scritto da Redazione Ulisseonline - 07 Marzo 2016 10:41

Cava, Pino Maddaloni, campione olimpionico di judo Sidney 2000, al Liceo scientifico”Genoino”

Gli allievi dell’indirizzo sportivo a colloquio con un grande protagonista dello sport

Lo sport come modello di vita” è il titolo del Convegno che si è tenuto al Liceo Scientifico Andrea Genoino. Ospite e protagonista dell’evento, il Campione olimpico di Judo Sidney 2000, Pino Maddaloni, che si è raccontato a studenti, docenti e appassionati.

“Lo sport è un modello di vita perché educa alla vittoria e alla sconfitta, così come la vita. Il judo, poi, insegna l’umiltà e la non violenza ed il rispetto dell’avversario, attraverso il rispetto delle regole” ha sostenuto l’atleta, avvertendo, con disappunto, che la società attuale è sempre più orientata ad una visione  utilitaristica dello sport”.

“Spesso mi è stato fatto notare che il judo non mi ha procurato ricchezze materiali ma, a costoro, ho sempre risposto che il judo mi ha arricchito sul piano umano” ha aggiunto Maddaloni rivolgendosi agli studenti.

A condividere le sue parole il sindaco di Cava de’Tirreni, Enzo Servalli, che ha esaltato, nel suo intervento di saluto, il senso etico dell’impegno che deve diventare per i giovani un modus vivendi.

Forte l’interesse e tante le curiosità negli allievi del Genoino, il doping, la tentazione di raggiungere traguardi non meritati, ma anche ammirazione per uno spotivo che ha compiuto un percorso non certamente privilegiato. Particolarmente soddisfatta la Dirigente scolastica del Liceo cittadino, professoressa Maria Olmina D’Arienzo, per questa opportunità offerta ai ragazzi dell’indirizzo sportivo “che hanno potuto, così, dialogare con un grande protagonista dello sport come Pino Maddaloni, forte esempio di riscatto sociale e di legalità”.

Ad accompagnare il campione, Armando Angellotti, delegato provinciale Salerno Fijilkam e Gaetano Infranzi, presidente del Kendokan Budo Cava, il quale raccoglie l’eredità del padre Attilio che diede vita nel 1971, tra i primi in Italia a diffondere la disciplina,  a quella che amava definire una scuola e non una palestra.

“C’era un popolo di piccoli uomini che capì di potersi difendere solo con l’intelligenza e non con la forza fisica” amava ricordare il maestro Attilio Infranzi ai suoi allievi, all’inizio di ogni anno sportivo”.

 

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