scritto da Nino Maiorino - 04 Luglio 2022 09:18

Assalto a Capitol Hill

Il Campidoglio degli Stati Uniti, unanimemente, pure se impropriamente, noto come “Capitol Hill”, è la sede ufficiale dei due rami del Congresso, il parlamento federale, nel quale Camera e Senato approvano le leggi valide per tutti gli Stati.

Il 6 gennaio del 2021 è una giornata da non dimenticare, rimarrà della storia degli Usa come il tentativo di un colpo di stato organizzato dal Presidente Donald Trump per rovesciare il risultato delle urne che avevano dato vincente, al di là di ogni dubbio, il suo sfidante Joe Biden, così come già varie commissioni di inchiesta, ripetuti conteggi di schede, e molti influenti personaggi repubblicani, quindi dello stesso partito di Trump, avevano confermato.

E non lo hanno mai smentito, confermandolo anche dinanzi alla Commissione di inchiesta che ad inizio giugno ha avviato i lavori per accertare quale sia stato il ruolo dell’ex Presidente Trump in quella drammatica circostanza.

Per chi non lo ricordasse, una folla violenta di facinorosi sostenitori di Trump, il 6 gennaio 2021 assaltò la sede del Parlamento Usa riunito per proclamare ufficialmente la nomina di Biden.

La folla si riversò all’interno del palazzo, senza che nessuno la fermasse (si parlò di una specie di connivenza da parte dei servizi di sicurezza), alcuni erano armati, ci furono cinque morti, la cosa non ebbe maggiori conseguenza grazie a alcuni agenti interni che riuscirono a dirottare gli assalitori per non farli accedere alle aule parlamentari. Solo dopo venne schierata la Guardia nazionale a difesa.

L’evento va inquadrato in un termine che gli studiosi usano in talune occasioni, la cosiddetta “Democratura – Democrazia e Dittatura”, una democrazia illiberale che è una pseudo-democrazia.

L’Enciclopedia Treccani la definisce un “Regime politico improntato alle regole formali della democrazia, ma ispirato nei comportamenti a un autoritarismo sostanziale”.

Il termine, coniato da Eduardo Galeano,  scrittore, giornalista e saggista uruguaiano, una delle personalità più autorevoli e stimate della letteratura latinoamericana, indica la convivenza di elementi democratici e autoritari all’interno di un modello definito “democrazia ristretta o dittatura costituzionale”.

C’è chi sostiene che un governo democratico illiberale non sarebbe assimilabile ad una vera dittatura, dove la figura di una sola persona accentra su di sé tutti i poteri con un vero regime totalitario.

Ma Giovanni Sartori, esperto di scienze politiche universalmente riconosciuto, qualche tempo fa sul Corriere della sera ha scritto: “Una democrazia a-liberale è una democrazia totalitaria”.

Gli esempi sono numerosissimi, primo fra tutti quello della Russia di Putin nella quale le votazioni per l’elezione del parlamento o del Capo dello Stato sono solo una farsa, una presa in giro, un orpello che potrebbe essere tranquillamente eliminato.

D’altronde, lo ha ammesso persino Putin il quale ha dichiarato: “La Russia non può essere una democrazia perché se lo fosse non esisterebbe”.

Purtroppo quello russo non è il solo caso, è in buona compagnia con la Turchia di Erdogan, e di tante altre pseudo-democrazie, chiamate tali solo perché il popolo è chiamato formalmente alle urne (qualcuna ce n’è pure all’interno della UE), dove non ci sono organismi di controllo, non ci sono pesi e contrappesi come in una vera democrazia

Pesi e contrappesi che fortunatamente nella democrazia Usa esistono, tant’è che Trump è formalmente sotto inchiesta per gli avvenimenti di Capitol-Hill.

I lavori della Commissione sono iniziati il 10 giugno scorso e Il Presidente della stessa ha subito ammesso: “Il complotto non è finito la democrazia resta in pericolo; vi fu un sofisticato piano in sette parti dell’ex presidente per ribaltare il risultato elettorale”.

Testimonianze, racconti inediti, documenti drammatici: la prima udienza ha tracciato le linee guida di quello che l’America dovrà attendersi nelle prossime settimane, con le altre audizioni speciali: la continuazione del processo a Trump e alla sua commistione con i rivoltosi, a cominciare dai Proud Boys, il gruppo di estremisti di destra che recitò un ruolo chiave nell’indirizzare i rivoltosi verso Capitol Hill.

“Trump -ha dichiarato Liz Cheney, membro repubblicano isolato dal suo stesso partito- non solo non ha condannato l’assalto, ma l’ha difeso. Ha convocato i teppisti, li ha messi insieme e poi ha acceso la fiamma di questo attacco”.

Cheney ha parlato di un “sofisticato piano in sette parti”, da parte dell’ex presidente, per ribaltare il risultato elettorale e il corso della storia. Il presidente della commissione, Bennie Thompson, ha parlato di “tentato colpo di stato” e messo in guardia: “Il complotto non e’ finito, la democrazia resta in pericolo”.

Nella prima parte dell’udienza la Commissione ha puntato a smontare il grande teorema trumpiano della frode elettorale: dalla dichiarazione dell’allora Attorney General, William Barr, che confessa come le accuse di brogli “siano una ca…ta.” (ha usato il termine “bullshit”), poi quella dei consiglieri dell’allora presidente, che allo stesso Trump avevano detto che le elezioni erano state regolari e lui aveva davvero perso.

E’ stata anche ascoltata la testimonianza di Brad Raffensperger, Segretario di Stato della Georgia, il quale ha ribadito che all’epoca Trump gli chiese di trovare 11780 schede da contrassegnare a suo favore per ribaltare il risultato elettorale, cosa che Raffensperger rifiutò.

Le conferme più inattese arrivano dai familiari di Trump, a cominciare dalla figlia Ivanka, che in una testimonianza registrata in video ammette: “Non c’erano prove” per affermare che il voto era stato rubato, come ha sempre sostenuto, e ancora sostiene, il padre. Nello spezzone mostrato viene chiesto a Ivanka cosa pensasse della dichiarazione dell’allora Attorney general, Barr, secondo il quale le elezioni erano state regolari. “Ha avuto un impatto sulla mia prospettiva – ha risposto Ivanka – io ho stima dell’Attorney general Barr, per cui ho accettato quello che sosteneva”. D’altra parte Ivanka Trump già all’epoca lo aveva dichiarato.

I video registrati durante l’assalto al Campidoglio mostrano il ruolo dei Proud Boys, a cominciare dal leader, Joseph Biggs, quando avvicina una persona e gli dice di guidare il gruppo ad attaccare la polizia. Nella confusione dell’orda, appaiono uomini che si muovono in modo preciso. Sono quelli dei Proud Boys, incriminati di recente per “terrorismo domestico”, l’accusa più grave alle centinaia di persone che sono sotto processo da mesi.

Le immagini drammatiche, alcune inedite, si incrociano con le testimonianze di altri membri del gruppo estremista, tra cui Enrique Tarrio, da cui si capisce che gli estremisti del gruppo erano stati aizzati da Trump e dal suo entourage.

Davanti a questa sfilata di personaggi violenti, accecati dalla rabbia, alla fine sono arrivate le testimonianze del documentarista inglese Nick Quested, che ha filmato i Proud Boys, e soprattutto di Caroline Edwards, la poliziotta-eroina rimasta ferita durante l’assalto, la giovane donna che provò con tutte le forze a fermare i rivoltosi.

La storia di questa donna ha finito per consegnare un messaggio di speranza, come ha ricordato il presidente della commissione Thompson nel ringraziamento finale, per una donna che, dopo essere svenuta in seguito all’aggressione, si è ripresa ed è andata a dare una mano ai colleghi. “Con il suo coraggio -le ha detto Thompson- lei non ha solo protetto i suoi colleghi, non ha solo protetto tutti noi, ma la democrazia. Ci auguriamo di rivederla presto, guarita completamente, e con la sua divisa”.

Frattanto Trump continua a fare il doppio gioco, sulla sua piattaforma social “Truth” da un lato smentisce il suo coinvolgimento e la sua regia, dall’altro ha definito l’attacco al Congresso come il “più grande movimento di storia del nostro paese”, dimostrando così anche una grande ignoranza, perché altri grandi e ferali avvenimenti vi sono stati nella storia americana.

Comunque finora ciò che è emerso confermerebbe le sue totali responsabilità.

La commissione ha già intervistato più di mille testimoni ed esaminato più di 140.000 documenti.

I lavori che seguiranno saranno ripresi dai più importanti net-work internazionali ABC, CBS, NBC e CNN, Fox News, il canale preferito dai conservatori, e saranno trasmessi in diretta.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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