La resa del ministro Sangiuliano
La vicenda, da qualsiasi parte la si vede, è molto squallida, di bassissimo profilo e per un'evidente colpa, quantomeno di grossolanità (e siamo buoni), di un solo protagonista: l'ex ministro Sangiuliano
Era ora. Ed era più che inevitabile. Gennaro Sangiuliano da ieri non è più il ministro della Cultura. L’immagine pubblica del ministro Sangiuliano era ormai irrimediabilmente compromessa ed era impresentabile sia in Italia che all’estero. Si è deciso così a dare le sue irrevocabili dimissioni. Una resa senza condizioni. Più che altro travolto dal gossip. Meloni finalmente le ha accettate e ha nominato un nuovo ministro alla Cultura. La premier avrebbe dovuto farlo da subito. Non appena, cioè, erano emerse le prime rivelazioni compromettenti e imbarazzanti di quella scabrosa vicenda che giornalisticamente viene classificata come il “Boccia Gate”.
C’è stato un complotto per attaccare Sangiuliano e il governo Meloni? Forse, ma la cosa ci sembra alquanto irrilevante. Diamo per scontato, anzi, che più d’uno sia dei presunti amici che degli avversari politici di Sangiuliano, di sicuro abbiano gioito e magari dato una mano nel far esplodere il caso, così come a tenerne viva la fiamma. Il problema, però, non è questo. Il fatto è un altro. La vicenda, da qualsiasi parte la si vede, è molto squallida, di bassissimo profilo e per un’evidente colpa, quantomeno di grossolanità (e siamo buoni), di un solo protagonista: l’ex ministro Sangiuliano.
Sulla signora Boccia stendiamo un velo pietoso ed asteniamoci da commenti tanto facili quanto poco lusinghieri. Per il resto, che dire? Il Sud, e più precisamente la Campania e Napoli, con l’uscita di scena del ministro Sangiuliano perde di sicuro un punto di forza. In questi ultimi due anni, infatti, Sangiuliano ha promosso e finanziato a più non posso iniziative artistiche e culturali del nostro territorio. E’ il caso, ad esempio, del finanziamento per il progetto di riqualificazione dell’ex Albergo dei Poveri di Napoli, ma non solo. Sangiuliano, però, a parte le clamorose gaffe e i suoi eccessi di pomposità, non crediamo abbia governato male. Una ragione in più, da parte sua, per tenere un comportamento sotto tutti i punti di vista accorto eticamente, politicamente irreprensibile e istituzionalmente decoroso. Purtroppo per lui, non è andata così.