Ucraina… è giunto il tempo per i costruttori di pace
Ucraina... è giunto il tempo per i costruttori di pace
A quasi otto mesi dall’inizio della guerra in Ucraina la situazione sembra ormai sufficientemente definita.
La Russia si è impantanata nella pianura orientale contesa all’Ucraina. L’invasione si è rivelata un terribile errore strategico che è costato finora un bagno di sangue, con sacrifici e privazioni non solo per chi è al fronte. Diciamo tutta la verità, la Russia ha fallito militarmente ed è stata sconfitta.
Questo da un punto di vista militare. Da quello politico la situazione è più complessa ed in bilico. Putin ha ufficialmente annesso i territori conquistati, e in parte ora liberati e quindi ritornati sotto il controllo delle autorità ucraine.
Un bel guazzabuglio. A maggior ragione se si valutano i rischi legati a questa annessione. Per Putin formalmente quei territori sono in tutto e per tutto madrepatria. Da qui la tentazione di utilizzare armi atomiche per avere la meglio sulle truppe di liberazione ucraine. Certo, si tratta di bombe nucleari di tipo tattico, non sono devastanti come quelle che distrussero le nipponiche Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Sono di ridotte dimensioni, ma sempre atomiche restano.
Questo per dire che per la prima volta, dopo la seconda guerra mondiale, potrebbero essere impiegate in un teatro di guerra armi atomiche. Sarebbe un salto di qualità, tragicamente in negativo, che non implica necessariamente, ma neanche la esclude, una reazione adeguata da parte degli Stati Uniti d’America. E, quindi, come conseguenza una possibile escalation atomica fuori controllo. Con gli esiti apocalittici che è meglio neanche minimamente immaginare.
Tutto ciò per dire che mai come adesso è tempo per gli Occidentali, e soprattutto per gli Stati Uniti, di ricercare anche contro ogni evidenza una forma di dialogo con la Russia. Chi deve fare il primo passo è però il presidente americano Biden. Ha l’autorevolezza, derivatagli dall’essere alla guida delle forze armate più potenti di sempre, per avviare un ragionamento di pace con Putini. Al minimo, può ragionevolmente tentare di arrivare ad un armistizio che, tutto sommato, è alla portata di mano. Un modo questo per far decantare la situazione, per prendere tempo e quindi favorire in prospettiva, anche fra un bel po’ di anni, un accordo soddisfacente per la Ucraina, ma che non comporti una umiliazione per il gigante indebolito e ferito, ma sempre pericoloso quale la Russia.
In questa ottica, come la mettiamo con il pugnace e bellicoso Zelensky? Il presidente ucraino è per la continuazione ad oltranza per il conflitto fino a che non saranno liberati i territori annessi, compresa la Crimea passati ai russi nel 2014. Posizione legittima e comprensibile. Anzi, non potrebbe essere altrimenti. Tuttavia, l’Occidente, senza abbandonare al suo destino l’Ucraina, deve ora sforzarsi di trovare una soluzione per zittire le armi. Zelensky e l’Ucraina saranno recalcitranti, ma alla fine dovranno adeguarsi e far di necessità virtù.
La verità è che Putin continua ad essere un infame aggressore, ma comincia ad avere sempre più difficoltà non solo al fronte, ma anche all’interno del suo Paese. E’ crescente, infatti, il dissenso interno verso questa avventura militare. E’ questo il momento da cogliere. La diplomazia, soprattutto quella americana, deve proporgli una via d’uscita che non sia la mortificazione di una sconfitta sul campo. E neanche l’umiliazione di una sua insperata rimozione.
In conclusione, i margini per dialogare ci sono. E ci guadagneremmo tutti, a cominciare dell’Ucraina la quale, dopo aver pagato già un così pesante tributo di morte e distruzione, rischia di ritrovarsi vittima di un conflitto nucleare ad intensità limitata, ma non per questo meno distruttivo e tragico.
E’ giunto il tempo per i costruttori di pace.