scritto da Redazione Ulisseonline - 09 Febbraio 2025 15:19

Tim-Poste? Un gigante da 28 miliardi di fatturato e 167 mila dipendenti

L’integrazione potrebbe avvenire attraverso una joint venture per la telefonia mobile o una graduale fusione degli asset, per evitare di compromettere la solidità finanziaria di Poste

Con un fatturato aggregato di oltre 28 miliardi di euro, l’eventuale integrazione tra Poste Italiane e Tim farebbe nascere il nuovo gigante italiano delle telecomunicazioni e dei servizi digitali. La nuova entità, che unirebbe l’ex monopolista delle telecomunicazioni con il leader nazionale nei servizi finanziari e postali, conterebbe su una base clienti di oltre 34,6 milioni di utenti mobili e una rete di oltre 12.700 sportelli fisici, diventando così l’operatore con la maggiore capillarità territoriale in Italia.

L’integrazione potrebbe avvenire attraverso una joint venture per la telefonia mobile o una graduale fusione degli asset, per evitare di compromettere la solidità finanziaria di Poste. Con oltre 167.000 dipendenti e un’offerta diversificata che spazia dalla telefonia ai servizi digitali, dalla logistica ai pagamenti elettronici, il nuovo soggetto si candiderebbe a diventare un nuovo polo strategico per il settore tecnologico italiano, con un ruolo chiave anche nella digitalizzazione della Pubblica amministrazione.

È quanto spiega un report del Centro studi di Unimpresa, che ha analizzato le prospettive di una possibile alleanza tra Tim e Poste Italiane, secondo cui, alla luce dei dati finanziari delle due aziende, emerge un quadro di opportunità e criticità che merita un’attenta valutazione da parte degli stakeholder economici e istituzionali: la fusione tra Tim e Poste Italiane porterebbe alla creazione di un operatore integrato in grado di competere su più fronti: telefonia fissa e mobile, servizi finanziari, pagamenti digitali e logistica; l’operazione potrebbe rafforzare la presenza di Poste Mobile nel settore delle telecomunicazioni, trasformandolo da operatore virtuale a provider con infrastruttura propria, mentre Tim potrebbe beneficiare dell’ampia rete di distribuzione di Poste Italiane per consolidare la propria offerta commerciale.

Dal punto di vista finanziario, la nuova realtà erediterebbe da Tim un Ebitda di 5,7 miliardi di euro e una rete domestica che genera oltre 11,9 miliardi di ricavi, mentre Poste Italiane porterebbe in dote un Ebit record di 2,62 miliardi di euro e una posizione finanziaria più solida; la newco potrebbe generare economie di scala significative attraverso la razionalizzazione dei costi operativi e la sinergia tra le rispettive infrastrutture digitali e fisiche. Resta da affrontare la questione del debito di Tim, che ammonta a 25,7 miliardi di euro, una delle principali sfide della fusione.

«L’operazione, che potrebbe ricevere il rapido via libera del governo e delle autorità regolatorie nelle prossime settimane, segnerebbe una svolta epocale nel panorama delle telecomunicazioni italiane, dando vita a un operatore nazionale con la forza di unire innovazione e capillarità territoriale. L’ipotesi di un’operazione tra Tim e Poste Italiane presenta elementi di interesse industriale, ma anche rischi finanziari e regolatori non trascurabili. Il settore delle telecomunicazioni è in evoluzione e, in questo contesto, qualsiasi operazione dovrà essere attentamente ponderata, tenendo conto dell’interesse degli azionisti, del governo e soprattutto del mercato» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, il settore delle telecomunicazioni in Italia è attraversato da una fase di consolidamento: dopo la recente aggregazione tra Fastweb e Vodafone Italia, il mercato si interroga sulle prossime mosse dei principali operatori. Tim, con la recente cessione della rete fissa al fondo KKR, si è trasformata in una società di servizi, mentre Poste Italiane, da anni presente nel settore con Poste Mobile, continua a diversificare il proprio portafoglio di attività, ampliando la gamma di servizi digitali e logistici. (fonte Unimpresa)

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