Cava de’ Tirreni, la retromarcia del sindaco Servalli sulla chiusura di Casa Serena: una vicenda da cui trarre più di un insegnamento
Quello di Servalli non è classificabile come un beau geste. E' stato semplicemente costretto a ritornare sui propri passi. Da chi?
Una volta tanto da Palazzo di Città arriva una notizia buona. Casa Serena non sarà chiusa clicca qui per leggere.
Lasciamo perdere la solita narrazione del nostro primo cittadino che fa a cazzotti con la verità dei fatti. Quel che conta è il risultato: la struttura non sarà venduta e comunque non sarà chiusa l’attività.
Inutile anche ribadire il modo pedestre con cui questa Amministrazione comunale governa la cosa pubblica. L’assoluta insensibilità, la mostruosa superficialità e la intollerabile incompetenza con cui maneggia le politiche sociali.
A cominciare dall’ormai famigerata assessore alle politiche sociali Annetta Altobello. Ha avuto la capacità di sfasciare un Piano di Zona e guastare definitivamente i rapporti politico-istituzionali con i comuni della Costiera, che ormai lavorano per staccarsi da Cava. Oddio, per onestà intellettuale, bisogna riconoscere che la Altobello è sul podio più alto dell’imperizia e dell’inidoneità insieme al suo dante causa politico: il sindaco Servalli.
Lasciamo perdere tutto ciò. Sono cose già dette e ripetute. Quel che conta oggi è la retromarcia compiuta dall’Amministrazione Servalli sulla chiusura prevista per lo scorso 30 aprile di Casa Serena e scongiurata all’ultimo momento.
Quello di Servalli non è classificabile come un beau geste. E’ stato semplicemente costretto a ritornare sui propri passi.
Da chi?
In primo luogo, dalla rivolta scatenatasi sui social, dalle pressioni dei familiari degli anziani assistiti a Casa Serena, dai lavoratori che rischiavano il posto di lavoro, perché con un tratto di penna così avevano deciso a Palazzo di Città, di fatto chiudendo la struttura.
E poi, vivaddio, dalla presa di posizione delle opposizioni, pure loro costrette a destarsi dal letargo per la sollevazione popolare in atto.
In ultimo, ma non ultima, da una città che con la chiusura di Casa Serena come non mai si era sentita tradita, derubata, pugnalata alle spalle, offesa e mortificata.
Per questo, da una simile vicenda, bisogna trarre una morale, un insegnamento per il futuro oltre che per il presente.
Questa città non può e non deve più subire le angherie politico-amministrative di questa sciagurata e maldestra Amministrazione comunale. Deve reagire compatta. In modo civile e democratico, ovviamente, ma farsi sentire, protestare, contestare le scelte scellerate e inappropriate di questi mediocri amministratori comunali.
Questa città deve tornare in piazza, non solo per passeggiare, ma per far sentire la propria voce, per pretendere la buona politica e la buona amministrazione.
E le opposizioni? Un po’ di unità politica in più le renderebbe più credibili di quanto oggi non lo siano. Se poi fossero più in sintonia con i bisogni dei cittadini. Magari più solleciti ad ascoltare le loro istanze. E più pronti nel farsene interpreti dentro e fuori al palazzo. Beh, se tutto questo avvenisse, forse guadagnerebbero non pochi punti in quanto ad autorevolezza e prestigio.
In conclusione, questa nostra città sta vivendo un inquietante crepuscolo. Tocca ai noi cittadini darci una mossa per invertire la rotta. Non possiamo rischiare di diventare una città di anime morte.
D’altro canto, finché avremo questi amministratori non possiamo fare altrimenti. Dovremo, per forza di cose, far di necessità virtù. Magari facendo nostro il suggerimento della bella e brava scrittrice Elif Shafak: “Non posso cambiare la direzione del vento, ma posso aggiustare le vele per raggiungere sempre la mia destinazione”.
E la strada per Rotolo, non ancora riparata, che ci costringe a lunghe e dispendiose strade alternative?
Sarà anche colpa della Provincia, ma che il Comune intervenga!