Cava, il centrodestra destinato ad andare oltre le polemiche e le divisioni
Troppa grazia S. Antonio. E’ da mesi, se non ricordiamo male addirittura dal febbraio 2018, quando si tenne un incontro-dibattito elettorale all’Hotel Victoria Maiorino, che il centrodestra cavese non dava particolari segni di vita. Poi, all’improvviso, come quelle piogge estive che ti sorprendono in spiaggia, in una sola giornata il centrodestra metelliano a suon di comunicati si è risvegliato dal letargo. Non contro gli avversari della sinistra, bensì per beccarsi al proprio interno tra repliche e controrepliche.
Detto questo, le polemiche di ieri, tutto sommato civili, vanno salutate come un evento positivo.
E vediamo il perché. Innanzi tutto, e la cosa non è di poco conto, la città ha potuto constatare che il centrodestra esiste, magari diviso, ma c’è, anzi, si è perfino destato dal torpore. E, nonostante qualche spunto polemico, tutto si è svolto con correttezza e rispetto degli interlocutori, anzi, Giovanni Baldi che, inutile negare, è di fatto un più che probabile candidato sindaco, si è guardato bene, proprio per non inasprire gli animi, dall’avanzare in modo esplicito la sua candidatura. Più prudenti ed educati di così si muore, soprattutto in politica.
Altro aspetto positivo è che incominciano a delinearsi con una certa chiarezza le varie parti in causa. Il gruppo capeggiato da Giovanni Baldi, che nell’insieme ha una forza d’urto elettorale assai consistente e determinante, ha fatto una scelta di campo, che tutto sommato si colloca nell’area di centrodestra sebbene non irregimentato, almeno pare, nei suoi partiti tradizionali.
E’ questo un male? E perché mai?
Le preoccupazioni dei partiti di centrodestra che l’iniziativa di Baldi e soci possa trovare una collocazione politica fuori dal centrodestra è sì legittima, ma a ben vedere appare eccessiva, almeno per ora.
Sì, è vero, alcuni dei maggiori soci azionisti (in termini elettorali) del gruppo pro-Baldi sono sospettati di aver trattato con il “nemico” e comunque ipotizzato di fare il salto della quaglia, ovvero accarezzata l’idea di accordarsi con Servalli.
Se ciò risponde al vero, allora per i partiti del centrodestra c’è solo da rallegrarsi per la nascita di questo gruppo politico. Sì, infatti, è questo il modo più pratico ed intelligente per tenere insieme chi, non trovando finora praticabile una prospettiva politica nel proprio schieramento di appartenenza, pensava di salvarsi buttando il pallone in calcio d’angolo.
Un altro aspetto positivo, sebbene all’apparenza negativo per i partiti dello schieramento di centrodestra, è il timore che l’iniziativa di Baldi si muova nell’ambito civico. E c’è davvero da preoccuparsi di ciò? Assolutamente no, al contrario, è un’opzione politica che può rivelarsi come manna dal cielo.
In primo luogo, se Baldi e soci hanno davvero maturato una simile convinzione, vuol dire che si sono fatti persuasi che muoversi nel perimetro politico delimitato dai partiti tradizionali significa restare prigionieri di logiche e condizionamenti tali da rendere impraticabile una progettualità di più ampio respiro. E soprattutto inclusiva di forze non omologate ed omogenee, sebbene non pregiudizialmente ostili allo schieramento di centrodestra. E’ questo un aspetto che i partiti devono tenere in debito conto e sforzarsi di metabolizzare al più presto.
E poi perché avere paura del civismo di un eventuale candidato a sindaco Baldi? Nello schieramento di centrodestra finora si è fatto un altro nome di possibile candidato a sindaco, quello di Marcello Murolo, anch’egli un civico, gradito alla Lega. In conclusione, Murolo e Baldi, sia pure nella sostanza uomini dichiaratamente di centrodestra, per cultura e trascorsi politici, avrebbero per così dire entrambi un passaporto politico civico.
In conclusione, piuttosto che infervorarsi su aspetti marginali, meglio essere lungimiranti e chiamare Baldi e i suoi, ma anche chi altro vuol comunque costruire un’alternativa, a sedersi attorno ad un tavolo a discutere di liste da approntare, magari una o due liste unitarie e civiche, definire il programma, mettere su un struttura condivisa, quindi, individuare un sindaco unitario. Tra Baldi o Murolo, o, se proprio non si trova un accordo, ricorrere ad una terza personalità gradita ai più.
In altre parole, il centrodestra non può permettersi una politica miope e di piccolo cabotaggio, per essere vincente deve superare le diffidenze e le incomprensioni e lavorare per l’unità di una proposta politico-programmatica il più possibilmente inclusiva, lavorando però sulla progettualità e sui criteri di selezione del personale politico per fare sintesi e non per mettere su l’ennesima, inconcludente e dannosa armata Brancaleone.
I partiti del centrodestra alle prossime comunali, se necessario, farebbero bene a fare non un passo indietro, ma semplicemente un passettino di lato per far largo anche ad altre componenti, per guardare lontano, dando spazio al civismo che rappresenta un valore aggiunto. E allargare così tanto la base del consenso che l’apporto di idee, culture, professionalità, competenze ed uomini, ma soprattutto indicare un candidato sindaco unitario, già solo per questo con le carte in regola per competere ad armi pari con l’uscente sindaco Servalli alle prossime comunali.
Se poi Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia che, sia chiaro, hanno fatto bene ieri a chiarire i termini della questione, si incaponiscono in futuro ficcandosi in un’inutile e deleteria polemica senza via d’uscita con Baldi & C., c’è il pericolo che un simile braccio di ferro possa produrre solo rotture e sfracelli. E sarà, malauguratamente così, che questa iniziativa di Baldi, invece di dare il via ad un costruttivo dialogo, potrebbe rivelarsi l’inizio della fine del centrodestra metelliano.
Altre strade, per quanto tentiamo di immaginarle, al momento non si intravedono.