Politica, l’opera ‘e pupe
Per quello che stanno facendo non c’è miglior titolo per illustrare il cartellone del teatrino della politica in corso nei Palazzi romani.
Qualunque sarà l’esito, da questa crisi emergono soprattutto i vulnus all’autorevolezza delle istituzioni ed alla affidabilità dei loro attori politici. Inquieta non tanto l’apertura della crisi in costanza di una pandemia sanitaria, economica e sociale, quanto la sua maldestra conduzione.
Non si ha memoria nella storia repubblicana del nostro paese di tante svirgolature al fine di tenere in vita una compagine governativa azzoppata dal disimpegno di una sua componente, Italia Viva, è resa priva di una maggioranza sufficiente ed autonoma in un ramo del Parlamento.
Messe in fila una dopo l’altra sono da considerarsi sgrammaticature rispetto a consolidate prassi politiche ed istituzionali: a) la mancanza di presa d’auto della nuova situazione da parte del Premier col tentativo di rimpiazzare un partner politico con una raccolta di senatori senza comune e consolidata identità; b) il favoreggiamento del passaggio di casacca attivato dalle stanze di Palazzo Chigi; c) il conferimento di dignità politica ad un insieme di senatori elevato a gruppo parlamentare alla vigilia delle consultazioni da parte del Presidente della Repubblica.
Se questo non è uno sgarbo poco ci manca. Certamente ha i connotati di una presa per i fondelli per un’opinione pubblica frastornata da una campagna mediatica intrisa di messaggi melodrammatici, a fronte di una crisi attribuita all’opera di irresponsabili, e rassicuranti attraverso una appropriata semantica di responsabilità europeista come richiamo nobile per coloro che si dimostrassero “volenterosi” e “costruttori”.
Si tratta di categorie dello spirito che non sembrano azzeccate a fronte di giravolta comprensibilmente stressanti sul piano umano dei singoli ma devastanti per l’etica pubblica e delle istituzioni.
Non c’è che da ripetere ancora una volta: o tempora o mores. Ma restando nel campo del linguaggio teatrale, ci sono pupi e pupari ed è legittimo chiedersi chi tiene le fila di chi resiste e di chi vuol cambiare? Dopo il primo giro di consultazioni resta aperta l’incognita della permanenza di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.
Il colpo di teatro si cela dietro la richiesta di Matteo Renzi per ricominciare con un mandato esplorativo e, sotto traccia, nelle parole di Nicola Zingaretti che evocano un “equilibrio più avanzato”.
Verso chi è come? La domanda non è peregrina, stante il travaglio di sensibilità contrapposte interne al M5S, che detiene la rappresentanza più numerosa in Parlamento.