scritto da Pasquale Petrillo - 06 Maggio 2015 11:29

Renzi, un pericolo per la democrazia?

In questi ultimi giorni, sulla vicenda dell’Italicum si sono sentite più di un’esagerazione circa i pericoli che correrebbe la democrazia italiana con il combinato disposto Renzi-nuova riforma elettorale. Addirittura, ma qui siamo davvero al grottesco, si è parlato di fascismo renziano, accusa pronunciata con pomposa solennità dal capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta.

La nuova riforma elettorale, in verità, non è certo il massimo e presenta più di un aspetto assai discutibile. Tuttavia, è di sicuro il massimo di quello che si poteva ottenere in una situazione politica così rammendata e confusa.

E’ vero, l’Italicum è sotto certi aspetti un parente prossimo del tanto vituperato Porcellum, ma in molte altre cose si distingue e alla fine risulta, o meglio, dovrebbe risultare, più utile nel dare al Paese un governo stabile e duraturo.

E’ discutibile, per molti, l’introduzione delle preferenze, peggio ancora, però, è il sistema dei capilista bloccati. In altre parole, buona parte degli eletti saranno comunque dei nominati dai partiti. In ogni caso, è un passo avanti rispetto al Porcellum che, al contrario, produceva, com’è l’attuale, un Parlamento di nominati dai partiti e non di eletti dal popolo.

Per il resto, vale a dire premio di maggioranza alla lista, e non alla coalizione, che prende almeno il 40% dei voti, così come il ballottaggio tra i primi due partiti se nessuno riesce ad arrivare al 40% dei consensi, vanno nella direzione di dare al Paese un governo eletto dai cittadini, ma soprattutto, come accade con l’elezione del sindaco, di conoscere subito chi ha vinto e chi governerà.

Succederà, grosso modo, quel che avviene un po’ ovunque in Europa. In Germania con l’elezione del Cancelliere, ma più ancora in Gran Bretagna con l’elezione del Premier o in Francia con la scelta del Presidente della Repubblica nel loro sistema semi-presidenziale, o,  infine, abbastanza similmente in Spagna.

Insomma, altro che dittatura. Al contrario, ci sono tutte le condizioni per semplificare il quadro politico attuale e favorire il bipartitismo, riducendo così ai minimi termini la necessità di avvalersi dei partiti minori o di sottostare al ricatto del cespuglietto di turno, della formazione politica, cioè, che con modeste percentuali di consenso  riesce ad ottenere molto, anche troppo, in termini di potere.

Le diverse altre osservazioni, a cominciare dall’introduzione di un premierato senza aver però modificato l’assetto di tipo parlamentare disegnato dalla Costituzione -quindi, aver prodotto un chiaro e deciso rafforzamento dei poteri del Governo rispetto agli equilibri disegnati dai costituenti- sono indubbiamente argomentazioni più che valide, ma la politica, come si sa, è l’arte del possibile, non dell’impossibile.

Tutto, in effetti, non si poteva ottenere nell’immediato, bisognava accontentarsi del possibile. Ed è quello che Renzi ha fatto con intelligenza e determinazione, ma anche con cinismo e coraggio.

L’optimum, infatti, sarebbe stato eleggere una nuova assemblea costituente che ridisegnasse in modo equilibrato e ragionato la nuova architettura costituzionale.  Questo era però solo un sogno, un’ipotesi di lavoro suggestiva, ma nella sostanza delle cose non praticabile. Significava, innanzi tutto, non solo dilatare i tempi, ma soprattutto avere ben altre condizioni politiche, dove le volontà fossero  tese, almeno in modo maggioritario, verso obiettivi condivisi e  non certo una predisposizione allo scontro come, di fatto, fa sfoggio l’attuale Parlamento, anzi, addirittura lo stesso partito del premier, il Pd.

In conclusione, l’Italicum non è per nulla la migliore delle riforme elettorali, anzi. Tuttavia, qualcosa comincia a muoversi in quel che da anni è la palude, fangosa e assassina, in cui si sono ficcate la politica e le istituzioni del Belpaese.

Meglio di niente, quindi, nella consapevolezza che la democrazia va a farsi benedire quando chiacchiera e non decide. Con l’Italicum, invece, dovrebbe venir  fuori un governo vivaddio più forte e deciso. E questo è proprio ciò che temono sia gli oppositori del premier nel Pd che quelli in Parlamento, lasciando intravedere che la nuova norma elettorale associata all’esuberanza “maleducata” di Renzi possa fare strame della democrazia.

Al contrario, sebbene senza particolari entusiasmi e soprattutto tenendo gli occhi ben aperti, riteniamo che questa riforma, pur con i suoi limiti, vada nella giusta direzione, ovvero quella di dare alla politica uno strumento più incisivo e risolutivo rispetto ai tanti problemi quotidiani che ci assillano. (FotoTiberio Barchielli – Palazzo Chigi)

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

Una risposta a “Renzi, un pericolo per la democrazia?”

  1. 6.05.2015 – By Nino Maiorino – Assolutamente no: che Renzi sia un pericolo per la democrazia lasciamolo dire solo a Brunetta & Co. La democrazia ha veramente corso seri pericoli nei vari Governi di Berlusconi & Co. specialmente quando c’erano personaggi dei quali ancora oggi si parla per gli scempi che hanno fatto delle Istituzioni e dell’immagine del Paese, ma questo nessuno se lo ricorda. Che Renzi abbia restaurato la Democratura è possibile, ma se questo sistema porta risultati, per me va bene così.

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