scritto da Eugenio Ciancimino - 27 Giugno 2025 12:46

Bocciato il terzo mandato, tossine e candidature in foulard e doppio petto

L’emendamento è stato respinto con i voti dei Senatori del PD, M5S e FI, l’astensione di FdI e il favore della Lega, Italia Viva ed Autonomie. Si tratta di un esito già previsto a seguito delle divergenze puntigliose, per non dire dispettose, intercorse tra Lega e FI, nonostante il tentativo di mediazione di FdI al fine di evitare rappresentazioni di spaccature di intenti nella maggioranza che sostiene il Governo di Giorgia Meloni

La bocciatura, da parte della Commissione Affari Costituzionali del Senato, dell’emendamento proposto dalla Lega in favore del terzo mandato per i Presidenti di Regioni segna l’apertura della corsa alle candidature per Campania, Puglia, Toscana, Veneto e Marche. Vanno in scadenza, in autunno, a conduzione PD le prime tre e le altre due sono, rispettivamente, appannaggio della Lega e di FdI.

L’emendamento è stato respinto con i voti dei Senatori del PD, M5S e FI, l’astensione di FdI e il favore della Lega, Italia Viva ed Autonomie. Si tratta di un esito già previsto a seguito delle divergenze puntigliose, per non dire dispettose, intercorse tra Lega e FI, nonostante il tentativo di mediazione di FdI al fine di evitare rappresentazioni di spaccature di intenti nella maggioranza che sostiene il Governo di Giorgia Meloni.

Ora la contesa tra “alleati”, separati in casa, si sposta sulla scelta del candidato che dovrà sostituire Luca Zaia, il “Doge”, ed apre un contenzioso di rappresentanza politica nelle Regioni della cosiddetta Padania (Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia) coperte da Governatori leghisti rispetto ai maggiori consensi elettorali raccolti da FdI nelle consultazioni politiche ed europee. Ma se il riequilibrio del rapporto di forze all’interno del centro destra non è liscio o di facili soluzioni, anche nell’area delle opposizioni di centrosinistra o progressista, che dir si voglia, non si sorride o non si procede serenamente.

La bocciatura del citato emendamento parzialmente agevola il lavoro di ricucitura nel PD, perché azzoppa le temute candidature di Michele Emiliano e di Vincenzo De Luca, il quale di rimando ha già avanzato una richiesta di spostamento in avanti della data delle consultazioni. Come dire un modo surrettizio di allungare il suo mandato già scaduto. La possibilità di un suo recupero nella comune casa dem contrasta con la presa di posizione della Segreteria del Nazzareno volta a non riconoscersi nelle esperienze di potentati locali. E al di là di una loro resa o ammutinamento elettorale, resta il problema della condivisione della leadership nei casi di matrimoni PD/M5S per comuni candidature.

Da parte sua, il centrodestra ha spazio per ben giocare le sue carte di riscatto in due Regioni strategiche nel sistema dei poteri locali nel Mezzogiorno della Penisola. Come dire che il terzo mandato avrebbe cristallizzato posizioni di potere e di vantaggio per gli uscenti Governatori, a prescindere dalle loro bandiere, in entrambi i campi degli schieramenti di maggioranza ed opposizione a livello nazionale. Perciò, per le tossine che si portano dietro dal locale al nazionale può rivelarsi fuorviante considerarne i risultati regionali come test di orientamento nazionale. Anche le “vitamine” di voti procurate dagli oligarchi locali non sono sufficienti a curare o prevenire patologie consolidate o in incubazione nel sistema di rappresentanza politica vigente nel nostro Paese. Ne è sintomo epidemiologico la scarsa partecipazione al voto. Una indifferenza che fa dire a Vincenzo De Luca che “la democrazia ha esaurito il suo corso” e “in particolare in Italia”.

Qual è l’alternativa? Non è pervenuta! La discussione pubblica non aiuta a recuperare lo spirito di servizio della politica. E venendo meno dialoghi e confronti con trasparenza e lealtà istituzionale, prevale il protagonismo di personaggi, con o senza maschera di poesia, ed ingenera negli elettori nausea per la politica politicante. La limitazione dei mandati ne raccoglie lo spirito di cambiamento anche di “facce”. E parafrasando Eraclito, vale per gli eletti ricordare che ciò che si sceglie, si pensa o si fa è quello che si diventa.

Democratici o oligarchi? Per i candidati valgono anche antichi e saggi modi di dire, secondo i quali le piste le battono i cavalli e chi forza le regole del gioco in corso d’opera, non può che rivelarsi un goffo politicante, anche se indossa il doppio petto e si fascia con un “foulard” di bella presenza. Al di là del bene e del male.

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