Confesso che mi ha colpito più il mancato rinnovo dell’incarico di collaboratore nello Staff del Sindaco di Tito Mondany piuttosto che la nomina di Massimiliano Di Matteo, già consigliere comunale di opposizione e primo dei non eletti della lista Unione Popolare.
Mi spiego. Non avrei mai immaginato che il sindaco Servalli facesse fuori Mondany, una sorta di “boss” dello staff e, per come appariva a molti, il vero guardia spalle del Sindaco. E poi, per quello che si vociferava, Mondany era una nomina voluta dal Supremo, Vincenzo De Luca. Anzi, le mali voci indicavano nel salernitano Mondany la longa manus di De Luca, in pratica, il guardiano, il controllore dell’operato di Servalli.
Cosa sarà successo? Mondany ha perso l’appoggio di De Luca? O magari tutto quel che si diceva sul suo conto, di essere cioè gli occhi e la voce di De Luca, era solo pure fantasia e cattiveria? O magari Servalli, iniziando il secondo mandato, ha compiuto questo gesto clamoroso per dimostrare urbi et orbi di essersi affrancato dal padrone politico salernitano?
Mah, chissà, tutto può essere. Forse un giorno, ma ne dubito, ne verremo a conoscenza. Per ora prevalgono senza rivali lo stupore e le congetture.
La nomina di Di Matteo sorprende sì, ma non più di tanto, nel senso che è evidente come Servalli dovrà pagare più di qualche cambiale politica.
Diciamoci la verità, il primo cittadino metelliano ha saputo mettere su un’alleanza particolarmente larga ed inclusiva. Dal punto di vista elettorale la sua è stata un’operazione valida e vincente, che ha fatto da contraltare alle incertezze e all’immobilismo del centrodestra. E’ scontato, però, che mettere insieme tanta gente, anche di tradizioni e culture poltiche diverse, comporta di dover pagare pegno. Per farla breve, Servalli, che è molto bravo a dire sì a tutti o quasi, ha in questi ultimi mesi per forza di cose creato aspettative più che legittime cui dovrà dare risposte. E’ iniziato con Di Matteo e con la scontata ma non meno inopportuna riconferma nello staff di Annalaura Ferrara, tra i primi non eletti del Pd, ma questa distribuzione di prebende politiche continuerà nel tempo.
Come è sempre stato, del resto, e come, purtroppo, sempre sarà. Insomma, la politica del posto al sole è vecchia quanto l’uomo e le sue manifestazioni di potere.
Proprio per questo, l’auspicio è che in questa giostra, da destra a sinistra, nessuno si strappi le vesti da verginella. La verginità, soprattutto in politica, è una condizione assolutamente inesistente.
Detto ciò, ma davvero Di Matteo ha tradito gli elettori? Forse sì, perché rinuncia a rappresentarli nell’assise municipale. Forse no, perché probabilmente ha più possibilità di tornare utile alla città in generale, e quindi ai suoi elettori in particolare, assolvendo il ruolo per cui riceve anche uno stipendio.
In ultimo, al di là delle legittime valutazioni negative in termini di opportunità politica e di etica, c’è da dire che nello staff del sindaco Servalli entra a far parte indubbiamente una persona, anzi, un professionista, che ha competenze, ma più ancora esperienza politica ed amministrativa. Da questo punto di vista e soprattutto di questi tempi, in cui spesso si ricevono incarichi pubblici senza avere alcuna capacità, qualificazione ed esperienza, se non il discutibile merito di essere dei fedelissimi e degli yes man, almeno quella di Di Matteo appare una scelta felice.
Non resta, quindi, che fargli gli auguri e valutarlo per la qualità dell’apporto che saprà dare al nostro primo cittadino e alla città.
E… ovviamente, vediamo ora cos’altro il sindaco-prestigiatore Servalli tirerà o sarà costretto a tirar fuori dal cilindro!
Il cilindro del potere, s’intende.