Primo Maggio, si è rotto il tabù sociale destra/sinistra
È un inedito narrativo la celebrazione della ricorrenza del primo Maggio resa in contemporanea dalla diretta tv del tradizionale concertone organizzato dalla triplice sindacale CGL-CISL-UIL e dalla divulgazione, via social, di un messaggio della Premier Giorgia Meloni su provvedimenti in materia di lavoro adottati dal Governo.
Essa si presta ad una duplice lettura: una politica e l’altra di comunicazione. Entrambe di svolta culturale e di potere, complici, da un lato, la rivoluzione digitale che esalta la videocrazia rispetto all’intermediazione giornalistica, e dall’altro lato l’elezione al Governo nazionale, per la prima volta, della leader di una forza politica il cui pensiero sociale non è organico alla prassi dell’establishment delle sigle sindacali dominanti nella storia repubblicana.
L’annunzio del taglio del cuneo fiscale in favore del mondo del lavoro, reso il Primo Maggio, è stato accolto come una provocazione da Maurizio Landini (CGIL) e come se si trattasse di uno smacco alla rappresentatività del sindacato, mentre Giorgia Meloni se ne è dichiarata “fiera”.
Due reazioni opposte con altrettanti ricadute di segno contrario nell’ambito degli schieramenti politici che tradizionalmente si definiscono di destra o di sinistra.
Si è rotto quel tabù che incasellava la destra conservatrice nel doppio petto dei padroni delle ferriere e la sinistra progressista nell’eschimo della rivoluzione proletaria? O Giorgia Meloni è semplicemente una guastafeste o per Elly Schlein, che della sinistra è leader, “la classe operaia non va (più) in paradiso” con la tradizionale tuta blu di classe, ma vestita da consulenti in “armocromia”?
Ora, al di là delle battute di più o menò sfottò, la questione lavoro si pone in termini di riassetto di tutele e di configurazioni di rapporti e di figure di prestazioni. È come declinarne il diritto posto come valore fondante della Costituzione secondo necessità ed esigenze manifestatesi nel tempo ed avvertite nei diversi luoghi di lavoro.
La contrapposizione manichea, dogmatica secondo la vulgata di una destra reazionaria e di una sinistra progressista, non giova e non è coerente con i modelli di produzione e lavoro imposti dalle evoluzioni tecnologiche.
La destra al Governo, nonostante, le vulgate discriminanti ha un retroterra culturale e sociale che riguarda un ampia letteratura in cui, nel pensiero di Giovanni Gentile, “la figura del cittadino non è una entità statica e uniforme, ma agisce e nel lavoro trova la sua concreta funzione e il suo posto nella vita”.
La riduzione dell’unità etica e politica dell’uomo cittadino e lavoratore in elettore ed in valore economico come esecutore di prestazioni ha alimentato il discorso pubblico per cui il primo Maggio si rivendica come riserva del sindacato egemone e come affresco dei colori delle bandiere della sinistra.
Se ne comprendono risentimenti e contestazioni, più per la forma che per la sostanza, verso la Premier Giorgia Meloni nelle cui iniziative si intravede un tentativo di riscrittura della narrativa della prassi politica e degli orientamenti culturali che fermentano nella società reale piuttosto che accademica.