LIBRI & LIBRI Cantico dell’uomo nudo – monologhi e altri testi brevi
Dopo dieci anni Norma D’Alessio da, alla stampa un nuovo libro, presentato il 16 febbraio a Sarno nella villa Lanzara, dal titolo: Cantico dell’uomo nudo – monologhi e altri testi brevi edito da Oèdipus.
Sono frammenti pensieri sospesi. Provare a vedere la continuazione è inutile; meglio un puzzle, fermato da uno scatto, con tutti i suoi colori e l’energia che emana. Il Cantico dell’uomo nudo è questo un condensato di energia e vita, disegnato da parole perfette, che dovevano stare lì e in nessun altro luogo. L’italiano di questa scrittrice, diventata famosa con il libro più bello sull’alluvione di Sarno (1998) Primavera di fango, rasente la perfezione e nello stesso tempo conserva vita. Si conserva, con un ordine ineccepibile, una parola dopo l’altra ci trascina in quel sospiro: così è la vita.
Ma andiamo in ordine, appunto, il libro comincia con un monologo teatrale, un attore che recita se stesso, in fondo. Un attore che cerca nelle parole di Shakespeare quell’oltre che non riuscirà mai a raggiungere. La miseria della sua vita è lì, si fa strada, s’impone senza pietà. La bellezza classica non riesce più a salvarci, è ricoperta di fango, di miseri dettagli insignificanti. L’essere scompare nella materia. Il libro continua in tutti gli altri monologhi così, quello che la scrittrice cerca con parole raffinate, non riesce a tirarla fuori da una costatazione: l’uomo è malato e chiede aiuto. Lo ritroviamo nel bellissimo monologo su Stefano Cucchi, quello sull’emigrato scampato al naufragio, perfino quando è donna: Penelope.
Ricordiamo, a chi lo sa e a chi non lo sa, Norma D’Alessio è un medico, abituata tutti i giorni a vedere i limiti dell’umano e a cercare di superarli. E ritengo che ci riesca, tutte queste pagine sono percorse dalla poesia e dall’umiltà (cosa molto rara in un medico moderno, abituato a vendere verità). Lei è donna e non ha paura ad ammettere i limiti.
“Quando la solitudine chiama ad appello e giro su me stessa di 360 gradi, senza trovare un punto, un solo punto di riferimento e un senso di vertigine mi assale”, il padre “la voce che scuoteva la casa” (cit. p. 117), non c’è più: è morto e con lui la verità assoluta di Dio. È tutta umanità, fragile, quella che percorre il libro di Norma D’Alessio. Un’umanità che giorno dopo giorno cerca una soluzione. La soluzione non la verità, è uno sguardo storico.
Vorrei concludere con le parole della scrittrice: “tutto daccapo, come se il sole fosse veramente caldo, il mare veramente azzurro, il cielo perennemente blu. Tutto daccapo come se gli occhi delle persone ti vedessero …” (cit. p. 146). E rotolando dentro le domande la vita si fa e si disfa. Allora a salvarci è forse la dolcezza della poesia?
Possiamo rispondere con Martin Luther King “La salvezza umana giace nelle mani dei creativi insoddisfatti”, perché di una cosa siamo certi: Norma D’Alessio non smetterà mai di mettersi alla prova.
Norma D’Alessio, è nata a Sarno, dove vive e lavora come medico pediatra. Curatrice e consulente editoriale, ha all’attivo testi poetici, teatrali, narrativi e premiati racconti fantasy. Ha pubblicato Birichinate e fole (Giglio1997), Primavera di fango (Avagliano 1998), Non si dice a me mi (Guida 2001) e, con Oèdipus, il romanzo Nuvole (2004) e raccolte poetiche Di pece e amaranto (2006) e Un pesce e una rondine (2009).