scritto da Pasquale Petrillo - 20 Ottobre 2018 13:40

La “Piccola Svizzera”, un piccolo mondo antico metelliano che non c’è più

foto Vincenzo Giaccoli

L’intervista di Ulisse sulla città che pubblichiamo oggi, vede protagonista un educatore con un passato politico di tutto rispetto nella prima repubblica. Stiamo parlando di Pier Vincenzo Roma, persona colta e perbene, un osservatore schivo ma molto attento tanto della politica cittadina che di quella nazionale.

Le sue risposte sono tutte da leggere e tenere bene in mente come insegnamenti, soprattutto quelle che concernono i vizi, i limiti di noi cavesi.

Pier Vincenzo Roma, infatti, tra i nostri punti deboli individua “le eccessive lotte intestine e la facile invidia, difetto riscontrabile quando parte qualche iniziativa: spesso ne nasce un’altra di segno uguale o contrario e non si cerca invece di fare blocco”.

Come dargli torto. Siamo, indubbiamente, una città culturalmente vivace, ma patologicamente individualista, con una spiccata tendenza alla faziosità. L’esempio più eclatante suggerito da Roma è quello del folclore, un nostro punto di forza che però, per questa vocazione alla partigianeria, non riesce ad affermare i suoi eventi oltre il ristretto ambito localistico.

Il nostro, in verità, non si risparmia nell’elencare gli altri nostri difettucci: “lo snobismo, la classica “puzza sotto al naso”, l’egemonia di una borghesia radical chic, solo apparentemente ammantata di un inutile “progressismo” di facciata”. C’è poco da aggiungere, al contrario, c’è solo da sottoscrivere.

Qualche perplessità l’abbiamo sulla figura e l’opera di fra Gigino, in particolare, quando il professor Roma ritiene che andasse sicuramente trattenuto ed aiutato. E questo, a nostro modesto avviso, non fosse altro per l’esuberanza del frate. Insomma, ma fra Gigino davvero si sarebbe fatto aiutare? E in che modo? L’impressione è che soprattutto i politici, gli amministratori comunali, a parte quelli che l’hanno manifestamente avversato, forse anche perché alla fine costretti, hanno trovato più agevole assecondare la sua dirompente ed esorbitante personalità piuttosto che contenerla, trovando la cosa forse se non impossibile quantomeno improbabile e difficile.

Pier Vincenzo Roma, ad ogni modo, ha le idee chiare anche su quello che serve alla nostra città per crescere, proponendo di “promuovere una politica intelligente e lungimirante, con iniziative culturali di spessore, tentare di far entrare la città nel giro di quelle iniziative che contano: penso al festival della letteratura di Mantova o a quello della Filosofia di Modena…”. Sarebbe bello, ma dov’è la classe dirigente capace di una politica di così alto respiro? Non abita, purtroppo, a Palazzo di Città, e pure da un po’ di tempo, ma non si intravede neanche fuori, sotto i portici e nelle piazze. Al contrario, e non solo in politica, la città perde punti, tanto che Roma annovera tra le piaghe cittadini “il degrado progressivo, l’abituarsi al malcostume, alla scostumatezza, alla sciatteria. Chi viene da altre zone apprezza quanto di meglio abbiamo, ma noi cavesi, se ci guardiamo indietro…”.

Per il resto, l’intervista di Pier Vincenzo Roma, come dicevamo all’inizio, è tutta da leggere e dovremmo far tesoro, come cavesi, delle sue stoccate, delle sue critiche ragionate, delle sue analisi, dei suoi suggerimenti, delle sue indicazioni.

Concludiamo con l’auspicio finale di Roma, ovvero il ritorno alla “Piccola Svizzera”. E’ di sicuro, il suo, un atto d’amore verso la città e, almeno all’apparenza, per certi versi siamo in presenza della evidente nostalgia per un piccolo mondo antico metelliano che non c’è più.

E’, però, in concreto, soprattutto uno sprone per noi cavesi a prendere coscienza della nostra identità e delle nostre potenzialità per cambiare registro. Incominciando a capire, tanto per intenderci, che la competizione non si fa con l’albero di natale più alto e che i grandi eventi non sono le luci e gli aperitivi natalizi. Se così sarà, non tornerà la piccola Svizzera, ma di sicuro Cava avrà un futuro migliore del grigiore appassito di questo presente.

 

 

 

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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