scritto da Nino Maiorino - 29 Agosto 2021 11:03

L’Ordine 227 di Stalin

Perché Stalin impartì quest’ordine dopo circa sei mesi dalla sconfitta dell’esercito tedesco che aveva tentato di conquistare Mosca?

Andando a rileggere qualche capitolo di storia relativo alla seconda guerra mondiale, non sfuggono alcuni comportamenti o circostanze strane come quello dell’Ordine 227, impartito personalmente da Josef Stalin il 28 luglio 1942.

La cosa fa riflettere perché lo stesso venne impartito a distanza di sei mesi dalla conclusione dell’evento bellico al quale si riferiva, la cosiddetta Battaglia di Mosca.

In effetti quando questa grande battaglia si era conclusa, sei mesi prima, con il respingimento delle truppe tedesche e la totale vittoria sui vari campi di battaglia da parte dell’esercito dell’Armata rossa, Stalin ritenne necessario impartire questo famoso ordine, decretando che tutti i membri della stessa che si fossero ritirati o avessero lasciato le loro postazioni senza aver ricevuto specifici ordini in tal senso, sarebbero stati ritenuti colpevoli di diserzione e inseriti in un “battaglione di disciplina“: il provvedimento è anche conosciuto anche come ordine: “Non un passo indietro!“.

Perché?

La storia di quella battaglia, dettagliatamente ricostruita in tutti i suoi passaggi, ci dice che durante la grande guerra  per la difesa di Mosca, i sovietici subirono pesanti perdite causate anche dalle ritirate e dalle diserzioni in massa; sarebbe stato logico che Stalin avesse emanato in quelle circostanze il famoso ordine, cosa che non avvenne.

Per quella battaglia le forze messe in campo dall’uno e dall’altro lato furono ingenti.

L’esercito tedesco disponeva di 1.500.000 uomini, 14 divisioni corazzate, 46 divisioni di fanteria, 2 brigate motorizzate; alle forze terrestri si aggiungeva la seconda flotta aerea formata da 2 squadre aeree.

Dalla parte sovietica erano schierati 1.250.000 uomini, 1000 carri armati, 7600 pezzi di artiglieria; in aria c’erano oltre mille aerei.

La battaglia di Mosca fu combattuta nel periodo tra l’autunno del 1941 e l’inverno del 1942 e costituì l’unico tentativo della Wermacht di conquistare e occupare la capitale sovietica.

L’offensiva tedesca venne dapprima bloccata alle porte di Mosca e successivamente le truppe tedesche vennero costrette a indietreggiare, riuscendo tuttavia a impedire che la controffensiva dell’Armata Rossa le accerchiasse e le distruggesse.

In precedenza la stessa strategia era stata adottata dalle truppe tedesche nei confronti di quelle russe, ma la manovra a tenaglia pure era fallita.

Non è un caso che l’offensiva dei russi contro i tedeschi iniziasse nel mese di novembre, quando la temperatura era oltre i 20° sotto zero, l’esercito tedesco era già stremato dai lunghi mesi di contrasto da parte di quello russo, e aveva già subito oltre 500.mila perdite.

Praticamente i tedeschi avevano fatto lo stesso errore commesso da Napoleone tra giugno e dicembre 1812, 130 anni prima, quando aveva tentato l’invasione della Russia ed era stato sconfitto nello stesso periodo invernale.

La mancata conquista di Mosca da parte dell’esercito tedesco precluse la realizzazione del piano strategico dell’Alto comando, che, nel quadro della organizzazione dell’ “Operazione Barbarossa” (era questo il nome in codice che l’esercito tedesco le aveva dato), prevedeva la conquista della capitale russa prima del sopraggiungere dell’inverno e costituiva,  insieme alla sconfitta dell’Inghilterra, il secondo significativo punto di svolta nel conflitto a favore dei tedeschi.

La mancata conquista di Mosca e la sconfitta subita con l’Inghilterra furono i due punti di non ritorno della Seconda Guerra Mondiale.

Infatti, mentre l’Inghilterra faceva già parte dell’alleanza con gli Usa che stavano per entrare in guerra, l’attacco della Wehrmacht alla Russia sciolse le riserve che la stessa aveva sull’alleanza con la Germania e la indusse a organizzarsi per attaccarla da est.

Indubbiamente quella battaglia non fu indolore per entrambi gli eserciti. In quello tedesco vi furono travagli enormi, in quanto, allorquando Hitler si rese conto che le truppe tedesche non riuscivano a realizzare l’invasione di Mosca, intervenne direttamente facendo cadere parecchie teste, e ci furono molte sostituzioni di alti comandanti.

Nell’esercito sovietico, invece, non ci fu questo travaglio, piuttosto si dovette arginare la sfiducia delle truppe, anche a livello medio, che inizialmente erano state molto provate dai successi sul campo dell’esercito tedesco, prima che arrivasse l’inverno.

Ma torniamo al quesito iniziale; perché, a battaglia già vinta, Stalin ritenne di impartire, il 28 luglio 1942, il suo famoso ordine 227 il quale prevedeva, fra l’altro che nessun comandante aveva il diritto di ritirarsi senza un ordine in tal senso; chiunque lo avesse fatto, sarebbe stato giudicato da un tribunale militare composto da uomini di grado superiore per anzianità di servizio.

L’ordine 227 stabiliva che in ciascun fronte potevano essere creati da 1 a 3 battaglioni di disciplina composti da circa 800 uomini tra ufficiali inferiori e superiori accusati di diserzione, i quali erano poi inviati nelle zone più pericolose della prima linea in modo che scontassero lì la pena, per essere riabilitati in caso fossero sopravvissuti.

Ciascun fronte doveva anche creare analoghi battaglioni per soldati e sottufficiali.

Alla fine del 1942 nei battaglioni di disciplina vi erano 25.mila uomini, i quali aumentarono fino a contarne circa 178.mila nel 1943. Il numero si ridusse nei successivi due anni fino a 143.mila nel 1944, e a 82.mila nel 1945.

In totale, ai battaglioni di disciplina furono assegnati 428.mila soldati durante il corso della guerra. Questo numero va però messo a confronto con gli oltre 34,5 milioni di uomini e donne che prestarono servizio nell’esercito sovietico durante la seconda guerra mondiale.

Rimane l’originario dubbio, perché quell’ordine fu impartito con tanto ritardo?

La spiegazione è che, nonostante la vittoria, l’esercito sovietico aveva notevolmente risentito del lungo semestre bellico, e molti soldati di ogni grado erano stremati e pronti a lasciarsi andare.

Questo fu il motivo per il quale Stalin fu costretto ad intervenire duramente, anche in ritardo, emanando quell’ordine, nel testo del quale si legge anche: “Ogni comandante, soldato dell’Armata Rossa e commissario politico dovrebbero capire che i nostri mezzi non sono illimitati. Il territorio dello stato sovietico non è un deserto, ma un luogo abitato da persone: operai, contadini, intellighenzia, i nostri padri, madri, mogli, fratelli, figli. Il territorio dell’URSS che il nemico ha catturato e mira a catturare rappresenta la perdita del pane e di altri prodotti essenziali per l’esercito; il metallo e il combustibile per l’industria per le fabbriche, gli impianti di produzione che forniscono all’esercito armi e munizioni, ferrovie. Dopo la perdita dell’Ucraina, della Bielorussia, delle repubbliche baltiche, di Donetsk e altre aree abbiamo molto meno territorio, molte meno persone, pane, metallo, impianti produttivi e fabbriche. Abbiamo perso più di 70 milioni di persone, oltre 800 milioni di libbre di pane ogni anno e oltre 10 milioni di tonnellate di metallo ogni anno. Ora non abbiamo più la superiorità numerica sui tedeschi, nelle riserve di pane. Ritirarsi ulteriormente significa danneggiare noi stessi e allo stesso tempo sprecare la nostra Patria… Quindi, non un passo indietro! Questo dovrebbe da ora essere il nostro slogan!”.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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