A colloquio con Giuseppe Benevento: “L’Amministrazione Servalli? L’immobilismo assoluto”
“Pur di vincere, Servalli ha raccattato di tutto di più mettendo insieme una armata Brancaleone di ben 7 liste: il risultato era pressoché scontato”
Il viaggio di Ulisse alla ricerca della buona politica continua incontrando Giuseppe Benevento, cavese doc e già candidato sindaco del Movimento Cinque Stelle alle elezioni comunali del settembre dello scorso anno. Ingegnere con Laurea in Ingegneria civile per la difesa del suolo e la pianificazione territoriale, si definisce un ambientalista pragmatico e si occupa di volontariato e di cooperazione internazionale.
Un giudizio sereno e spassionato sull’attuale Amministrazione in questi primi mesi del secondo mandato del sindaco Servalli.
Quando, pur di vincere, l’allora sindaco uscente Servalli, ha raccattato di tutto di più mettendo insieme una armata Brancaleone di ben 7 liste il risultato era pressoché scontato: l’immobilismo assoluto. Capi e capetti che guidavano le varie liste, messe insieme in modo inverecondo, in alcune circostanze imponendo le candidature ai portatori di voti, stanno oggi provando a passare all’incasso e il risultato è sotto gli occhi di tutti. In questi primi mesi, in aggiunta sono venute fuori situazioni sgradevoli, che se provate, ledono anche l’immagine personale di alcuni “eletti”, che dovrebbero trarne le conseguenze e lasciare la carica politica.
Il riferimento di chiunque decide di mettersi a disposizione della collettività impegnandosi in prima persona è, e rimane, l’art. 54 della Costituzione: I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
“Le migliori menti della città, e ce ne sono, si guardano bene dal farsi coinvolgere in una qualsiasi iniziativa politica”
E un giudizio nel suo insieme sulla classe politica cittadina emersa dalle ultime elezioni comunali?
E’ sicuramente l’espressione della Cava de’ Tirreni di oggi. La comunità cavese è ridotta ad un insieme di egoismi, ognuno presidia il proprio orticello, le iniziative culturali sono affidate quasi esclusivamente all’iniziativa di pochi volontari che ancora hanno a cuore la crescita intellettuale soprattutto dei nostri giovani.
Le migliori menti della città, e ce ne sono, si guardano bene dal farsi coinvolgere in una qualsiasi iniziativa politica, sia per evitare di andarsi a confrontare con realtà politiche cittadine mediocri, pervase di populismo e spesso non all’altezza di un qualsiasi dibattito, sia per paura di ritorsioni.
Il risultato è una città che si accontenta.
“La sanità cavese, di cui l’ospedale è sola la punta dell’iceberg, è allo sbando non da oggi”
Sulla triste vicenda del nostro ospedale cittadino, ritenuto non idoneo persino per ospitare un centro vaccinale, qual è il suo pensiero?
La sanità cavese, di cui l’ospedale è sola la punta dell’iceberg, è allo sbando non da oggi. Scelte politiche scellerate, avvallate dai nostri eroi cittadini, hanno portato ad una situazione sanitaria vergognosa per una città di 54 mila abitanti (che se si considera il bacino allargato alla costiera amalfitana conta 90 mila utenti).
Che l’edificio ospedale svolga le funzioni a cui lo stesso è destinato con grande fatica e solo grazie all’abnegazione del personale sanitario, spesso anche a dispetto di qualche “professore di UNISA”, che svolge la funzione di primario, è un dato di fatto.
L’amara vicenda COVID ha solo evidenziato carenza strutturali ed organizzative. Si stanno verificando situazioni non degne della nostra comunità. In questa situazione disastrata si è inserita la vicenda vaccinazioni. E’ stata una brutta pagina scritta nel diario delle vicende cavesi che lasciamo ai nostri figli e nipoti.
La cosa peggiore è stata vedere che, anche in una vicenda tragica, c’è stato chi ha trovato il modo di fare clientelismo e favoritismi, per consentire ad amici e parenti di scavalcare la fila. “Non ti preoccupare me la vedo io” è l’espressione in bocca ad un politico che segna la sconfitta della convivenza civile.
Il guaio è che non si prova neanche a programmare un’alternativa alla situazione attuale. Dove cercare una soluzione?
La Missione 6 (M6C1) del PNRR si occupa di Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale: “Gli interventi di questa componente intendono rafforzare le prestazioni erogate sul territorio grazie al potenziamento e alla creazione di strutture e presidi territoriali (come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità), il rafforzamento dell’assistenza domiciliare e una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari”. A favore del Potenziamento dell’assistenza sanitaria e della rete sanitaria territoriale vengono assegnati 7,00 miliardi di euro, suddivisi in tre diversi investimenti: 1. Case della Comunità; 2. Assistenza domiciliare; 3. Ospedale di Comunità.
A questo dovremmo puntare come comunità con forza e determinazione ma soprattutto, per una volta, con unità di intendi.
A proposito di Movimento Cinque Stelle, lei da che parte sta: con Conte, Casaleggio, Di Maio, Di Battista?
Il Movimento è in movimento.C’è stata una fase storica di lotta in cui persone come Di Battista hanno dato un contributo notevolissimo che non va dimenticato. Ma governare è un’altra cosa, ci vuole il confronto e la mediazione e soprattutto l’umiltà di non essere tuttologi e farsi supportare dalle competenza giuste per ogni circostanza. Il che non deve significare appiattirsi su idee e posizioni di altri partiti. E noi di idee ne abbiamo tante.
Conte ha dimostrato di avere una capacità di mediazione non comune, è riuscito a farsi apprezzare dagli italiani e non solo, e soprattutto è riuscito con fermezza e determinazione a far sedere l’Italia al tavolo dei grandi paesi al posto che gli spetta, ottenendo importanti risultati di cui oggi si sta avvantaggiando anche il governo Draghi.
Di Maio ho avuto il piacere di ospitarlo a Cava in campagna elettorale e quindi di trascorrere un po’ di tempo insieme, è una persona con capacità fuori da comune, non è li per caso. La vicenda Casaleggio associati non mi ha mai convinto fino in fondo, doveva e poteva essere gestita meglio. Il peccato originario è stato attribuire ad una società di servizi un ruolo politico.
In una sua recente intervista il dott. Durante nel parlare dei 5S cavesi ha scritto: “Un altro segnale ben auspicante proviene dal fatto che almeno due altre forze politiche, quantunque non premiate, hanno condotto campagne elettorali molto serie. I Cinque Stelle, abbandonati i toni giacobini, si sono presentati con il volto garbato di un ingegnere competente- più simile per stile a Giuseppe Conte che a Beppe Grillo – qual è Giuseppe Benevento”. Ebbene lo ringrazio, mi ci sono ritrovato.
E su Cava come opererà in prospettiva il Movimento Cinque Stelle? Cercherà di trovare un punto di incontro con il Pd e quindi con l’attuale maggioranza di governo cittadino o proverà a camminare da solo, magari lavorando ad una eventuale opzione civica?
La domanda mi fu posta anche in campagna elettorale e molte richieste arrivarono anche dalla compagine che poi è risultata vincente al primo turno. Allora, dopo essermi consultato con il gruppo di attivisti, risposi: “con chi mi devo sedere a discutere di quale futuro vogliamo per la nostra città, chi rappresenta chi?”.
La domanda aspetta ancora una risposta.
“Il futuro della politica cavese forse non potrà prescindere da una opzione civica che nell’interesse dell’intera comunità veda coinvolta la maggioranza silenziosa di cittadini”
Parlando di civismo c’è da osservare che se la classe politica non brilla, non è che poi in città quella che un tempo si chiamava società civile sembra dare segni di vita, se non rifugiarsi sempre più nell’agorà virtuale dei social. Qual è la sua opinione al riguardo?
Probabilmente il futuro della politica cavese non potrà prescindere da una opzione civica che nell’interesse dell’intera comunità veda coinvolta la maggioranza silenziosa di cittadini che non aspettano altro che una proposta seria e credibile, ma per questo è necessario l’impegno delle migliori menti della città che devono decidere da che parte stare e non più alla finestra.
Per quanto riguarda i social, mi consenta una battuta: è tutta colpa dei barbieri e dei parrucchieri.
Una volta si andava nei saloni e in attesa di essere serviti si chiacchierava e ci scambiava opinioni sulle questioni più svariate, dal calcio, alla politica, alle questioni cittadine. Da quanto questi ricevono solo per appuntamento lo sfogatoio si è spostato sui social.
“Resta la necessità che persone nuove si facciano avanti, dove per nuove intendo coloro che pur avendone tutte le capacità e le competenze si guarda bene dal farsi coinvolgere e soprattutto i giovani”
Nella nostra città come si può portare la politica, la buona politica, nuovamente al centro del dibattito cittadino e come strumento di confronto e di costruzione? Ammesso che questo sia possibile….
Un primo tentativo lo sta facendo Lei con il suo giornale con questa iniziativa.
Si devono creare occasioni di scambio e di confronto, l’ultimo anno e mezzo ci sono state impedite le occasioni di incontro, ma con la ripartenza dovremo tutti impegnarci a creare laboratori di iniziative politiche. Nel nostro piccolo ci provammo all’inizio della campagna elettorale con tavole rotonde monotematiche, fu un’ottima esperienza.
Ma resta la necessità che persone nuove si facciano avanti, dove per nuove intendo coloro che pur avendone tutte le capacità e le competenze si guarda bene dal farsi coinvolgere e soprattutto i giovani che porterebbero nuova linfa se stimolati da chi ha un po’ di esperienza.
E, impresa forse ancora più ardua, come favorire la crescita e l’emergere di una classe politica cittadina che abbia un livello medio di maggiore competenza, preparazione, lungimiranza…
Non posso che ripetere quanto detto sopra. Sono convinto, anche alla luce della mia recente esperienza politica, le persone e le competenze ci sono e si deve provare a farle venire fuori dal guscio.
Ho vissuto l’esperienza sulla mia pelle, mai avrei pensato di mettermi a disposizione di un progetto politico, eppure l’ho fatto e non ho rimpianti.. anzi.
E’ stata, ed è, un’esperienza che mi ha fatto crescere tanto. Ho incontrato tante persone che hanno creduto in me: dai portavoce eletti del Movimento ai tanti giovani che mi hanno manifestato la loro vicinanza, e questo per me è stato motivo di grande soddisfazione.
E se ci sono riuscito io…
Il dovere di chi ha qualche anno, esperienza e competenza in più è mettersi a disposizione della collettività, provare a coinvolgere i giovani che sono il nostro futuro e restituire alla comunità un po’ di quanto abbiamo ricevuto.
“Una comunità si amministra con i cittadini non contro i cittadini, arroccandosi in posizioni prestabilite ed incontestabili”
Secondo lei, quali requisiti di base, irrinunciabili, dovrebbe avere chi si propone come amministratore della nostra città, soprattutto in questi tempi bui e di vacche magre, dove c’è poco da distribuire e molto da chiedere alla comunità?
Essere amministratore locale oggi non è semplice e lo si può fare solo se lo si considera una missione nell’ottica di quanto detto sopra di “provare a restituire alla comunità un po’ di quanto abbiamo ricevuto”.
Una comunità si amministra con i cittadini non contro i cittadini, arroccandosi in posizioni prestabilite ed incontestabili. Il confronto con la città deve essere continuo provando ad ascoltare le istanze e riservandosi, però, la responsabilità di assumere decisioni.
Va assolutamente scardinata la mentalità delle clientele.
Il cittadino ha dei diritti e non gli si concedono dei favori. (foto Aldo Fiorillo)