Tina Anselmi, la prima donna ministro della Repubblica italiana
La Anselmi fu la prima donna a ricoprire la carica di ministro, del Lavoro prima e poi della Sanità, nata il 25 marzo 1927
Spesso nelle nostre conversazioni ci troviamo a riflettere sul Servizio Sanitario Nazionale e ci rendiamo conto che, nonostante gli spaventosi tagli alla sanità pubblica fatti dalla politica negli anni, siamo tuttavia dei privilegiati rispetto ad altre realtà nazionali (si pensi a quella statunitense) per avere una pubblica assistenza senza doversi preoccupare di un’assicurazione medica.
Il Servizio Sanitario Nazionale Italiano, che tendiamo a dare per scontato e a volte anche a criticare (non senza motivo), è nato nel 1978 grazie a una donna: Tina Anselmi, una delle figure più importanti della storia della Repubblica.
La Anselmi fu la prima donna a ricoprire la carica di ministro, del Lavoro prima e poi della Sanità, nata il 25 marzo 1927. Gabriella, questo era il suo nome di staffetta partigiana scelto ispirandosi all’arcangelo Gabriele, è una di quelle donne che merita una menzione particolare nei libri di scuola. Coraggiosa, indipendente, controcorrente, fu una delle prime negli anni Sessanta a parlare dei diritti delle donne. Nel settembre del ’43, quando ancora doveva compiere 17 anni, decise di aderire alla lotta partigiana nella marca trevigiana, facendo la staffetta da Treviso a Castelfranco a Bassano, per garantire un canale di comunicazione fra le diverse brigate partigiane. Da allora l’impegno politico non l’ha mai abbandonata. Si iscrive alla Democrazia Cristiana e scala tutti i gradini della carriera politica. La chiamano “Tina vagante” per sottolineare il suo piglio indipendente e piuttosto imprevedibile, nonché il coraggio di prendere decisioni scomode.
Nel 1976, durante i tragici giorni del rapimento Moro, diventa ministro del Lavoro nel terzo governo Andreotti: è la prima donna a ricoprire l’incarico di responsabilità di un dicastero. Alle giovani generazioni forse il suo nome dice poco, eppure se oggi abbiamo la legge sulle pari opportunità, sulla parità salariale e di trattamento tra uomo e donna nei posti di lavoro, è merito suo.
Nei successivi governi Andreotti IV e V è ministro della Sanità, dove con la Legge 883 del 23 dicembre 1978 istituisce il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), una delle grandi conquiste del nostro Paese che molte altre nazioni invidiano. Nel 1981 diviene presidente della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2 di Licio Gelli. Una tra le pagine più inquietanti della storia della Repubblica. Audizione dopo audizione, Tina scopre gli interessi di un gruppo di potere che ha cercato di governare il Paese in modo occulto, senza passare dalle elezioni o dal confronto democratico. Riceve insulti e minacce e si ritrova isolata anche nel suo stesso partito. Ma non si arrende e porta a termine una relazione lucida e dettagliata sull’azione delle logge deviate in Italia e riesce a farla approvare con una larghissima maggioranza.
E’ morta a 89 anni il 1º novembre del 2016 a Castelfranco Veneto, la sua città, dove si era ritirata quando è stata colpita dal morbo di Parkinson.
Tina Anselmi è stata una figura importantissima per la nostra democrazia.
“Non c’è forma di carità più alta della politica, dell’impegno per il Paese, per la gente”, ha detto in un’intervista del 2006. “Quando un politico fa una legge giusta, lo fa a beneficio di larghe fasce del Paese. La politica può cambiare in meglio la vita dei cittadini”.