scritto da Eugenio Ciancimino - 30 Gennaio 2020 14:24

Il voto bipolare che sconfessa il ritorno al proporzionale

foto Angelo Tortorella

Il dato uscito dalle urne elettorali comune all’Emilia-Romagna ed alla Calabria è rappresentato dalla liquefazione del M5S e dall’irruzione delle “Sardine” nel confronto tra i due tradizionali schieramenti di sinistra e delle destre.

Entrambi i fenomeni hanno concorso a far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Ne ha beneficiato soprattutto il candidato sostenuto dal PD in Emilia-Romagna, sia pure senza simbolo. Perciò, si capisce il ringraziamento espresso da Nicola Zingaretti verso le “Sardine”, ritenendo la loro mobilitazione determinante per fermare l’onda Salvini al Rubicone. Anche per l’Istituto “Cattaneo” sono state decisive “le scelte delle terze forze”, individuate nei flussi di elettori in uscita dal M5S e nella sensibilizzazione degli indecisi ad opera delle “Sardine”.

Certo, le loro piazze non sono quantificabili in termini di voti ma non sono state neutrali ponendosi in ostilità nei confronti delle cosiddette narrazioni salviniane della politica, elevate ad una sorta di ideologia del male assoluto, a prescindere dal fatto che la Lega è da anni al Governo di Regioni significative  del sistema economico e sociale del nostro Paese. Argomentato o strumentale, il loro piglio ha goduto del favore dei grandi mezzi di informazione mai accordato, in precedenza, ad altri movimenti cosiddetti spontanei.

Ora, al di là, delle possibili proiezioni politiche delle “Sardine”, è il risultato elettorale del M5S, ex rospo divenuto principe in Parlamento, a dovere fare notizia nelle valutazioni del dopo voto per le implicazioni che esso può determinare sugli equilibri nella maggioranza che sorregge l’attuale Governo nazionale.

Sul punto è significativo il richiamo del vicesegretario nazionale del PD, Andrea Orlando, relativo ad “una modifica dell’asse programmatico” del Governo. Come dire: abbiamo fermato Salvini; abbiamo conservato la Regione Emilia-Romagna; cerchiamo di fare qualcosa di identitaria della sinistra piuttosto che inseguire l’onda dei movimenti.

Il problema, per il quale al momento non è stata esplicitata alcuna soluzione, è come superare l’impasse del crono-programma costruito dal Premier, Giuseppe Conte, sulla formula “salvo intese”, cioè “vorrei ma non posso” ovvero “ci fidanziamo ma non ci sposiamo”.

Sul cagionevole stato di salute della maggioranza che lo sostiene, inoltre, pende l’intento di rifondare il PD esternato da Zingaretti. Se le sue parole hanno un senso si prefigurerebbe già una geografia politica diversa dalla configurazione dell’attuale Parlamento ora smentita anche dal responso elettorale bipolare dell’Emilia-Romagna e della Calabria.

Perciò, sarebbe paradossale, a prescindere dalla sopravvivenza del Conte bis, proseguire in Parlamento sulla strada del ritorno, dopo 25 anni, al proporzionale o procedere con una riforma della Giustizia che risponde alle sensibilità di una forza politica in declino, M5S, dopo una sola stagione di felici consensi.

Sono queste le contraddizioni che alimentano le narrazioni dell’antipolitica e rendono schizzofrenico il funzionamento delle istituzioni democratiche. Superato, sia pure con affanno, lo scoglio dell’Emilia/Romagna, c’é da sperare che il dibattito politico vada oltre la Piazza Grande delle “Sardine” e l’estemporaneità di movimenti più o meno civici, conflittuali o surrogati di partiti.

C’è una Italia reale dei bisogni, dei diritti e delle diseguaglianze che non si ferma a Bologna, né le relative risposte sono riconducibili alla storica semantica: sinistra progressista e riformista; destra reazionaria e conservatrice. Piuttosto ne è fondamento di distinzione la conflittualità tra chi esercita poteri economici e politici e chi ne contesta sopraffazione ed abusi.

Calabria ed Emilia-Romagna hanno offerto i volti della diversità: l’una povera, disagiata e priva di infrastrutture sociali e di sviluppo ha votato a destra; nell’altra attrezzata di tutele e di benessere i ceti agiati ed urbani hanno votato per la conferma del candidato di sinistra mentre i ceti popolari e dei contadi hanno preferito la candidata leghista: sono rilievi scaturiti da un’analisi sociologica del voto condotta da SWG.

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