scritto da Redazione Ulisseonline - 25 Agosto 2018 11:41

INTERVISTA SULLA CITTA’ A colloquio con l’ex sindaco Alfredo Messina: “Cava? Una bella donna matura, ma dormiente”

foto Costantino Pilò

Alfredo Messina, avvocato, nato a Cava il 9 maggio del 1944, è stato per alcuni anni responsabile dell’Ufficio legale del Comune di Cava de’ Tirreni, prima di diventare Sindaco nel 2001. Da sempre impegnato nella vita professionale, con il terremoto provocato da tangentopoli e la fine della prima repubblica, Messina scese in politica, come si diceva in quel tempo, da pensionato comunale nel 1995, quando si candidò con il CCD per un seggio alla provincia di Salerno. Fu il secondo dei non eletti, un successo quasi inaspettato per un novizio della politica come lui. L’anno successivo fu tra i fondatori dell’associazione culturale Confronto, che partecipò alle elezioni amministrative del 1997 con una lista da lui capeggiata, conquistando due seggi in Consiglio comunale. Nel maggio del 2000 si iscrisse a Forza Italia e diede vita ad una rapida scalata al suo interno tanto da essere presentato come candidato sindaco alle elezioni comunali del 2001, vinte al ballottaggio. Quella di Messina fu un’esperienza sindacale molto intensa ma assai convulsa e travagliata politicamente, che si concluse in malo modo nel luglio del 2005 quando in uno studio notarile la maggioranza dei consiglieri comunali revocò la fiducia al Sindaco. Fu il momento più buio della vita politica cittadina, un’onta per la vita democratica, ma anche un marchio per nulla invidiabile per i protagonisti di quella che alla fine fu una vera e propria congiura. 

Quali sono a suo avviso i punti di forza della città?

La tradizione e la storia millenarie che, coniugate all’ospitalità che nell’800 e nel ‘900 Cava ha offerto a tante persone di ogni parte di Italia e del mondo che qui sostavano per il “gran tour”, hanno certamente influito sulla cultura stessa della Città e dei cittadini, ponendoli ad un livello certamente superiore rispetto a quello delle realtà limitrofe. Oltretutto, non dimentichiamo che Cava fino alla venuta del vicerè Gioacchino Murat nel 1803 era la città più estesa e popolosa della provincia in quanto comprendeva allora tra le sue frazioni anche Vietri sul Mare e Cetara (l’antico porto della Abbazia della SS. Trinità che commerciava con tutto il mondo dell’epoca) e, quindi, aveva due importanti sbocchi a mare e contava già allora circa 40 mila abitanti ed era assunta al rango di città ben prima della stessa Salerno. Il retaggio di questo passato ha sempre inorgoglito i cavesi, che tuttora in molti hanno uno spiccato spirito di iniziativa ed emergono nei diversi campi di attività, più spesso lontano dal nostro territorio comunale, costituendo lustro e vanto per l’intera nostra collettività.

E i punti deboli?

Molti altri cavesi sono invece rimasti chiusi in se stessi e non amano confrontarsi con l’esterno e, quantomeno, con le realtà limitrofe, ritenendo tuttora di essere con la loro città l’“ombelico del mondo”. Ricordo che dopo la mia elezione a Sindaco di questa Città nel 2001 ho lavorato non poco per rientrare in contatto con le amministrazioni dei Comuni della costiera amalfitana, dell’agro sarnese-nocerino e della stessa città capoluogo di Salerno, perché anche i miei predecessori avevano sempre ritenuto che la nostra città fosse bastevole a se stessa e che fosse superiore alle realtà limitrofe.

Viceversa, la nostra economia deve basarsi essenzialmente sul turismo e sul commercio, attività in cui necessariamente dobbiamo interagire con tutto il territorio circostante, potendo essere Cava soltanto di supporto all’intero territorio provinciale atteso che, pur avendo un paesaggio stupendo, un clima più mite specie in primavera ed in estate, siti di attrazione storica e culturale (in primis la millenaria abbazia benedetti-na), non può mai presumere di diventare da sola la meta primaria e diretta del turismo di un certo livello, unica possibilità di rilancio economico del nostro territorio. D’altra parte la riprova l’abbiamo avuta di recente quando la nostra città negli ultimi anni ha visto progressivamente e notevolmente incrementare i propri flussi turistici (in precedenza inesistenti nei mesi invernali) in occasione delle natalizie “Luci d’artista” di Salerno, occasione per turisti preferire il loro soggiorno in Cava perché cittadina certamente più tranquilla ed accogliente della stessa Salerno, che risulta invece più caotica e non dotata degli stessi innumerevoli spazi di sosta per autoveicoli.

Perciò dovremmo imparare ad essere più umili, ad interagire con le realtà circostanti e capire che anche l’espletamento di attività corollarie alle iniziative ed alle potenzialità dei paesi e delle città circostanti possono tornare utili anche alla nostra città. D’altra parte non dimentichiamo che proprio in tale ottica il Piano Urbanistico Territoriale (P.U.T. approvato con la legge regionale n° 35/87 e tuttora vigente) della Costiera Sorrentino-Amalfitana accorpa la nostra Città con l’ambito della Costiera Amalfitana quale città di servizi dell’intero territorio, in cui quindi debbono esercitarsi tutte le attività che non possono svolgersi in costiera ed a supporto di quel territorio. Per questo, infatti, sotto il mio sindacato fu attuato il vasto parcheggio di interscambio previsto dal P.U.T. (in parte coperto ed in parte scoperto) nei pressi del cimitero (attualmente utilizzato anche per il mercato settimanale), proprio perché i grossi pullman turistici diretti in costiera potessero sostare a Cava e non transitare sulla angusta strada costiera, dove i turisti da Cava poi sarebbero stati trasportati in costiera con pulmini locali di dimensioni ridotte (ovviamente gestiti da cavesi).

Ciò significherebbe non solo incrementare sul nostro territorio l’attività di nolo con autista e di quelle connesse, ma anche la manutenzione dei grossi pullman che devono sostare da noi per il periodo di soggiorno dei turisti in costiera, l’impiego di hostess multilingue, etc. Peraltro, nell’ottica del P.U.T. Cava, quale città di servizi della costiera, avrebbe dovuto costituire il deposito all’ingrosso di tutte le materie prime e degli alimentari occorrenti alle strutture alberghiere e ricettive della costiera, curandone poi il trasporto e la distribuzione, ed ospitare le attività di lavanderia industriale per tutte tutte le strutture turistiche della costiera, etc. D’altra parte, proprio per questa ragione lo stesso Piano Urbanistico prevedeva (e prevede tuttora) la realizzazione della strada di collegamento tra Cava e la costiera, che sotto il mio sindacato avviai approvando il progetto di massima con un atto di intenti con me sottoscritto anche dai Sindaci di Nocera Inferiore e di Tramonti, progetto che, dopo la mia caduta anticipata dalla carica, i miei successori non hanno più saputo (o addirittura voluto) coltivare, qualcuno addirittura osteggiandolo.

In prospettiva, cosa serve alla città politica per crescere.

Finalmente ed una buona volta un’amministrazione comunale fatta di uomini competenti, che sappiano operare scelte giuste e, soprattutto, che sappiano assumersi le dovute responsabilità, e capaci anche di non farsi imbrigliare dalla burocrazia.

Ovviamente, anche i cittadini cavesi devono crescere politicamente ed eleggere finalmente le persone giuste e competenti, votando per i programmi  che spesso non hanno attitudini politihea ed amministrative.

Una cosa su tutto lei ritiene sia per la città una piaga da curare, un male da debellare?

Il fatto che ormai per la quasi totalità si candidano ad amministrare il nostro Comune (ma lo stesso accade in quasi tutte le altre realtà non solo a livello locale, ma anche regionale e centrale) persone che aspirano solo a trarre dalla carica politica benefici professionali e personali e che perciò condizionano le scelte e l’efficienza della macchina comunale.

Guardando oggi la città, cosa vorrebbe tornasse dal passato?

La capacità di realizzare tante opere pubbliche utili, ben fatte ed in tempi ristretti, come accadeva nella nostra Città fino agli inizi degli anni ‘90 e come avvenuto nel breve periodo della mia amministrazione dal 2001 al 2005. Basta considerare che oggi, dopo oltre 35 anni dalla sua progettazione, il sottovia veicolare della strada statale 18 non è ancora completato e non se ne vede la fine, malgrado che durante il mio sindacato fosse stato non solo recuperato il finanziamento di 40 miliardi di lire, ma fosse stato anche riprogettata ed ampliata l’intera opera nonchè rifinanziato ed appaltato il primo tratto che solo ora sta per essere completato. Una città che cresce e vuole crescere deve saper correre con i tempi e dotarsi di tutte le infrastrutture e le attrezzature necessarie per farvi fronte. Ovviamente, per opere pubbliche intendo non solo la realizzazione di quelle nuove, ma soprattutto la manutenzione e l’adeguamento della infrastrutture e delle opere pubbliche esistenti, cosa che ormai nella nostra città è solo un vago ricordo.

E del presente che cosa salverebbe?

Confesso che mi trovo in una estrema difficoltà a rispondere positivamente a questa domanda. Forse ciò è da addebitarsi alla mia età in cui le cose si vedono con occhio più critico, ma certamente con maggior saggezza.

Cosa invece butterebbe del passato ed anche del presente.

Del passato nulla. Ho avuto la fortuna di vivere la mia infanzia e la mia giovinezza in un’epoca di grande semplicità e di ripresa economica a livello nazionale e, poiché, sono sempre stato un gran lavoratore, ottimista e con un grande senso pratico ed ho vissuto sempre in sinergia con le realtà che mi circondavano, ho un ricordo molto positivo del passato, della nostra città e del nostro Comune (per il quale all’epoca lavoravo quale dirigente del Settore Legale in perfetta sinergia con l’Amministrazione). Invece, ora vedo che troppo spesso la gestione politica della nostra società è appannaggio di improvvisatori che ripropongono spesso la favola del pifferaio magico, cosa che perciò butterei via.

Ad un politico che si accingesse a governare Cava lei quale consiglio, suggerimento, indicazione darebbe.

Di contornarsi esclusivamente di persone capaci e di esperienza sia politica che gestionale non solo per la composizione delle liste elettorali, ma anche e soprattutto per la scelta dei componenti della Giunta. Negli ultimi anni ciò non è avvenuto con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Infatti, nelle ultime tre tornate elettorali, in particolare la nomina di assessori prelevati tra i consiglieri comunali (oltretutto quasi sempre di prima nomina e senza specifiche esperienze e competenze) si è dimostrata tornare utile solo ai sindaci, che così si dono garantiti nel tempo la maggioranza in Consiglio Comunale e, quindi, la loro serena permanenza alla guida della città, ma ciò ovviamente non giova alla città che non si è avvalsa delle persone giuste e competenti e non si è dimostrata utile nemmeno per gli stessi sindaci.

In una stagione politica senza partiti ideologici, ha ancora senso dirsi di destra, di centro o di sinistra? Se sì, cosa significa per lei essere di sinistra, di centro, di destra?

Preciso che da ragazzo non vedevo di buon occhio i partiti politici, ritenendo che fossero essenzialmente funzionali a creare potere a cascata tra i loro militanti. Quando poi ho iniziato a fare politica attiva ho compreso che non sono i partiti ad essere sbagliati, ma spesso lo sono gli uomini che li gestiscono. I partiti, infatti, servono per organizzare e disciplinare la politica in un dato territorio e per far crescere la relativa classe politica in base a fermi principi etici e sempre ed esclusivamente nell’interesse collettivo. Al di fuori dei partiti non può che esservi anarchia, anche se mascherata sotto la forma di movimenti politici, dove in fin dei conti ognuno va per la propria strada, come purtroppo stiamo constatando in questi ultimi tempi, dove tra gli stessi appartenenti ad una forza politica che attualmente amministra il nostro Paese vi sono opinioni divergenti e spesso diametralmente opposte su problemi di importanza vitale. Ciò è dovuto al fatto che quel movimento è nato solo dalla fomentazione dalla protesta e dal malcontento conseguente alla pregressa degenerazione dei partiti (o meglio dalla sempre più crescente degenerazione degli amministratori dei partiti) e non da un comune sentire di programmazione e sviluppo dell’interesse collettivo e della cosa pubblica ed addirittura la selezione della classe politica è avvenuta con metodi praticamente risibili, che non garantiscono nessuna reale rappresentatività degli eletti. Ritengo perciò necessario il rilancio dei partiti politici attraverso la formazione di una nuova classe politica che sia ispirata ai valori che connotarono l’operato dei nostri padri costituenti, fatta di competenza, di onestà, di abnegazione, di sacrificio e di acume politico. In tale ottica ritengo tuttora valida la suddivisione in destra, centro e sinistra (o meglio ancora in centrodestra e centrosinistra), atteso che tra i due schieramenti vi sono differenze incolmabili tra l’una e l’altra posizione su valori fondamentali della vita civile, quali in primo luogo la Nazione, il matrimonio e la famiglia.

In un’epoca come questa in politica contano più gli uomini o i programmi e le idee?

Purtroppo nel momento attuale in politica stanno contando solo gli uomini. Renzi è stato capace di impadronirsi di un partito di maggioranza e di distruggerlo in poco tempo per mera smania di protagonismo. L’attuale Governo si regge esclusivamente su Salvini e Di Maio e le loro linee programmatiche mutano spesso solo perchè finalizzate a conseguire un maggiore e facile consenso elettorale. Ciò inesorabilmente comporterà che anche l’attuale Governo, esaurito l’incantesimo degli elettori che i due attuali leaders affabulatori riescono ad irretire, cadrà in malo modo. Ritengo invece che ci sia bisogno di un rilancio della politica fondato innanzitutto su ideali seri (e non solo propagandistici) e su programmi condivisi e maturati dai partiti ben prima delle tornate elettorali e non solo in occasione delle stesse e fatti esclusivamente su misura per attirare il voto degli ingenui, in definitiva occorrono idee e programmi affidati a uomini affidabili e non ad avventurieri. E’ mai possibile che il governo del nostro Paese ormai viene affidato a persone che non solo sono molto giovani ed inesperte, ma che in vita loro non hanno mai dimostrato di aver fatto proficuamente qualcosa con le loro esclusive forze e non spinte e portate agli onori politici (esclusivamente) della stessa politica per mezzo di liste elettorali predisposte ad hoc per determinarne la certa elezione certa e non perché scelte liberamente e direttamente dagli elettori?

Un’ultima domanda. Per definire Cava quali sono l’aggettivo qualificativo e/o il sostantivo che utilizzerebbe? E perché?

Una bella donna matura, ma dormiente. Una bella donna matura, perché non vi è dubbio che la nostra città sia bella in tutti i sensi anche se comincia a mostrare i segni del tempo (avrebbe bisogno almeno di un maquillage). Dormiente, perché ormai non è più una città vivace, non vi sono più gli entusiasmi, le iniziative le manifestazioni che connotavano la vita cittadina nell’ottocento e nel novecento fino agli anni ‘70 dandole lustro.

Rivista on line di politica, lavoro, impresa e società fondata e diretta da Pasquale Petrillo - Proprietà editoriale: Comunicazione & Territorio di Cava de' Tirreni, presieduta da Silvia Lamberti.

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