeguata alle reali esigenze dei potenziali fruitori”.
Davvero? Bellissime e condivisibili parole quelle di Vuilleumier, ma con il dovuto rispetto nascono spontanee alcune domande. Dove stavano i sindaci della Costiera quando negli ultimi 5-6 anni, successivi all’epoca d’oro della dott.ssa Medolla, il Piano di Zona veniva smontato pezzo per pezzo, il personale mortificato e ridotto al lumicino? Forse che non partecipavano al Coordinamento dei Sindaci, ovvero all’organismo decisionale del Piano di Zona?
Vero è che Servalli e la sua assessora comunale Altobello si sono rivelati dei campioni nello sfasciare il Piano, ma loro dove stavano, cosa facevano? Quando le organizzazioni sindacali hanno più volte chiesto l’intervento del Prefetto clicca qui per leggere i sindaci rivieraschi dove stavano? Si parlava della carenza di personale e della difficoltà di erogare i servizi. Perché non hanno battuto ciglio? E quando sempre i sindacati hanno denunciato che non erano utilizzati dal Comune capofila, ovvero Cava de’ Tirreni, alcuni milioni di euro di fondi statali per potenziare i servizi clicca qui per leggere, dov’era il Coordinamento dei Sindaci? Perché non è stato chiesto conto e ragione a Servalli & C.?
“Un deficit -scrive poi Vuilleumier- non riconducibile al colore politico degli amministratori che si sono avvicendati nel Coordinamento Istituzionale popolato negli anni da esponenti di diversa appartenenza – mi porta ad affermare, senza timore di smentita, che tutte le forze politiche, oggi rappresentate nei rispettivi Consigli comunali dell’Ambito, hanno vicendevolmente contribuito alla gestione del Piano”.
Mah, sempre con il dovuto rispetto, qualche dubbio in proposito lo abbiamo. In effetti, anche se più o meno ufficialmente civici, la quasi totalità dei sindaci della Costiera non appartengono forse allo schieramento di centrosinistra? Anzi, sono talmente di fede deluchiana da salire alcuni di loro agli onori della cronaca nazionale. Come? Facendosi apprezzare come entusiaste e generose guardie del corpo in una delle sceriffate romane del nostro governatore un anno e passa fa?
“Le carenze -continua la lettera- sono piuttosto attribuibili a molteplici fattori fisiologici tra questi, la profonda differenza morfologica, demografica, infrastrutturale e sociale tra la Città di Cava de’ Tirreni e i Comuni della Costiera. Altresì la scarsità di risorse umane nella disponibilità delle strutture amministrative dei Comuni costieri ha di fatto impedito il necessario pieno coinvolgimento nella gestione dell’Ufficio di Piano”.
Giusto, ma queste differenze morfologiche, demografiche e così via, forse che non c’erano ai tempi belli della Medolla? Come mai ora emergono così prepotentemente? Forse le differenze stanno nella capacità della politica e di chi ha gestito il Piano.
“Solo così -conclude la lettera- potremo restituire alla nostra comunità servizi sociali efficaci, inclusivi, solidali e all’altezza delle sfide del presente. Solo la responsabilità dell’approvazione, in seno ai Consigli comunali, delle modifiche statutarie dell’A.S.C.C.C.A. eviterà di vanificare la concreta realizzazione di una progettualità rappresentativa delle esigenze di un comune sentire”.
Proprio così. Condividiamo. Sperando, però, che questo comune sentire, tra il centrosinistra e il centrodestra, porti davvero qualcosa di buono. Un centrodestra, è onesto evidenziarlo, che solo da poco ha scoperto il Piano di Zona e le politiche sociali. Un comune sentire che non porti, quindi, a costruire sulle macerie un altro carrozzone clientelare. Insomma, l’auspicio è che ci sia un patto per l’efficienza. Per il futuro delle nostre comunità e dei servizi ai più deboli. Nella speranza, che non si stringano patti scellerati tra destra e manca per spartirsi la polpa e gettare l’osso ai bisognosi.
Il rischio c’è. Inutile negarlo. La sincera buona fede e l’indiscussa signorilità di Vuilleumier non impediscono, infatti, di nutrire dubbi e preoccupazioni in proposito.
Che Dio salvi Cava! E anche la Costiera!