Cava de’ Tirreni, l’intervento dell’avvocato Marco Senatore sulla crisi del commercio cavese: «Necessaria una visione olistica»
Per farla breve, lo sviluppo del commercio, così come di qualsiasi attività produttiva finanche quelle connesse ai beni immateriali, va inserita in un quadro complessivo di sviluppo del territorio
Riceviamo e pubblichiamo
Nel mio precedente articolo relativo allo stato del commercio locale dal titolo «La crisi del commercio cavese e il sindaco Servalli come lo smemorato di Collegno» clicca qui per leggere, mi sono limitato a criticare l’immobilismo dovuto non solo all’ incapacità di chi amministra la città dal 2015, ma, soprattutto, alla circostanza, non di poco conto, di non aver inserito nei due programmi elettorali un rigo sul commercio.
Come se per questa Amministrazione l’attività commerciale a Cava non esistesse o, peggio ancora, considerato un ramo secco da tagliare e abbandonare al suo triste destino.
Tuttavia, la storia della nostra valle – che è costellata di gloriosi traguardi e significativi riconoscimenti, ma anche di momenti bui e dolorosi- racconta di un popolo che ha cercato sempre di avere un ruolo da protagonista e senza mai rassegnarsi alla congiuntura di forze avverse o alla presunta ineluttabilità del destino. Insomma, nel dna dei cavesi non è presente la rassegnazione, bensì come fattori ereditari prevalgono la laboriosità, la capacità di industriarsi, l’indole reattiva.
Sottovalutare il commercio e l’artigianato è l’ennesima riprova, qualora ve ne fosse ancora bisogno, della incapacità degli attuali amministratori comunali di trovare soluzioni fattibili e sostenibili, soprattutto in un momento come quello attuale caratterizzato da una grave crisi per i conti in rosso del nostro Comune..
Diceva San Francesco «Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile».
Condivido pienamente questa santa affermazione, essendo stato sempre per la politica dei piccoli passi. Una accorta gestione aziendale, anche se pubblica, unita a competenza e professionalità, ha dimostrato come serietà e impegno siano la chiave sicura del successo e della risoluzione dei problemi.
E allora che fare e da dove iniziare?Innanzitutto, occorre avere una visione della città.In altre parole, quali gli obiettivi a breve, lungo e medio termine? Quali le strategie da adottare e le iniziative da prendere?
In altri termini, avere una visione, una prospettiva olistica circa lo sviluppo e la crescita della nostra città. Per farla breve, lo sviluppo del commercio, così come di qualsiasi attività produttiva finanche quelle connesse ai beni immateriali, va inserita in un quadro complessivo di sviluppo del territorio.
Da qui la necessità di avere una visione del commercio più ampia, più moderna, non esclusivamente settoriale, nella convinzione che la crescita del territorio riguarda tanto il commercio quanto la cultura, tanto l’ambiente quanto la mobilità urbana, tanto i servizi alla persona quanto la qualità della vita, e così di questo passo.
Possiamo, tanto per fare un esempio banale, pensare allo sviluppo del commercio del nostro borgo porticato senza pensare a trasporti pubblici adeguati e ad una mobilità urbana calibrata sulle esigenze dei cittadini-clienti? O ad aree di sosta facilmente ed economicamente fruibili nonché ad un sviluppo green del territorio? O ancora dalla sicurezza alla digitalizzazione? E perché no da un’offerta culturale stimolante o dalla diffusione gratuita del wifi?
Questo per dire e ribadire che il commercio, così come qualsiasi altra attività, non è un pezzo a sé stante, bensì la declinazione di un’unica problematica, ovvero la crescita e lo sviluppo della città nel suo insieme. In altri termini, repita iuvant, avere un approccio olistico, ovvero guardare alla città come un corpo unico e non come il risultato di pezzi autonomi e staccati l’uno dall’altro.
Questa deve essere l’impostazione di fondo.
Poi, occorre darsi delle direttrici di marcia su cui incalanare tutte le azioni politico-amministrative che devono assicurare il rilancio e un futuro alla nostra città.
Si può e si deve discutere quali debbano essere queste direttrici di marcia. A mio avviso le priorità vanno date certamente almeno alla cultura e alla formazione, che dovrebbero essere le scelte forti capaci di ridare una ricaduta positiva su tutto il tessuto socio-economico e produttivo della città, in primo luogo al commercio e all’offerta turistica. Certo, è scontato che in generale deve essere curata la vita della città e dell’Ente comunale in tutti i suoi aspetti con un approccio, come dicevamo prima, di tipo olistico, nel senso che tutto va tenuto insieme: dai conti del comune ai servizi alle persone, dalla macchina comunale da rimettere in sesto ai parcheggi gratuiti o comunque favorevoli alla promozione del commercio, dalla pulizia della città alla lotta agli sprechi per alleggerire il carico fiscale e tariffario sulle famiglie, suglie esercenti, sui titolari di attività produttive.
Se partiamo da questa impostazione di fondo, allora possiamo cominciare a riflettere su come utilizzare al meglio alcuni dei pregiati contenitori che altre realtà vicine a noi non hanno. E’ il caso della Mediateca, di Villa Rende, del Complesso monumentale di San Giovanni, di Santa Maria del Rifugio, ma anche dell’ex Manifattura e di quel che rimane di Palazzo Buongiorno. Non possiamo pensare al rilancio della città, e quindi di attività come quelle commerciali, se non diamo a questi immobili un ruolo virtuoso di poli culturali e formativi, capaci di attirare visitatori, studenti, formatori, nuove energie che ridiano vitalità, vigore, nuova linfa ad una città smorta come adesso, purtroppo, è stata ridotta da questi sciagurati amministratori.
Solo così, e magari ne riparleremo in un prossimo articolo, possiamo ragionare sul Centro Commerciale Naturale,di Internet Marketing, di Consorzio Asi, di azioni mirate per ridare fiato all’attività commerciale metelliana.
Per ora, fermiamoci qui.
avv. Marco Senatore
MERIDIONE NAZIONALE