Per distoglierci dall’assillo del Covid e dei vaccini ci dedichiamo ad una vicenda che ha del grottesco.

A Carpi (MO) ventisei antifascisti sono in attesa di sentenza per essersi avvicinati nel 2017 a un presidio di Forza Nuova, che è notoriamente una esponente, spesso violenta, del radicalismo di destra.
In quella occasione uno degli antifascisti cantò la canzone che distingue l’antifascismo, e connota i movimenti di sinistra:  “Bella Ciao”.

L’accusa si basa sull’art. 18 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, emanato durante il regime fascista, mai abrogato, benché in contraddizione con la libertà di riunione e di espressione sancite dalla Costituzione italiana.

I difensori hanno chiesto la completa assoluzione di tutti i 26 antifascisti alla sbarra, e la messa in discussione di una legge anacronistica e di chiaro stampo liberticida, tanto più se applicata in questi termini con il chiaro scopo di contrastare l’azione antifascista, che da qualche anno sembra tornata in piazza più bellicosa di prima, grazie anche a non poche aperture dell’ex Ministro degli Interni.

Gli antifascisti di tutta Italia hanno chiamato alla mobilitazione tutte quelle realtà, movimenti e singoli cittadini e cittadine che si definiscono antifascisti, lanciando sul web una petizione.

Una mobilitazione virtuale ma anche e soprattutto fisica, con esplicito invito a partecipare e organizzare presidi e iniziative a supporto dei e delle compagne colpiti/e da repressione!

La storia è la seguente.

La sera del 4 agosto 2017, a Carpi si tenne una manifestazione di Forza Nuova, autorizzata dalla Questura, davanti a un palazzo destinato dall’amministrazione comunale a ospitare alcuni richiedenti asilo, al grido di ’Stop accoglienza business’.

Una novità per la città, una parte della quale si mobilita spontaneamente per dimostrare quanto ritenesse inaccettabile il presidio di una organizzazione di estrema destra, ispirata a principi razzisti, neofascisti e xenofobi, ai quali era stata consentita manifestare anche davanti alle abitazioni di privati cittadini.

Sindaco, ANPI, ARCI, CGIL e il mondo dell’associazionismo organizzano in zona stadio un presidio democratico e antifascista in concomitanza con la manifestazione di Forza Nuova.

Tanti parteciparono, altri si recarono direttamente sul luogo del ritrovo dei militanti di estrema destra, altri ancora al termine del presidio in piazza si ritrovano lì, con l’intenzione di dimostrare pacificamente il proprio dissenso.

I “forzanuovisti” iniziarono a inveire contro chi non era dalla loro parte, i due gruppi si fronteggiavano ai due lati della strada, Via Carlo Marx, separati dagli agenti della Polizia, brandendo bandiere e bastoni e i poliziotti ebbero anche difficoltà ad evitare che i due gruppi entrassero in contatto. Un agente di polizia in borghese, venne colpito alla testa con un’asta, con tanta violenza da dover ricorrere al Pronto Soccorso per il trauma cranico subito.

Tanti cittadini, anche non partecipanti allo schieramento, cantarono Bella Ciao e altri canti popolari pure dai balconi.

Tutto si concluse alle ore 22 con la partenza dei militanti di Forza Nuova, venuti anche da altre zone, scortati dalla polizia.

Un mese dopo, il 1° settembre, Forza Nuova tornò a manifestare a Carpi. La città venne militarizzata, le vie intorno al ritrovo chiuse, le forze di polizia impiegate furono il quadruplo di quelle di agosto.

Di nuovo si tenne in contemporanea un presidio antifascista di cittadini, tenuto a distanza da agenti e transenne.

Nella primavera del 2018 le elezioni consegnano il governo della città al centrodestra. Subito dopo, a maggio, dal Tribunale di Modena arrivarono ventisei notifiche di condanna per manifestazione non autorizzata ad altrettante persone antifasciste che avevano manifestato in zona stadio la sera del 4 agosto 2017: il  procedimento venne rubricato come ’decreto penale di condanna inaudita altera parte’ – ovvero condanna in assenza delle parti e senza processo; una pena già assegnata la cui unica alternativa per chi la riceve è l’avvio dell’iter di opposizione e l’apertura di un processo.

Tra i ventisei era stato citato (e condannato) anche un ragazzo che quella sera non si trovava a Carpi, mentre a un altro era contestato il possesso di un tirapugni che non risulta avesse mai avuto con sé. La condanna prevedeva per ciascuno quindici giorni di arresto commutati in ammenda di 1.125 euro.

Nella stessa notifica comparivano anche altre due condanne a militanti di Forza Nuova per aggressione (al poliziotto ferito e al gruppo degli antifascisti): un mese di arresto commutato in ammenda di 2.250 euro.

Due cose colpiscono: la singolarità dell’accusa, che condanna 26 persone andate spontaneamente sul luogo della manifestazione, e l’evidenza dell’applicazione di due pesi e due misure, laddove la violenta aggressione fisica da parte di un esponente di Forza Nuova – autorizzato a manifestare – è punita con un migliaio di euro in più rispetto alla presenza pacifica alla medesima manifestazione, ma con una opinione diversa, di cittadini liberi, tra i 20 e i 60 anni, che non immaginavano di dover chiedere alcun permesso per spostarsi di casa quella sera.

Altro peso ancora, inspiegabile rispetto alle pene previste per chi ha usato violenza, è utilizzato nei confronti di chi è accusato di possedere, senza aver usato, un tirapugni: 4 mesi di carcere commutati in 9.000 euro di multa.

Una terza singolarità è l’elevato numero dei condannati: circa un terzo di chi assisteva quella sera sgomento allo squallido spettacolo dei dimostranti di Forza Nuova è raggiunto dal decreto penale.

Il solo fatto di essere lì, quella sera, per il Tribunale di Modena costituirebbe reato.

Non si tratta di semplici denunce ma della emissione di decreti penali di condanna con esecuzione immediata, salvo immediata opposizione da parte delle persone coinvolte.

I 26 condannati nominarono un avvocato difensore e rintracciarono i testimoni necessari per la futura udienza.

Dopo altri due anni e mezzo i testimoni dell’accaduto vennero convocati in Tribunale all’udienza fissata per il 5 febbraio 2021.

Nel corridoio fuori dall’aula 11 del Tribunale di Modena ci sono state una ventina di persone in attesa di testimoniare, nonostante lo spazio ridotto: il Covid non sembra esistere se non per i cartelli ’Non sedersi qui’.

Fra i primi a deporre c’era una donna che ha raccontato come siano andate le cose quella sera: Il P.M. le chiede se quella sera ha cantato, lei risponde di sì. Le viene domandato se possa essere più precisa, se ricorda quale canzone, lei risponde “Bella Ciao”. La deposizione viene a questo punto interrotta dal giudice e la testimone deve nominarsi seduta stante un avvocato, poiché si profila anche per lei la stessa accusa a carico dei condannati: manifestazione non autorizzata, in base all’articolo 18 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) che punisce chi prende parola in una riunione pubblica come se ne fosse l’organizzatore.

Secondo il PM, aver cantato “Bella Ciao” equivale ad aver preso parola e ad aver organizzato una riunione senza permesso.

L’assurdità della situazione è superata solo dall’incredulità per l’accanimento, che continua anche nei confronti degli altri testimoni, ai quali viene ripetutamente chiesto se abbiano cantato o sentito qualcuno cantare quella sera.

A una ragazza viene chiesto di cercare di ricordare quali, se fossero “canzoni di Claudio Baglioni o piuttosto canti politici”.

A Modena, nel 2021, è quindi in corso un processo nei confronti di uomini e donne che hanno cantato “Bella Ciao” per esprimere il proprio dissenso nei confronti di una manifestazione di Forza Nuova, nella quale la violenza è venuta dagli stessi dimostranti di FN regolarmente autorizzati.

E’ come se il processo si svolgesse contro quella canzone.

La condanna verrebbe comminata in base all’art. 18 del TULPS (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza), legge emanata nel 1931 durante il regime fascista in un quadro di generale repressione del dissenso, che avrebbe dovuto essere abrogato da anni, perché in contraddizione con due articoli della Costituzione italiana: l’art.17, che sancisce la libertà di riunione, e l’art. 21, che garantisce la libertà di espressione del proprio pensiero, tanto che la stessa Corte Costituzionale è intervenuta più volte per dichiarare l’incostituzionalità di varie parti di tale articolo.

Nel 2011 a Isernia si tenne un analogo processo, conclusosi con l’assoluzione di sette antifascisti che cantarono “Bella Ciao” nel corso di un’assemblea pubblica.

L’assoluzione si è accompagnata al deferimento presso la procura e in sede disciplinare del pubblico ministero e del giudice per le indagini preliminari per verificare l’ipotesi di abusi giudiziari a danno degli antifascisti assolti.

La sentenza del processo di Carpi è fissata per il 23 aprile 2021.

Alla vigilia del 77° anniversario della Liberazione dal nazifascismo si saprà se a Modena cantare “Bella Ciao”, costituisce reato.

Ci sarebbero cose più serie a cui pensare, evidentemente il Tribunale di Modena non ha cose più importanti di cui occuparsi.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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