scritto da Nino Maiorino - 28 Settembre 2022 08:31

Io, Fd’I e Giorgia Meloni

foto tratta da profilo Fb

So che molti si scandalizzeranno per ciò che sto per scrivere, ma questo non mi interessa un fico secco.

Perché, da impenitente elettore di sinistra, che ho votato anche il 25 settembre 2022, non ho nessun timore per un eventuale, più che probabile, governo di Destra, guidato da Giorgia Meloni, che ha legittimamente fatto la sua compagna elettorale, ha convinto la maggior parte degli elettori (ovviamente quel 64% che ha votato), ha conseguito un buon risultato, e aspira ad ottenere il mandato dal Presidente Mattarella per diventare Premier, la prima donna in tale ruolo.

Qualcuno si scandalizzerà perché è di destra.

E anche questo mi interessa meno di un fico secco, prima o poi doveva pur accadere che venisse designato un Presidente del Consiglio donna, mi avrebbe fatto piacere che fosse stato di sinistra, ma oramai le cose sono andate così.

Fd’I ha vinto per la coerenza della Meloni, chiaramente schierata da anni, l’unica ad aver fatto opposizione chiara, sia contro Mario Draghi, ma anche contro i precedenti governi, di Centro destra il Conte 1, di Centro sinistra il Conte 2 (certo che Conte non è stato mai un grande esempio di coerenza) e anche contro i precedenti; mentre di altri Leader ci si doveva chiedere momento per momento con chi fossero, di Giorgia Meloni non era necessario, era sempre al suo posto, e cioè a destra.

Ora piangere sul cosiddetto latte versato serve a niente, se la sinistra non fosse stata tanto inconcludente, nonostante l’appeal di Enrico Letta, che alla fine dei conti ha dimostrato tanta pochezza (e mi sono dispiaciuto per questo), probabilmente il risultato sarebbe stato diverso; probabilmente se il PD avesse schierato una donna, avrebbe avuto un risultato migliore, ma ormai a questo punto i giochi sono chiusi, e ne riparleremo alla prossima campagna elettorale.

I risultati definitivi sono chiarissimi.

Alla Camera la Meloni ha 237 parlamentari, contro gli 85 del centro-sinistra di Letta, i 53 del M5S di Conte, i 21 di Azione e Italia viva di Calenda- Renzi, e i 5 di altri (su 400 deputati).

Al Senato: Meloni 115, M5S di Conte 28, Azione-Italia viva 9, e i 4 di altri (su 200 senatori).

L’unica mia sorpresa, e conseguente rammarico, è il risultato ottenuto da Giuseppe Conte, che da sconosciuto Avvocato dello Studio Alpa, nonché semisconosciuto docente universitario, venne catapultato da Alfonso Bonafede verso il premierato, e si trovò frastornato (l’asino in mezzo ai suoni) in un mondo non suo, nel quale inizialmente faticò ad inserirsi (chi non ricorda la domanda sottovoce che fece a Luigi Di Maio in piena seduta parlamentare: “ma questo lo posso dire?”); in verità già durante la campagna elettorale del 2018 era stato fatto il suo nome come Ministro per la pubblica istruzione, poi, viste le difficoltà derivanti dal dualismo Di Maio-Salvini (ciascuno dei due voleva fare il Premier) si ripiegò su Conte.

Il quale, specialmente durante il Governo Draghi, è stato la sua spina nel fianco, lo ha costantemente ostacolato, molto spesso con motivazioni incomprensibili, talvolta assurde (vedi il suo altalenante pensiero sul sostegno all’Ucraina invasa da Putin), il ripetersi del credo grillino contro l’estrazione di petrolio e gas dal nostro suolo e dai nostri mari, la sua opposizione ad una possibile realizzazione di un inceneritore nell’hinterland capitolino, il suo essere contrario  a qualsiasi innovazione tecnologica finalizzata a produrre energia; stranamente lo stesso Grillo, che più volte lo aveva considerato inadeguato anche nel ruolo di Presidente del Movimento, si è poi dileguato, non si capisce perché.

E a chi attribuisce a Conte il merito di aver portato a casa i 235/miliardi dati all’UE per il PNRR, devo ricordare che questa è una iniziativa di Bruxelles a favore dei Paesi membri in difficoltà per la pandemia e la guerra, e che la UE li avrebbe concessi comunque, indipendentemente da chi fosse il Premier.

Ma non voglio parlare ancora di Conte, visto che, nonostante tutto, è stato premiato, il che conferma in parte il motto che il popolo ha i governanti che si merita.

Avevo ingenuamente apprezzato la scissione di Di Maio, che ormai si è tagliato fuori dal Parlamento, e credo che la sua carriera politica sia giunta al capolinea.

Così come ho gradito il risultato ottenuto dallo schieramento Calenda-Renzi, l’8% al partito che veniva accreditato per non raggiungere la soglia di accesso al parlamento è stimolante, specialmente dopo la gaffe fatta da Calenda con il PD; è ovvio che Calenda si è avvalso del valore aggiunto di Renzi che, a mio giudizio, rimane, da anni a questa parte, uno dei politici più lucidi che abbiamo.

Ho goduto nel constatare la “debacle” di Matteo Salvini, crollato al 9% circa, che prelude a una guerra interna alla Lega, che speriamo ecclissi finalmente questo personaggio, pure dispiaciuto di togliercelo di torno perché come comico non è da disprezzare, visto che ha l’abilità di dire qualcosa e l’esatto contrario nel volgere di pochi minuti.

Torniamo adesso a Fd’I e alla Meloni, per la quale tanti temono che possa riportare il paese ad una dittatura sullo stile di quella di Mussolini.

Per me questa è una enorme baggianata in quanto i tempi sono cambiati, il contesto storico e sociale è diverso, è difficile che si possa ipotizzare un pericolo di questo genere, o una deriva populistica pericolosa tale da intorpidire irrimediabilmente la sensibilità dei cittadini.

Non ho alcuna paura che con la Meloni si possa correre il rischio di una presa violenta del potere, come se fosse un novello Duce, sia pure in gonnella.

Non è più l’epoca. Allora il popolo era poco vigile, i sindacati inconsistenti, le altre forze politiche poco concrete.

Oggi il popolo è attento, i sindacati guardinghi, le altre forze politiche sul chi va là.

E più si va avanti, più tutti saremo attenti, pronti a azioni, in ogni senso, contro eventuali attacchi alla libertà a alla democrazia, da parte di chicchessia.

E’ questa la mia convinzione, e la esprimo non per un tardivo ripensamento nei confronti della Meloni, né per eventuale aspirazione a fare l’endorsement di Fd’I per trarne qualche beneficio.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.