“Beati i poveri in spirito, perché si essi è il regno dei Cieli”, aveva predicato Cristo.
Si è sempre fatto un gran parlare, specialmente negli ultimi anni, delle ricchezze della Chiesa, confondendo spesso, in un unico calderone, tante entità diverse della stessa, che andrebbero sempre tenute separate.
Ma non sempre ciò avviene in quanto fa comodo a chi critica aspramente che la Chiesa non segua alla lettera gli insegnamenti di Cristo, messi in pratica da tanti Santi, ora insistentemente predicati da Papa Francesco, specialmente se messi in relazione al tenore di vita di tanti Principi della Chiesa i quali, oltre ad avere cospicui appannaggi semisconosciuti, godono anche di ben altri privilegi, come ad esempio i fastosi appartamenti, un esempio dei quali è dato da quello occupato dall’ex Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, del quale Papa Francesco si liberò appena eletto, dopo aver dato egli stesso l’esempio di non occupare quello riservato al Papa, andandosene a vivere a Santa Marta in un alloggio molto meno importante, e dopo aver rinunziato a tanti altri privilegi dei precedenti Pontefici.
Bertone abita in un super-attico di circa 700 mq al terzo piano di Palazzo San Gallo, accanto a Santa Marta, dove abita Papa Francesco.
Papa Francesco alloggia in uno degli appartamenti, molto più modesto, nel complesso di Santa Marta, nel quale c’è anche una Chiesa nella quale celebra quotidianamente la Santa Messa quando non ha impegni pubblici che lo portano a celebrare altrove.
Per molti lo sfarzo delle cattedrali, gli eventi che hanno coinvolto alcuni prelati, e la quantità di beni mobili e immobili del Vaticano rappresentano lo scandalo dei nostri giorni; beni mobili, immobili, somme di denaro: molti sono i dubbi e le perplessità sul patrimonio della Capitale del cattolicesimo.
Ma è sbagliato confondere con il Vaticano la Chiesa nella sua totalità, in quanto il Vaticano è solo la sede che ospita il Pontefice e tutta la burocrazia necessaria per guidare circa 1 miliardo e 550 milioni, in costante crescita, di cattolici nel mondo.
Spesso, nel linguaggio comune, i termini Chiesa cattolica, Vaticano e Santa Sede sono utilizzati come sinonimi. In realtà, si tratta di concetti che, pur ruotando attorno alla figura del Sommo Pontefice, hanno significati molto diversi.
Vediamo perché.
La nozione di Chiesa cattolica ha natura prettamente spirituale. Essa si identifica con l’assemblea del popolo di Dio della quale fanno parte tutti i credenti battezzati.
La Chiesa opera in tutto il mondo attraverso le Diocesi (con a capo un vescovo) e le singole parrocchie, ossia le sue diramazioni territoriali. Capo della Chiesa è il Papa nella sua qualità di successore di Pietro: egli è il punto di riferimento religioso per tutti i cattolici.
La Santa sede è l’ente giuridico attraverso il quale il Santo Padre amministra la Chiesa cattolica. E’ un organismo di diritto internazionale composto dal Papa e dal complesso degli organismi che, nel loro insieme, costituiscono la Curia romana.
Per fare un parallelismo che ci permette di cogliere meglio il concetto possiamo equiparare, seppur con le dovute differenze, la Santa sede al Governo dell’Italia. Il Sommo Pontefice corrisponde al Presidente del consiglio, gli altri organismi rappresentano i singoli ministri e tutti insieme costituiscono il Consiglio dei Ministri.
La Sede Apostolica rappresenta la Chiesa e il Vaticano sia nelle relazioni interne sia nelle relazioni con le altre Nazioni attraverso i suoi ambasciatori (cosiddetti Nunzi Apostolici) e le visite diplomatiche ricevute dal Papa.
La Città del Vaticano è uno Stato, autonomo e indipendente, nato nel 1929 a seguito della stipula dei cosiddetti Patti Lateranensi, ossia degli accordi sottoscritti dal Regno di Italia con la Santa Sede per regolare i reciproci rapporti.
Il Vaticano è geograficamente collocato sul suolo italiano, ma non è assoggettato al nostro ordinamento. Si parla, in questi casi, di Stato enclave per indicare un territorio circondato dai confini di un altro Paese con cui condivide lingua e tradizione. Tale città ha dimensioni molto ridotte, ma è dotata di tutti gli elementi distintivi di una comunità sovrana.
- Il Capo di Stato è il Papa, al vertice della monarchia assoluta, ossia della forma di governo che contraddistingue tale territorio. Egli concentra in sé tutti i poteri di direzione e gestione nazionale.
- La bandiera, con i tipici colori bianchi e gialli e le chiavi di san Pietro al centro.
- Un esercito costituito dalle guardie svizzere, che hanno il compito di tutelare la persona del Papa, e dalla Gendarmeria che svolge funzioni di vigilanza, sicurezza e protezione civile all’interno dello Stato.
- La moneta: a seguito degli accordi finanziari stipulati con l’Italia nel 2002, è stata adottata l’euro vaticano, ossia la moneta europea coniata dalla banca della Città.
- L’ordinamento giuridico, costituito da un complesso di norme giuridiche autonome che prendono in nome di diritto canonico e diritto ecclesiastico.
Da queste brevi informazioni si può dedurre che quando si parla di ricchezza della Chiesa Cattolica si fa un errore, perché tale realtà si sostiene soltanto con le donazioni liberali dei fedeli e con i fondi dell’otto per mille.
Il problema che si pone riguarda, invece, il Vaticano nella sua accezione di Stato territoriale.
Il patrimonio del Vaticano è cospicuo e non è facile da determinare. Per individuare esattamente il suo ammontare molti economisti si sono cimentati in complessi calcoli matematici e valutazioni monetarie.
Le difficoltà nella stima riguardano soprattutto la varietà degli elementi che lo costituiscono: esso, infatti, deriva da decenni di storia ed è composto da opere d’arte, chiese, donazioni, conventi, musei, testamenti. Si tratta di beni che rappresentano una ricchezza per l’intera umanità, ma che sono gestiti direttamente ed esclusivamente dalla Città del Vaticano.
Tale Stato, come avviene in tutti i contesti nazionali, ha una precisa organizzazione interna ed esercita le proprie prerogative attraverso enti con specifiche funzioni (Segreteria di Stato, Dicasteri, Tribunali, Pontifici Consigli e così via). Tra questi, assume particolare rilievo lo Ior – Istituto delle Opere Religiose: è un ente che provvede alla custodia dei beni mobili e immobili ad esso trasferiti e destinati alle opere di religione e carità.
Dello IOR, conosciuto anche come Banca del Vaticano, si è molto parlato in passato, all’epoca del Cardinale statunitense Paul Casimir Marcinkus, il potente Presidente dello stesso, essendo diventato il crocevia di traffici illegali e al centro di numerose attività collegate a vari finanzieri italiani, tra i quali Roberto Calvi, poi trovato impiccato sotto il ponte sotto il ponte dei Frati Neri sul Tamigi a Londra, il faccendiere Michele Sindona pure trovato morto in carcere, coinvolto nel crack del Banco Ambrosiano, alla presunta morte di Papa Giovanni Paolo I, e persino alla scomparsa di Emanuela Orlandi e dell’amica Mirella Gregori, a loro volta collegate con l’attentato a Giovanni Paolo II.
Insomma certamente non il massimo della trasparenza, intrighi e segreti che ancora oggi, a distanza di oltre 40 anni, fanno riflettere sul ruolo centrale dello IOR, e sui danni che esso ha portato al Vaticano e alla Chiesa cattolica in genere.
Sulla base dei dati forniti dal sito del Vaticano, nel 2018 lo Ior ha gestito un utile netto di circa 17 milione di euro. La sua attività e le operazioni poste in essere sono assoggettate alle leggi e ai regolamenti locali: una carenza di controlli negli anni passati ha provocato gli scandali di cui si è abbondantemente parlato in molte trasmissioni televisive.
Accanto allo Ior c’è l’Apsa – Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, che ha il compito di gestire i beni mobili e immobili necessari al funzionamento della Curia romana. Si tratta, in altri termini, della vera e propria banca centrale del Vaticano: essa emette la moneta nazionale e si occupa degli investimenti e del mercato azionario del proprio Stato.
Non si hanno dati certi sul valore dei beni gestiti dall’Apsa, ma secondo alcuni studiosi del settore, si va dai due ai sette miliardi di euro.
“Beati i poveri in spirito, perché si essi è il regno dei Cieli”, aveva predicato Cristo; purtroppo però la povertà di spirito mal si concilia con le reali esigenze della vita, con il necessario sostegno alla organizzazione delle strutture, e può essere praticata solo all’interno dei nostri cuori.