In questi ultimi giorni, sulla vicenda dell’Italicum si sono sentite più di un’esagerazione circa i pericoli che correrebbe la democrazia italiana con il combinato disposto Renzi-nuova riforma elettorale. Addirittura, ma qui siamo davvero al grottesco, si è parlato di fascismo renziano, accusa pronunciata con pomposa solennità dal capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta.
La nuova riforma elettorale, in verità, non è certo il massimo e presenta più di un aspetto assai discutibile. Tuttavia, è di sicuro il massimo di quello che si poteva ottenere in una situazione politica così rammendata e confusa.
E’ vero, l’Italicum è sotto certi aspetti un parente prossimo del tanto vituperato Porcellum, ma in molte altre cose si distingue e alla fine risulta, o meglio, dovrebbe risultare, più utile nel dare al Paese un governo stabile e duraturo.
E’ discutibile, per molti, l’introduzione delle preferenze, peggio ancora, però, è il sistema dei capilista bloccati. In altre parole, buona parte degli eletti saranno comunque dei nominati dai partiti. In ogni caso, è un passo avanti rispetto al Porcellum che, al contrario, produceva, com’è l’attuale, un Parlamento di nominati dai partiti e non di eletti dal popolo.
Per il resto, vale a dire premio di maggioranza alla lista, e non alla coalizione, che prende almeno il 40% dei voti, così come il ballottaggio tra i primi due partiti se nessuno riesce ad arrivare al 40% dei consensi, vanno nella direzione di dare al Paese un governo eletto dai cittadini, ma soprattutto, come accade con l’elezione del sindaco, di conoscere subito chi ha vinto e chi governerà.
Succederà, grosso modo, quel che avviene un po’ ovunque in Europa. In Germania con l’elezione del Cancelliere, ma più ancora in Gran Bretagna con l’elezione del Premier o in Francia con la scelta del Presidente della Repubblica nel loro sistema semi-presidenziale, o, infine, abbastanza similmente in Spagna.
Insomma, altro che dittatura. Al contrario, ci sono tutte le condizioni per semplificare il quadro politico attuale e favorire il bipartitismo, riducendo così ai minimi termini la necessità di avvalersi dei partiti minori o di sottostare al ricatto del cespuglietto di turno, della formazione politica, cioè, che con modeste percentuali di consenso riesce ad ottenere molto, anche troppo, in termini di potere.
Le diverse altre osservazioni, a cominciare dall’introduzione di un premierato senza aver però modificato l’assetto di tipo parlamentare disegnato dalla Costituzione -quindi, aver prodotto un chiaro e deciso rafforzamento dei poteri del Governo rispetto agli equilibri disegnati dai costituenti- sono indubbiamente argomentazioni più che valide, ma la politica, come si sa, è l’arte del possibile, non dell’impossibile.
Tutto, in effetti, non si poteva ottenere nell’immediato, bisognava accontentarsi del possibile. Ed è quello che Renzi ha fatto con intelligenza e determinazione, ma anche con cinismo e coraggio.
L’optimum, infatti, sarebbe stato eleggere una nuova assemblea costituente che ridisegnasse in modo equilibrato e ragionato la nuova architettura costituzionale. Questo era però solo un sogno, un’ipotesi di lavoro suggestiva, ma nella sostanza delle cose non praticabile. Significava, innanzi tutto, non solo dilatare i tempi, ma soprattutto avere ben altre condizioni politiche, dove le volontà fossero tese, almeno in modo maggioritario, verso obiettivi condivisi e non certo una predisposizione allo scontro come, di fatto, fa sfoggio l’attuale Parlamento, anzi, addirittura lo stesso partito del premier, il Pd.
In conclusione, l’Italicum non è per nulla la migliore delle riforme elettorali, anzi. Tuttavia, qualcosa comincia a muoversi in quel che da anni è la palude, fangosa e assassina, in cui si sono ficcate la politica e le istituzioni del Belpaese.
Meglio di niente, quindi, nella consapevolezza che la democrazia va a farsi benedire quando chiacchiera e non decide. Con l’Italicum, invece, dovrebbe venir fuori un governo vivaddio più forte e deciso. E questo è proprio ciò che temono sia gli oppositori del premier nel Pd che quelli in Parlamento, lasciando intravedere che la nuova norma elettorale associata all’esuberanza “maleducata” di Renzi possa fare strame della democrazia.
Al contrario, sebbene senza particolari entusiasmi e soprattutto tenendo gli occhi ben aperti, riteniamo che questa riforma, pur con i suoi limiti, vada nella giusta direzione, ovvero quella di dare alla politica uno strumento più incisivo e risolutivo rispetto ai tanti problemi quotidiani che ci assillano. (FotoTiberio Barchielli – Palazzo Chigi)
6.05.2015 – By Nino Maiorino – Assolutamente no: che Renzi sia un pericolo per la democrazia lasciamolo dire solo a Brunetta & Co. La democrazia ha veramente corso seri pericoli nei vari Governi di Berlusconi & Co. specialmente quando c’erano personaggi dei quali ancora oggi si parla per gli scempi che hanno fatto delle Istituzioni e dell’immagine del Paese, ma questo nessuno se lo ricorda. Che Renzi abbia restaurato la Democratura è possibile, ma se questo sistema porta risultati, per me va bene così.