scritto da Angela Senatore - 21 Giugno 2023 14:03

Premio Salerno Libro d’Europa: vince Gerda Blees con Noi siamo luce

L’altro ieri sera, nella splendida cornice del millenario atrio del Duomo di Salerno, si è svolta la serata conclusiva del Premio Salerno Libro d’Europa giunto alla undicesima edizione.

Presenti Gerda Blees, Viola Di Grado e Lukas Rietzschel, tre scrittori under 40 europei, finalisti del Premio, che hanno risposto alle domande di Paolo Di Paolo, scrittore e direttore artistico della kermesse letteraria, prima di ricevere il Premio, offerto dallo sponsor BPER Banca.

Primo classificato, in quanto libro più votato dalla giuria popolare composta principalmente da lettori cc.dd. forti e studenti universitari, è risultato Noi siamo luce di Gerda Blees, edito in Italia da Iperborea e tradotto da Claudia Di Palermo.

Tra le motivazioni espresse dalla giuria c’è questa letta da Di Paolo: “Grazie alla tecnica narrativa usata nella ricostruzione dei fatti, il romanzo di Gerda Blees si rivela capace di coinvolgere il lettore con quella morbosità che sovente si ritrova nella voglia di sviscerare una vicenda di cronaca nera. (…) Alla fine, ciò che resta al lettore è un sentimento di compassione nei confronti di coloro che agiscono secondo logiche diverse dal buon senso comune: l’intenzione di comprendere veramente gli altri, per essere scevra dalla voglia di giudicare e dal tentativo di giustificare, deve passare attraverso una chiave di lettura che non sia necessariamente affine a chi legge.”

Il romanzo infatti prende spunto da una storia vera: la morte di una donna ad Utrecht nel 2017. Durante l’intervista, la scrittrice ha raccontato che il fatto la impressionò molto, come sempre accade quando qualcosa di sconvolgente succede ad un passo da casa nostra. In effetti, la comunità alla quale la donna apparteneva pubblicizzava il proprio modo di vivere basato sulla privazione del cibo per dimostrare che l’uomo può vivere di sola luce.

La scrittrice ha confessato che, quando leggeva questi annunci pubblicitari, la reazione era una risata ma, quando poi la donna morì, lei capì che non si trattava assolutamente di uno scherzo ma di qualcosa di molto serio. Di qui, l’interesse ad indagare la complessità della situazione. Tanto più interessante, il fatto che il rifiuto del cibo, che – ha affermato la scrittrice – è rifiuto della vita stessa, proveniva da un gruppo e dunque era interessante riflettere su come ciascuno si approcciasse a quella scelta fino alle sue estreme conseguenze, senza che nessuno abbia mai detto: “Basta” Per farlo, nel libro, la Blees, che è anche una poetessa, ha usato una fictio narrativa molto originale: ogni capitolo corrisponde al punto di vista di una diversa voce, ora parlano i fatti, ora la scena del crimine, ora un violoncello; ogni voce parla al plurale come quella di un coro greco.

Ed in effetti è davvero una tragedia umana ed universale quella raccontata da Gerda Blees, in un libro che, a parer di chi scrive, è destinato a durare negli anni per la profondità dell’indagine psicologica e la ricchezza dei punti di vista insieme al tentativo di comprensione dell’essere umano e mai di giudizio.

Assolutamente degno di attenzione anche Battere i pugni sul mondo, di Lukas Rietzschel, edito da Keller e tradotto da Scilla Forti. Qui la storia raccontata è quella della disillusione della ex Germania dell’Est post caduta del muro. Ciò che viene fuori è un paese allo sbando, nel quale alle speranze di un futuro prospero, si sostituiscono la sfiducia e il senso di isolamento rispetto ad una Europa che è sentita come una entità lontana, verso la quale non si prova un senso di partecipazione ma di sudditanza.

I giovani cercano la propria identità, il senso di appartenenza in questa nuova Germania dalla quale tuttavia si sentono irrimediabilmente esclusi. La rabbia per le speranze disattese sfocia così, da una parte, in violenza che porta uno dei protagonisti ad avvicinarsi alle frange della destra nazionalista e a compiere atti vandalici e di razzismo verso il diverso; dall’altra in isolamento e senso di vuoto che trascina l’altro protagonista in una chiusura sempre più impenetrabile.

Con il suo solito acume, Paolo Di Paolo ha domandato all’autore, estrapolando uno dei temi del libro, se può esservi il sentimento della “ostalgie” non solo in chi ha vissuto la DDR ma anche nei giovani, come lo scrittore appunto – classe 1994. che la DDR non l’hanno mai vissuta. RIetzschel ha confermato che la domanda è molto pertinente perché appunto ciò che desiderano i giovani protagonisti del suo libro è provare l’orgoglio della appartenenza alla “grande Germania” , nazione che tuttavia c’è ma per alcuni versi non c’è più, in quanto i giovani crescono con la consapevolezza della commemorazione dell’ Olocausto, dal quale peso vorrebbero in qualche modo liberarsi. Il neoliberismo occidentale appare così ai due protagonisti come una promessa non mantenuta, un tradimento.

Avere una macchina, una casa di proprietà erano possibilità non previste nella DDR ma anche dopo la caduta del muro ottenere delle proprietà è risultato spesso difficilmente accessibile. Si tratta di un libro che ho trovato necessario e per questo ho votato, assegnando un voto per così dire anche “politico”, in quanto permette al lettore occidentale di avere una chiave di lettura sulle evoluzioni più recenti, sociali e politiche, nell’Est europeo e, allargando l’orizzonte, di comprendere anche in parte le ragioni della attuale guerra e della instabilità di quelle regioni che percepiamo vicine ma distanti.

Ultimo, ma non ultimo, dei tre libri Fame blu di Viola Di Grado, scrittrice già nota al pubblico italiano per aver alle sue spalle già diverse pubblicazioni nonché la vittoria del Premio Campiello Opera Prima. Per quanto mi riguarda, si è trattato del primo libro letto di questa scrittrice di cui conoscevo la fama di ottima “paroliera”. Si tratta effettivamente di un romanzo affascinante da un punto di vista linguistico: le descrizioni, tutte, dei luoghi, dei corpi, dei pensieri, sono descritte come da pennellate che le rendono visibili e brutalmente disturbanti.

Viola Di Grado, non a caso, conferma che spesso le sue storie nascono letteralmente da “visioni” e che in questo caso, la storia è nata in particolare dalla visione dell’ex mattatoio di Shangai, un luogo estremamente enigmatico , epicentro di indicibili sofferenze inflitte agli animali ma anche affascinante opera architettonica a metà strada tra l’art decò e quella di Escher e successivamente luogo di aggregazione e incontri. La complessità di Shangai, che sembra essere una città che procede , come definita dalla scrittrice , “come in un sogno” ha fatto da sfondo e anche motore per la storia di Fame blu.

Questa, ambientata appunto in una Shangai inquietante ed alienante, narra dell’incontro tra una ragazza italiana, in preda all’elaborazione del lutto della perdita del fratello gemello, con una ragazza cinese, dalla psicologia indecifrabile. Ne nasce una relazione torbida, ai limiti del sadismo, cruda, dolorosa.

Qui, al contrario del libro della Blees, come ben ha evidenziato Paolo Di Paolo, l’appetito – non solo quello per il cibo ma anche quello sessuale – è portato all’estremo: vi è un “sovrappiù di vita nel mangiare e nel mangiarsi, una ricerca di identità divorandola” perché in fondo, ,come dice Viola Di Grado, gli inglesi dicono “eat my feelings” per indicare metaforicamente l’abbuffarsi per affogare i propri dispiaceri nel cibo.Malgrado l’ottimo stila narrativo, tra le tre proposte è stata questa quella che mi ha convinto meno: la storia non è riuscita a coinvolgermi, sentendo la prevalenza dell’esercizio di stile sulla comunicazione del contenuto.

Giornalista pubblicista, collabora con Ulisse online dal 2021 occupandosi principalmente della pagina culturale e di critica letteraria. È stata curatrice della rassegna letteraria Caffè letterari metelliani organizzata da Ulisse online e IIS Della Corte Vanvitelli e ha collaborato con Telespazio in occasione del Premio Com&te. È da maggio 2023 responsabile della Comunicazione di Fabi Salerno. Abilitata all’esercizio della professione forense, lavora in una delle principali banche italiane con specializzazione nel settore del credito fondiario.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.