Cava de’ Tirreni, il Collegio dei revisori traccia la linea del Piave contro la sciatteria di Servalli & C.
Appare grave e preoccupante, infatti, proprio quanto emerge dall'attenta lettura di questo verbale. A destare inquietudine più che altro
Il parere non favorevole, espresso dal Collegio dei revisori alla proposta di delibera sul piano di alienazione degli immobili del Comune di Cava de’ Tirreni per l’anno in corso, è di sicuro significativo e rilevante.
Tuttavia, non è neanche di particolare gravità. Nel senso che, tutto sommato, fa parte della corretta dinamica tra l’attività di verifica economico-finanziario compiuta dal Collegio e quella degli organi politici comunali.
Non convince affatto, però, il chiarimento che nella giornata di ieri si è tentato di dare della vicenda da Palazzo di Città. Al contrario, esso piuttosto costituisce un motivo in più per approfondire, parola per parola, quanto verbalizzato dal Collegio dei revisori.
Appare grave e preoccupante, infatti, proprio quanto emerge dall’attenta lettura di questo verbale. A destare inquietudine più che altro sono, per così dire, il contesto e le modalità in cui matura il parere dei revisori.
L’impressione, ma è molto più di un’impressione, è che il nuovo Collegio dei revisori abbia preso atto di avere a che fare con un ente pubblico dove la sciatteria amministrativa la fa da padrona. Da qui, l’esigenza di mettere subito in chiaro che certe situazioni non intende affatto tollerarle.
Per dirla tutta, il Collegio dei revisori ha lanciato un chiaro e inequivocabile segnale. Una sorta di altolà. Ha tracciato per così dire una linea del Piave da non superare. Su cosa? La regolarità gestionale e la corretta applicazione delle norme.
Sin dalle prime battute del verbale, infatti, il Collegio dei revisori evidenzia che la delibera in questione manca dei prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile.
E’ questa una circostanza di particolare gravità.
Il fatto che poi la delibera sia stata ritirata non attenua la rilevanza dell’accaduto. Non a caso, essa è stata comunque posta all’ordine del giorno di una seduta consiliare. E trasmessa al Collegio per il parere. A maggior ragione, questo è sintomo di disordine amministrativo. La predisposizione corretta degli atti è, sia chiaro, il presupposto per la buona amministrazione. E’ il primo e il più elementare dei requisiti.
In un successivo passaggio, il Collegio dei revisori -al quale nel corso dei lavori perviene una nuova versione della proposta di deliberazione- evidenzia un altro aspetto grave. Verbalizza che, tra le altre cose, le modifiche apportate “non sono state sottoposte preliminarmente all’organo esecutivo dell’Ente”, ovvero alla Giunta.
Non andiamo oltre, per non tediare i lettori.
Diamo solo una scansione temporale assai significativa. Il Collegio dei revisori inizia la seduta alle 9,55 dell’altro ieri. Alle 10,28 riceve la comunicazione da parte del Presidente del Consiglio di ritiro della proposta di deliberazione. Ciononostante, il Collegio ha comunque voluto esprimere il suo parere non favorevole.
Per farla breve, il Collegio poteva e forse doveva soprassedere all’esame della proposta di delibera appena ritirata. Al contrario, ha voluto comunque esaminarla e verbalizzare le proprie valutazioni.
Ha voluto così dare il segnale cui accennavamo prima. Di fatto, però, ha inteso anche assestare uno schiaffo sonoro al Presidente del Consiglio, al Segretario generale, alla dirigenza comunale, agli organi politici.
Come dicevamo, è una sorta di avvertimento. Da oggi il Piave non si passa più. Dove il Piave sta per il rispetto delle regole. In breve, un’attività gestionale e amministrativa conforme alle leggi, allo statuto ed ai regolamenti.
Forse, dopo tanta colpevole e sospetta trasandatezza, a Palazzo di Città è arrivato chi almeno tenterà di mettere un po’ d’ordine. Per il rispetto delle procedure. Per garantire trasparenza. Insomma, per una compiuta osservanza della legge.
Era ora.