Cava de’ Tirreni, brucia la collina di Monte Castello: rappresentazione iconica di una città allo sbando
Il segno di una città allo sbando, senza una guida sicura ed autorevole, che vive nell'approssimazione e nel decadimento. D'altra parte, la sensazione che la sciatteria sia la cifra di questa amministrazione comunale viene confermata da questo disastro ambientale nel cuore della città

Nel momento in cui scriviamo la collina di Monte Castello è avvolta dal fumo dell’incendio ancora in corso da stanotte. E’ stata una tristezza vedere come l’incendio si è sviluppato in pochissimo tempo dopo la prima batteria dei fuochi artificiali. Assistere ad un incendio che distrugge il verde di una collina che è più di ogni altra nei cuori di noi cavesi, ci rattrista ma ci fa anche tanta rabbia.
Non siamo degli esperti. Motivo per cui ci asteniamo da esprimere giudizi emotivi e frettolosi. Per le stesse ragioni, con senso di responsabilità, abbiamo il dovere di porre delle domande.
In primo luogo, chi di dovere, prima di autorizzare lo spettacolo pirotecnico, ha compiutamente valutato la presenza di un forte vento e di un clima torrido che facilmente provocano incendi boschivi? Chi di competenza ha adottato tutte le necessarie e adeguate misure di sicurezza e prevenzione? Era perfettamente funzionante e adeguato l’impianto anti-incendio? E’ vero che i residenti in prossimità dell’incendio, in particolare nella zona alta dei Cappuccini, non hanno avuto alcuna comunicazione e assistenza da parte delle autorità e si sono spontaneamente allontanati dalle proprie abitazioni avvolte dal fumo?
Al momento, queste ed altre domande che i cavesi si pongono sui social non hanno avuto alcuna risposta. Dal Palazzo di Città non arriva nessuna comunicazione. Assistiamo, quando non c’è da fare becera propaganda, un assordante e imbarazzante silenzio. Da qui, altre domande. Dove sta ora il Sindaco? Ha assunto dei provvedimenti di urgenza? Perché non viene data alcuna informazione?
Su questa vicenda bisogna andare fino in fondo. Conoscere non solo chi ha eventualmente sbagliato, ma soprattutto capire dove l’intera organizzazione ha fallito. Cosa non ha funzionato. Dove si è toppato. Questo non solo per conoscere la verità delle cause dell’incendio di Monte Castello di queste ore, ma per evitare che in futuro esso possa ripetersi.
Detto questo, quello che è successo è la rappresentazione iconica di una città allo sbando, senza una guida sicura ed autorevole, che vive nell’approssimazione e nel decadimento. D’altra parte, la sensazione che la sciatteria sia la cifra di questa amministrazione comunale viene confermata da questo disastro ambientale nel cuore della città.
Il sindaco Servalli non è certamente un novello Nerone, ma è praticamente impossibile assolverlo per l’incendio che ha devastato la collina che, insieme ai portici, è il simbolo della Città. Sia chiaro, la sua, al momento, è solo una responsabilità politica in attesa di conoscere l’accertamento dei fatti.
A Servalli, ancora una volta, chiediamo di conoscere la verità sull’accaduto, ma soprattutto di astenersi tanto dal suo consueto scaricabile e dai “non so” quanto dalle sue fantasmagoriche narrazioni televisive consentitegli da un giornalismo complice e servile.
Per una volta, forse l’ultima, chiediamo ad Enzo Servalli delle parole di verità. Non è mai troppo tardi, anche dopo dieci anni dei suoi epici racconti degni di un aedo e non di un primo cittadino della comunità metelliana.
Non mi aspetto che la situazione cambi dopo le elezioni. Molto probabilmente sarà la festa a governare la città. Quella stessa destra che ora sostiene servalli