Paestum Capitale italiana della cultura per il 2024? E Cava sempre più Cenerentola!
Paestum Capitale italiana della cultura per il 2024? E Cava sempre più Cenerentola!
A giorni ci sarà la scelta della città Capitale italiana della cultura per il 2024. Delle 23 città che hanno proposto la loro candidatura ne sono state selezionate dieci, tra cui Paestum con l’Unione dei Comuni dell’Alto Cilento.
Il comprensorio salernitano che fa capo a Paestum compete con Ascoli Piceno, Chioggia, Grosseto, Mesagne (Brindisi), Pesaro, Sestri Levante con il Tigullio, Siracusa, Viareggio e Vicenza. Non sarà facile spuntarla, ma Paestum ci prova. D’altronde, essere tra le prime dieci città è già un significativo risultato.
Insomma, complimenti a Paestum. Viene spontaneo chiedersi: e Cava, la nostra città? Come non ricordare l’assessore Lamberti quando qualche anno fa teneva gli Stati Generali della Cultura, per promuovere e sostenere la cultura nella nostra città. Ripromettendosi poi l’istituzione di una Fondazione per la Cultura per porre successivamente la candidatura della nostra città a capitale della cultura italiana.
Bellissimi propositi. Adesso è tutto nel dimenticatoio. E Cava de’ Tirreni veste sempre più i panni di Cenerentola. Malmessa e senza neanche le scarpette.
D’altra parte, con il bilancio disastrato del nostro Comune non ci sono i soldi neanche per fare l’albero di Natale. Se non ci fossero i quattrini di Metellia non avremmo neanche le luci natalizie.
Altro che cultura. Figuriamoci Cava capitale della cultura. In quanto a cultura, ormai siamo ai piedi di Pilato. Riusciamo a fare meno ma soprattutto peggio anche di cittadine a noi vicine, da Cetara a Nocera Inferiore, da Vietri sul Mare a Tramonti. Siamo oramai alla periferia del mondo della cultura.
Di chi la colpa? Lasciamo perdere, sarebbe un gioco al massacro che lascia il tempo che trova. Diciamo che, nel suo insieme, è colpa di una classe politica che non ha la cultura della… cultura. Tanto per essere chiari, della cultura intesa come fattore di crescita e di sviluppo del territorio. In altri termini, come ha chiarito il presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento, “la cultura non è il superfluo… è una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico”.
Con un certo sforzo di memoria, gli ultimi sprazzi di promozione culturale nella nostra città sono lontani nel tempo: epoca Gravagnuolo e prima ancora la breve stagione dell’«odiata» Flora Calvanese. Poi il nulla, o quasi.
E l’attuale assessore Armando Lamberti? Qualche responsabilità di sicuro ce l’ha pure lui, ma va assolto, anche se con formula dubitativa.
Sarebbe ingeneroso oltre che fuorviante farne il capro espiatorio. In fondo, ha dovuto, come si dice, fare le nozze con i fichi secchi. Questo da subito, ma negli ultimi tempi, con il Comune ridotto con i conti in rosso, si è dovuto arrampicare sugli specchi, costretto al ruolo di animatore più che di assessore alla cultura.
Peccato, è riuscito a fare ben poco nonostante la sua buona volontà e tanto impegno. Alla fine, l’unico risultato per lui è stato quello di aver irrimediabilmente pregiudicato il suo futuro politico-amministrativo prossimo venturo.
E ora che fare? Non è facile dare una risposta. Impossibile quasi, considerate le scarsissime risorse del nostro Comune. In breve, c’è da guardarsi bene dal dare consigli, peraltro non richiesti. D’altro canto, siamo ben consapevoli di essere modesti cronisti e osservatori della vita politico-amministrativa cittadina per arrogarci il diritto di dare suggerimenti ad un apprezzato accademico qual è Armando Lamberti.
D’altro canto, non abbiamo la ricetta in tasca. Ci permettiamo, quindi, solo di formulare qualche auspicio.
Auspichiamo, allora, che l’assessore Lamberti faccia d’ora in poi l’assessore comunale alla cultura e non più l’organizzatore di eventi spesso anche di dubbia levatura. In pratica, dotandosi di una strategia che punti al futuro.
In questa prospettiva, auspichiamo che ascolti e, con cristiana pazienza ed umiltà, si confronti con quanti possono dare un contributo tanto immateriale quanto materiale al rilancio culturale della città. Magari organizzando nuovi Stati Generali della cultura, cui invitare a partecipare e a dare il loro contributo quanti in città operano anche in senso lato nel settore.
A cominciare dal mondo del folklore alla scuola, dagli operatori culturali a quelli dell’informazione, dal mondo del teatro a quello della musica, dello spettacolo, delle arti… Chiamando a raccolta le migliori energie, le idee, le competenze e le più vivaci intelligenze, anche e soprattutto quelle critiche e non solo quanti, per convenienza o convenzione, sono vicini all’attuale Amministrazione. Insomma, non simposi autoreferenziali per parlarsi addosso, ma incontri concreti, propositivi, operativi.
Auspichiamo che d’ora in poi l’assessore Lamberti non si estranei ma che al contrario entri anche a gamba tesa nelle decisioni sulla destinazione dei contenitori comunali. A cominciare da quella della Mediateca, che non può diventare un contenitore commerciale sotto più o meno mentite spoglie.
A maggior ragione dopo il poco convincente utilizzo che si sta facendo del Complesso Monumentale di San Giovanni. Poteva e doveva diventare il volano della promozione culturale e turistica della città e non, come adesso, un pregevole sito con un’identità indefinita, ubicato in un contesto architettonico straordinario come il borgo porticato. In pratica, non è né carne né pesce. Un mezzo aborto. Un’altra occasione mancata.
Auspichiamo che l’assessore Lamberti si lanci con coraggio in questa quasi disperata impresa di rinascita culturale della città, trasformando quello che è un punto di debolezza, le scarse risorse finanziarie, in un punto di forza. Cogliendo anche l’occasione della voglia di ripresa post Covid che è in tutti noi. In altre parole, di ripartire quasi da zero, contribuendo a costruire ex-novo ed in modo il più largamente condiviso un fattore strategico per l’economia e lo sviluppo cittadino qual è appunto la cultura.
Tutto ciò, conoscendolo, è nelle sue corde.
Auspichiamo, infine, che l’assessore Lamberti, se per davvero vorrà cambiare registro, non sia lasciato solo. E se, invece, vivrà la solitudine se non addirittura essere contrastato all’interno della sua compagine amministrativa, auspichiamo che una buona volta l’assessore Lamberti tragga le dovute conclusioni e…
Ci fermiamo qui. E’ preferibile.