E’ stata dura. Inutile negarlo. E’ stata la più insulsa, uggiosa, ripetitiva delle campagne elettorali di almeno questi ultimi trent’anni. E’ stata la competizione della monotonia e del grigiore, ma anche delle promesse a go go, di chi le ha sparava più grosse. E’ andato, insomma, in scena l’incredibile, nel senso letterale più pieno, ovvero il non credibile, che non si può credere. Promesse che, in quanto eccessive, non sono appunto sembrate per nulla credibili. Da qui il rifiuto di ascoltare. Eppure ci hanno tediato e perseguitato per un mese intero. Bombardati senza tregua dai tg ai talk show. Alla fine, dopo aver tentato disperatamente di sfuggire agli innumerevoli pistolotti elettorali con spericolate gincane tra i vari canali televisivi, ci siamo arresi con un rassegnato “Adda passà ‘a nuttata”, in altre parole, deve pur venire il 4 marzo, giorno del voto, per poter così liberarci di questo strazio.
E finalmente ora ci siamo. Oggi si chiude la campagna elettorale e dopodomani si aprono i seggi elettorali.
Sarà dura, però. Sì, inutile negarlo. Ora sarà duro, per molti, recarsi ai seggi e esprimere un voto. Tutto congiura per rendere ai più assai difficile questa scelta. Innanzi tutto, quella di andare a votare. E come potrebbe essere altrimenti dopo una simile campagna elettorale? Di solito, negli ultimi giorni di propaganda, una bella percentuale di elettori vengono convinti di andare a votare per quello o per quello. L’impressione è che stavolta non è andata così, anzi, la sensazione è che la scarsissima qualità di questa campagna elettorale e più ancora dei suoi protagonisti abbia giocato un ruolo decisivo per rendere più incerti e svogliati gli elettori. Ci auguriamo che questa si riveli una percezione della realtà del tutto errata, ma è più di una sensazione che questa legge elettorale, il cosiddetto rosatellum, abbia ancor più confuso gli elettori e forse giocherà un ruolo non secondario nelle motivazioni degli astensionisti e di quelli che esprimeranno un voto nullo o bianco.
Sarà dura, per molti, esprimere un voto. Forse aumenterà la quota di quelli che compiranno la loro scelta votando il meno peggio, così come quanti voteranno contro piuttosto che a favore di qualcuno. E, soprattutto con questo sistema elettorale, mai come adesso saranno in larga maggioranza quelli che si troveranno costretti a tapparsi il naso. All’opposto, è facile immaginare che quelli che voteranno con convinzione per un progetto, un’idea, saranno sempre più una minoranza.
Ad ogni modo, quali che siano le dinamiche, l’importante è andare al voto, magari turandosi per bene il naso, ma comunque esprimendo una volontà, per quanto essa possa essere non del tutto politicamente convinta o condivisa.
Poi si vedrà. Di sicuro, quale che siano i risultati delle urne, il 5 marzo continueremo ad alzarci presto per andare a lavorare, a fare la spesa al supermercato o studiare.
Insomma, quale che sia il verdetto delle urne, non succederà nulla di travolgente e drammatico. Magari ci ritroveremo una inedita ammucchiata, raffazzonata alla meglio. E magari ci toccherà pure un governo mezzo taroccato. Ma, in ogni caso, sopravviveremo.
La vita continuerà, nonostante la politica.