I compagni della lotta di liberazione la conoscevano con il nome di battaglia “Chicchi”. Le sue avventure sono state raccontate da Roberto Rossellini nell’episodio di Firenze del celebre film Paisà. Teresa Mattei, detta Teresita, è stata una partigiana e politica italiana. Alla fine della guerra, si candidò all’Assemblea Costituente, diventando a soli 25 anni la più giovane delle ventuno donne che fecero parte della prima Assemblea Costituente.
Oltre che per le sue lotte per le donne e in difesa del mondo dell’infanzia (femminista e ragazza madre, nel 1947 fondò l’Ente per la Tutela morale del Fanciullo), la Mattei è nota anche per essere la donna che scelse la mimosa come fiore per la Giornata Internazionale della Donna in Italia.
Era il 1946 e si decise di celebrare tale data con un fiore simbolo. Teresa Mattei, attraverso un’esposizione esuberante convinse il Partito comunista e le donne dell’Udi (Unione donne italiane), ad adottare questo fiore come simbolo della ricorrenza. Adottare la mimosa – fiore che sboccia proprio ai primi di marzo, fiore povero, fiore che si trova anche nei campi – come simbolo significò dar voce a tutte e a tutti: ai più poveri, alle classi meno abbienti escluse ed emarginate. Non fu solo l’emblema dell’emancipazione femminile, ma anche quello di una società in rinascita dopo la tragedia della guerra e in rapido mutamento attraverso ideali di libertà e uguaglianza.
Inoltre, la mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette, ha spiegato la stessa Mattei anni dopo: “Mi ricordava la lotta sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente. Ancora oggi a tanti anni di distanza, mi commuovo quando vedo nel giorno della festa della donna tutte le ragazze con un mazzolino di mimosa e penso che tutto il nostro impegno non è stato vano”.
A Teresa Mattei dobbiamo “l’invenzione” di due parole fondamentali della nostra Costituzione L’8 marzo del 1947, infatti, prese la parola in aula e chiese di apportare una correzione a un articolo della Costituzione. Chiese l’inserimento dell’espressione “di fatto” al comma secondo dell’articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Nel 1955 fu radiata dal Pci perché contraria allo stalinismo e alla linea togliattiana, ma la sua lotta e il suo impegno in favore dei diritti delle donne e dei minori, durò fino alla morte avvenuta nel 2013 a Usigliano di Lari all’età di 92 anni.
Celebre un botta e risposta con un deputato liberale a proposito dell’uguaglianza tra sessi all’interno della magistratura: al “Signorina, ma lei lo sa che in certi giorni del mese le donne non ragionano?” del politico, lei rispose: “Ci sono uomini che non ragionano tutti i giorni del mese”.