Elezioni politiche 2022… alla ricerca delle ragioni per andare a votare
Elezioni politiche 2022... alla ricerca delle ragioni per andare a votare
Qualche giorno fa un amico lettore mi chiedeva di leggere la mia opinione sulle prossime elezioni politiche. Il solleone, purtroppo, mal si concilia con il lavoro. Peggio ancora con la politica italiana, sempre così contorta e quasi sempre astrusa. Figuriamoci poi in campagna elettorale.
Ad ogni modo, accontento l’amico lettore con una considerazione iniziale: l’attuale legge elettorale per le politiche è tra le peggiori diavolerie che potevano essere inventate. Non è né carne né pesce. E’ solo un modo per mettere insieme diversità politiche a dispetto del buon senso. E qualche volta persino della decenza. Più che per far vincere e governare, questa legge è un invito alle peggiori ammucchiate. In pratica, il modo migliore per non dare una guida stabile e coesa al Paese.
Ciò premesso, stando ai sondaggi, la vittoria elettorale – salvo sorprese, sempre possibili, al termine di una campagna elettorale sotto gli ombrelloni- dovrebbe essere del centrodestra.
Tutto tranquillo, allora? Non proprio. Fratelli d’Italia, guidata dalla Meloni, dovrebbe stravincere e ottenere quasi un quarto dei voti degli italiani. La Meloni dovrebbe così diventare premier. Può piacere o meno, tuttavia, bisogna riconoscere che la Meloni, con il suo partito, ha dato prova di una coerenza politica che altri, anzi, nessuno ha avuto.
Sulla scelta atlantista della Meloni non c’è da dubitare, ne ha dato prove a iosa, pur stando fuori dal governo Draghi, nelle vicende legate alla guerra in Ucraina. Persino sull’Europa la Meloni sembra avere le carte in regola per dialogare e non scontrarsi. In altre parole, la Meloni sembra avere abbastanza intelligenza per scegliere di confrontarsi con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen piuttosto che affiancarsi pedissequamente al premier ungherese Viktor Orbán. Questa non è una certezza, ma di sicuro una ragionevole speranza.
I timori, però, sia sul rapporto con l’Europa che sulla sincera adesione ai valori dell’atlantismo, nascono quando si guarda agli alleati del centrodestra. Per farla breve, il vero problema è la Lega. Anzi, il leader leghista Salvini. L’amicizia con Putin e il sovranismo sopra le righe di Salvini sono un preoccupante dato di fatto. D’altro canto, in questi anni, il leader leghista ha dato prova di essere un confusionario, un pasticcione e spesso, soprattutto in campagna elettorale, un maldestro intemperante. E non è neanche da escludere che, preso dalla foga elettorale, Salvini possa diventare nelle prossime settimane protagonista di qualche gesto improvvido. Ed elettoralmente dannoso, ovviamente, ma anche politicamente pericoloso.
La vera questione è che di uno come Salvini al governo c’è poco da fidarsi, soprattutto ora che sono in ballo i quattrini del Pnrr e quindi i buoni rapporti con Bruxelles. E rassicura poco la circostanza che la Lega non è solo Salvini, ma è costituita da ottimi amministratori locali, da eccellenti governatori di regione, da ministri competenti e seri com’è il caso su tutti rappresentato da Giancarlo Giorgetti. Sta di fatto che pur combinando non pochi macelli, finora Salvini è restato il padrone incontrastato della Lega.
E Forza Italia? Una volta era la garanzia di una vasta area rappresentata dai moderati. Ora è un’incognita. La perdita dei tre ministri del Governo Draghi, personalità politiche di peso come Carfagna, Gelmini e Brunetta, non sono politicamente una cosa da poco. L’impressione è che quello azzurro sia un partito ormai svuotato, guidato da un leader anziano che non sempre appare lucido.
E il centrosinistra? Peggio che andar di notte. Ad oggi è ancora un cantiere aperto. Si sta cercando, nella logica dell’attuale legge elettorale, di mettere insieme quante più forze politiche possibili, anche le più modeste. Per ora, siamo solo al cospetto di un’ammucchiata abbastanza rissosa. C’è però ancora del tempo a disposizione.
Quel che emerge a sinistra, tuttavia, ancora una volta è l’impostazione di una campagna elettorale contro qualcosa. Una volta erano Berlusconi, il suo danaro e le sue imprese, ora sono la Meloni e il ritorno del fascismo. Di sicuro se il centrosinistra impostasse la campagna elettorale per qualcosa e non unicamente contro qualcuno e/o qualcosa, di sicuro intercetterebbe più consensi elettorali.
Ultima considerazione. Con questa legge elettorale è praticamente impossibile o quasi la nascita di un centro moderato. In questa competizione elettorale, salvo ripensamenti dell’ultima ora, l’unica forza politica che continua o è costretta a portare avanti questa opzione è l’Italia Viva di Renzi. Ed è tutto da vedere, però, se riuscirà ad ottenere i voti necessari per superare la soglia di sbarramento del 3% e ad avere dei rappresentanti nel prossimo Parlamento.
In conclusione, chi ha già deciso come votare è un fortunato. Per il restante elettorato, tra indecisi e probabili astenuti, non sarà del tutto semplice orientarsi in questa consultazione.
L’importante è andare a votare, ma riesce difficile biasimare, quantunque non condivisibile, la scelta di chi rinuncerà a dire la sua, preferendo fare altro, domenica 25 settembre, piuttosto che andare a votare.
Per questi motivi, per quanto possibile ci impegneremo nel ricercare le ragioni per andare a votare. A prescindere da chi poi ognuno andrà realmente a votare.