scritto da Nino Maiorino - 16 Marzo 2023 07:08

Prostituzione: dov’è legale

I Paesi in cui non viene punito offrire il proprio corpo in cambio di soldi oppure chiedere le prestazioni di una professionista del sesso. Cosa succede in Italia e anticamente a Napoli

 

La prostituzione è sempre esistita ed è un fenomeno che non è possibile abolire, è nato con la nascita del genere umano e morirà con la estinzione dello stesso.

Chi si è illuso di sconfiggerlo con leggi ad hoc ha solo trasferito da un luogo o da una entità ad altre il fenomeno, senza scalfirlo, in molti casi facendo più danni e provocandone la crescita.

Una volta c’erano le “case chiuse” chiamate anche “bordelli”, il fenomeno era per lo meno circoscritto e tenuto sotto controllo.

L’abolizione delle stesse, grazie alla legge Merlin, non fece altro che trasferire il fenomeno sulle strade, che per molti anni sono state le uniche collocazioni delle “lucciole” e per molte di esse lo sono ancora; con l’aggravante che le donne dedite alla prostituzione sono state lasciate alla mercé di sfruttatori e trafficanti, e si è creato il fenomeno collaterale della schiave della strada, donne provenienti dai paesi più vari trasferite in Italia con il miraggio di un lavoro pulito, sicuro e ben pagato, che si sono poi trovate a diventare schiave di criminali  che hanno messo in atto le più turpi azioni di costrizione delle vittime a non potersi sottrarre al fenomeno.

Poi, negli ultimi anni, internet ha modificato lo scenario, sono ricomparse le case chiuse, ma clandestine, e i siti web destinati alla pubblicità.

Purtroppo non è molto chiaro quali siano i paesi nei quali l’esercizio della prostituzione è consentito, anche se non controllato, e ci viene in aiuto un sito legale dal quale abbiamo tratto questo riepilogo.

Offrire il proprio corpo per dare dei piaceri sessuali ad un’altra persona in cambio di denaro è una scelta che può essere più o meno discutibile in termini morali. Ma non in termini legali.

No, almeno in determinati Paesi, dove la prostituzione è legale. Italia compresa.

Nel nostro Paese, chiunque può prostituirsi e chiunque può far salire una prostituta in auto, o andare a casa della stessa, o farla venire a casa propria, senza rischiare alcunché.

Nel caso della prostituzione stradale nemmeno il cliente può essere perseguito, purché, però, non intralci la circolazione accostando malamente sul ciglio della strada: in questo caso, ci sarebbe una sanzione per violazione di una norma del Codice della strada, non certo per la finalità di quella sosta.

Quello che, invece, non è consentito è avviare un’attività per guadagnarci sopra, cioè lo sfruttamento della prostituzione: in questo caso, si commette reato.

Oltre all’Italia, in Europa ci sono altri Paesi in cui la prostituzione è legale seguendo, però, due modelli:

  • il modello abolizionista, che consiste nel non punire questa pratica ma, nello stesso tempo, di non regolamentarla. Sono, però, vietate alcune condotte legate alla prostituzione, come il reclutamento e lo sfruttamento delle prostitute, la gestione di case chiuse, eccetera;
  • il modello regolamentarista: oltre a non punire la pratica della prostituzione, lo Stato tende a regolamentarla, ad esempio imponendo delle tasse, consentendo l’apertura di quartieri a luci rosse in determinate zone, eccetera.

Seguendo il modello abolizionista, la prostituzione è legale in Europa in:

  • Armenia;
  • Belgio;
  • Bulgaria;
  • Danimarca;
  • Estonia;
  • Finlandia;
  • Irlanda;
  • Italia;
  • Liechtenstein;
  • Lussemburgo;
  • Macedonia del Nord;
  • Malta;
  • Principato di Monaco;
  • Polonia;
  • Portogallo;
  • Regno Unito;
  • Repubblica Ceca;
  • Romania;
  • Repubblica di San Marino;
  • Slovacchia;
  • Spagna.

 

Seguendo, invece, il modello regolamentarista, la prostituzione è legale in:

  • Paesi Bassi;
  • Germania;
  • Turchia;
  • Austria;
  • Svizzera;
  • Grecia;
  • Ungheria;
  • Lettonia.

Dov’è legale la prostituzione fuori dall’Europa?

In Africa, nella maggior parte dei Paesi la prostituzione è illegale. Tuttavia, la situazione di estrema povertà in alcune zone del Continente nero fa sì che sia una pratica piuttosto diffusa.

Lo stesso accade in alcuni Stati asiatici: in Tailandia, ad esempio, la prostituzione è illegale ma viene spesso tollerata e, in parte, anche regolamentata.

Una situazione simile è quella che si presenta in Giappone dove, formalmente, non è legale prostituirsi ma non è difficile trovare delle inserzioni in cui le «professioniste del sesso» descrivono con dovizia di particolari le proprie prestazioni.

Oltreoceano, in Messico la prostituzione è legale.

In Canada, viene punito il cliente ma non la prostituta.

Negli Stati Uniti, la legge cambia da uno Stato all’altro, anche se in generale non viene consentita, se non in alcune zone del Nevada, purché venga praticata in bordelli autorizzati.

Nell’America del Sud, la prostituzione è legale in Cile ma non nei bordelli.

In Brasile non esiste alcuna legge in proposito ma vengono puniti i bordelli e lo sfruttamento.

In Oceania, la prostituzione è legale in Nuova Zelanda e pressoché in tutta l’Australia, anche se vengono punite le attività connesse come lo sfruttamento.

Prostituzione: la legge in Italia

Come detto, in Italia chiunque si può prostituire e chiunque può andare con una prostituta senza rischiare né una sanzione penale né una sanzione amministrativa.

Dunque, la prostituzione è legale.

Ci sono, però, dei limiti a questa pratica.

La prostituzione è illegale se:

  • coinvolge un minorenne;
  • la prostituta si «offre» con modi contrari al pubblico pudore (ad esempio, si mostra nuda sul ciglio della strada). Non è reato ma, comunque, illecito amministrativo;
  • la prestazione avviene in un luogo pubblico o aperto al pubblico, come ad esempio nel parcheggio di un ristorante o di un supermercato: scatta l’illecito di atti osceni in luogo pubblico punito con la sanzione da 5.000 a 10.000 euro;
  • la prestazione avviene senza il consenso della prostituta che, ad un certo punto, si rifiuta di continuare e chiede esplicitamente al cliente di fermarsi: in tal caso, scatta il reato di violenza sessuale;
  • ci sono i presupposti per i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione;
  • le prestazioni avvengono in una «casa di tolleranza».

 

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Una curiosità: non tutti sanno che il primo quartiere a luci rosse del mondo fu a Napoli, nel Borgo di Sant’Antonio Abate (niente a che vedere con la cittadina omonima alle porte di Castellammare), quartiere Arenaccia ; fra i tanti primati, la città partenopea può vantare anche il titolo di capitale mondiale del piacere sessuale.

Le testimonianze arrivano senza troppi problemi anche ad inizio ‘500 quando è documentata la concentrazione di postriboli nella zona del Borgo di Sant’Antonio ad opera di Don Pedro Álvarez de Toledo, che dal 1532 al 1553 fu viceré di Napoli per conto di Carlo V d’Asburgo.

Quel quartiere era anche conosciuto col nome di “Imbrecciata” derivante dal fatto che le sue strade erano coperte di ciottoli. Si trova nella zona di Via Foria, Orto Botanico, Teatro San Ferdinando e dintorni.

Un quartiere simile sarebbe stato successivamente creato ad Amsterdam, capitale dei Paesi bassi dove è ancora esistente il Quartiere a luci rosse con circa 300 piccole abitazioni con vetrine sulle stradine nelle quali si mettono in mostra le “donnine” in attesa dei clienti.

Il quartiere è al centro della città e il Comune l vuole spostarlo in una zona più riservata.

Il Borgo di Sant’Antonio Abate, anticamente era la Amsterdam napoletana: un luogo di peccati e perdizione, soprattutto un luogo dove si praticava la prostituzione sia maschile che femminile, ed è richiamato anche nel libro “Storia della prostituzione” di Salvatore Di Giacomo.

L’imbrecciata diventa prima luogo in cui si ritrovano taverne, prostitute, clienti, ladri e balordi, fra il XV e il XIX secolo, poi sarà addirittura Ferdinando I di Borbone, a fine ‘700 a consacrare la zona al meretricio attraverso un editto col quale la prostituzione veniva autorizzata e concentrata solo in quella zona.

Ferdinando II, nel 1855, fece di più: fece costruire un muro per dare maggiore riservatezza ai clienti delle prostitute.

L’imbrecciata ci viene tramandata come luogo di perdizione e come luogo pericolosissimo.

Si narra fosse il palcoscenico criminale in cui regnava la violenza di Ciccio Cappuccio, un noto camorrista della zona; un mediatore che garantiva l’armonia fra le bande rivali e che, ovviamente, gestiva il milionario giro di prostituzione. Insomma incarnava la figura classica del “ricottaro”.

Il quartiere è citato anche da Gustave Flaubert, l’autore di Madame Bovary, che visitò Napoli nel 1851 e scrisse: “Napoli è affascinante per la quantità di donne che ci sono. Un intero quartiere è abitato da prostitute che stanno davanti alle loro porte; è una vera e propria suburra. Quando si passa per la strada, arrotolano le loro vesti fino alle ascelle per mostrarvi il culo, per avere due o tre soldi.”

Alexandre Dumas padre scrisse, invece, di Napoli: “Un luogo abitato soltanto da donne le quali, vecchie o giovani, belle o brutte, di ogni età e di ogni paese, di ogni condizione, sono buttate lì alla rinfusa sorvegliate come criminali, parcheggiate come gregge, braccate come bestie alla rinfusa.

A guastare i piani di “don” Ciccio Cappuccio e di tutto il team malavitoso che regnava incontrastato nella zona, è stato lo Stato Italiano, che dopo l’unità d’Italia, nel 1876 inaugura i casini di Stato e termina, così, l’esperienza di prostituzione nel quartiere dell’Imbrecciata.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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