Cava de’ Tirreni, Ospedale di Comunità e sanità territoriale: abbiamo subito un altro scippo
Cava de' Tirreni, Ospedale di Comunità e sanità territoriale: abbiamo subito un altro scippo
All’indomani della riuscita manifestazione dei Comitati Uniti a difesa della sanità cavese, in particolare dell’Ospedale, ho ricevuto un messaggio che ha stoppato l’entusiasmo del momento.
Un professionista del settore mi chiedeva come potevamo farci nuovamente gabbare. Per poi evidenziare come la nostra città fosse finita ancora una volta nel dimenticatoio. A riprova di ciò mi inviava l’elenco dei comuni della nostra provincia in cui, grazie ai finanziamenti del PNRR, la regione Campania aveva previsto i presidi di sanità territoriale, in particolare gli Ospedali di Comunità.
Cava de’ Tirreni, in questo riparto, ha così subito l’ennesima mortificazione. Sarà sede solo di una Casa di Comunità, una struttura prevista ogni 40 mila abitanti. In pratica, nella nostra città è stato previsto quello che non potevano negarci visto che siamo più di 50 mila abitanti.
Salta subito agli occhi che, invece, l’Ospedale di Comunità è previsto in una realtà a noi vicina, Castel San Giorgio, che conta appena 14 mila abitanti. Sarà sede, altresì, di una Casa di Comunità e di un Cot (Centrale operativa territoriale). E di sicuro Castel San Giorgio avrà anche qualche santo protettore in più nel Pd salernitano e nella corte del governatore De Luca.
Ad ogni modo, per tentare di capire meglio, la Casa di Comunità è la nuova struttura di base della medicina territoriale, in pratica, il luogo fisico dove il cittadino-paziente entra in contatto la sanità pubblica.
L’Ospedale di Comunità, invece, è una struttura sanitaria “di ricovero di cure intermedie” destinata a “ricoveri brevi per pazienti che hanno bisogno di interventi sanitari a bassa intensità clinica”.
E’ bene precisare che l’Ospedale di Comunità non è una duplicazione delle strutture sanitarie esistenti. Infatti, per le condizioni acute (ad esempio, un infarto) vi è l’ospedale, per le condizioni non acute, ma con richieste assistenziali non importanti c’è l’assistenza domiciliare. Infine, per le condizioni non acute e con richieste assistenziali non importanti, ma che non possono essere svolte a domicilio (ad esempio, patologie croniche riacutizzate con necessità di monitoraggio o per pazienti dimessi da reparti ospedalieri specialistici che necessitano di controllo sanitario) vi è appunto l’Ospedale di Comunità.
Da qui si evince con estrema chiarezza che la città metelliana ha subito l’ennesimo scippo. In pratica, in futuro potrà avvenire, ammesso che il nostro ospedale funzioni per bene e per davvero, che dopo un intervento chirurgico si può essere dimessi a Cava e finire poi nell’Ospedale di Comunità di Castel San Giorno per una degenza con controllo sanitario.
Per dirla tutta, l’appello di Rifondazione Comunista di qualche mese fa (l’ultimo di una lunga serie, in verità) al sindaco Servalli leggi qui, per avere nella nostra città l’Ospedale di Comunità e il Cot (il Centro operativo territoriale per la rete di telemedicina), è caduto nel vuoto.
Non abbiamo avuto nulla. Assolutamente nulla. Ignorati in tutto e per tutto.
In concreto, la medicina territoriale nella nostra città fa un passo indietro, e pure di parecchio.
In conclusione, abbiamo perso come città un’altra occasione. E che occasione. Chi dobbiamo ringraziare? De Luca innanzi tutto, e il Pd ovviamente, ma anche Servalli che, pur essendo il primo cittadino della città più popolosa della provincia dopo il capoluogo, non contava niente prima nella geografia politica provinciale, e meno conta adesso dopo aver lasciato il Pd.
Questo è.
Motivo in più per sostenere la lotta dei Comitati Uniti e delle opposizioni nel tentativo di avere almeno una struttura ospedaliera universitaria funzionante ed accettabile. Allo stesso tempo, sostenere Rifondazione Comunista nella richiesta di avere nella nostra città la Casa del Parto.
Al momento, altro non possiamo fare, se non leccarci le ferite e ricordare i bei tempi andati.
In prospettiva poi, partendo proprio dalla sanità, lavorare per salvare la città dalle sciagure di oggi. Ciò non sarà affatto cosa facile, ma tentare è un dovere civico ed un imperativo categorico.
P.S.: A proposito, Rifondazione Comunista, che nella nostra città fa parte della maggioranza, dopo questo smacco di politica sanitaria, quand’è che lascerà al suo destino questa Amministrazione comunale e l’alleanza con il Pd deluchiano?
In compenso forse avremo novità dal porto di Napoli: io do una cosa a te tu dai una cosa a me!