Messaggio natalizio dell’Arcivescovo Mons. Orazio Soricelli
Durante l’Avvento la Chiesa ci propone un tempo, nel quale educarci a saper attendere qualcuno; e per noi cristiani quel Qualcuno è Gesù il Cristo.
Siamo chiamati a sognare, progettare e iniziare a realizzare quei “cieli nuovi e terra nuova” che la venuta del Figlio di Dio ha pensato per noi.
Siamo chiamati ad un futuro che includa un radicale ripensamento del nostro modo di essere uomini e donne in questo nostro tempo.
In questa grande sfida ci viene incontro, il ricordo del giorno in cui – 800 anni fa – san Francesco d’Assisi, a Greggio, inventò il presepe. Il presepe pensato per essere il luogo dove raccogliere silenzio ed essenzialità, povertà e mistero, stupore e raccoglimento, preghiera e contemplazione: coordinate umane prima e spirituali poi per coniugare nella nostra quotidianità lo stile e le modalità con le quali ridare bellezza al nostro tempo.
Nella notte i pastori seguono una luce, si lasciano interrogare da una ricerca e da una domanda aperta: sono ascoltatori di voci, cercatori di segni, bisognosi di luce. E sono capaci di uscire, di lasciare le loro occupazioni per mettersi in cammino, per inseguire una luce che è fuori ma anche dentro loro: è luce di speranza. Anche noi probabilmente vivremo il Natale con un’inquietudine nel cuore, con una ricerca, colmi delle tante sofferenze che appaiono sovrastanti di questo tempo. Noi uomini e donne di fede possiamo essere portatori di disperazione o di speranza nella nostra vita; il Natale ci obbliga a scegliere da che parte stare, cosa annunciare, Chi annunciare, con quale stile annunciare!
Il mio augurio è quello di impegnarci a costruire la nostra fiducia comune, la speranza condivisa, perché il Natale ci insegni in modo chiaro che l’amore non è rinviabile.
Vi benedico di cuore!
+Orazio Soricelli, arcivescovo