Cava de’ Tirreni, Flora Calvanese su botti e fuochi d’artificio: “Un comitato per un cambiamento culturale”
Il primo parroco che ha avuto la sensibilità di scegliere questa strada è stato don Lanzillo, parroco di Sant’Alfonso a via Filangieri, che ha sostituito gli spari con uno spettacolo di suoni e luci
Riceviamo e pubblichiamo
La collina di Monte Castello appare tutta spoglia e bruciata dopo la notte di follia del 28 giugno quando, durante l’esibizione di fuochi pirotecnici, scoppiò un vasto incendi durato due giorni che distrusse la vegetazione di aree pubbliche, ma anche di proprietà private, e uccise numerosi esemplari di fauna. Lo sguardo a quell’area spoglia, visibile da tutta la valle, dovrebbe essere di monito a non più ripetere gli errori fatti. Ma non è così. Infatti, per tutto il periodo estivo nelle varie feste religiose delle parrocchie della vallata abbiamo assistito ad un continuo frastuono di botti a tutte le ore, e agli immancabili fuochi d’artificio.
Inutile dire che tutte queste attività sono state vietate da una ordinanza regionale per tutto il periodo estivo. Il dirigente della Protezione Civile Regionale ha, infatti, emesso un decreto n. 334 del 10 giugno 2025, in quanto sulla base di uno studio del Centro Funzionale Multirischi si prevedeva un’estate particolarmente calda e senza precipitazioni. Questo decreto proibisce non solo l’accensione di fuochi per bruciare sterpaglie, ma espressamente vieta anche fuochi d’artificio o lanterne volanti.
Nonostante le chiare disposizioni del decreto e il forte vento che soffiava la sera del 28 giugno, nessuna delle autorità preposte, sindaco, comandante PS cittadino, pensò di fermare lo spettacolo. Quindi accadde quello che era ampiamente prevedibile, un incendio durato due giorni. Varie denunce sono state presentate per questo incendio, innanzitutto quella dei Vigili del Fuoco che lavorarono duramente per spegnere l’incendio, ma anche quelle di cittadini non disposti ad assistere silenziosamente a continue violazioni di norme e quella dei privati danneggiati. Si attendono ora gli esiti dell’inchiesta della magistratura.
Ma come sempre in questi casi non sarà la repressione a far cambiare opinione a quanti ancora pensano che sia bello e festoso sparare botti e fuochi d’artificio spaventando animali, bambini e creando disagio a malati e soggetti più deboli.
Oggi ci sono tanti sistemi per realizzare spettacoli di luci che non prevedano l’uso della polvere da sparo e che sono altrettanto suggestivi e festosi.
Il primo parroco che ha avuto la sensibilità di scegliere questa strada è stato don Lanzillo, parroco di Sant’Alfonso a via Filangieri, che ha sostituito gli spari con uno spettacolo di suoni e luci. Vogliamo ringraziare questo parroco che ha dimostrato sensibilità e attenzione ad un mondo che cambia rapidamente, e ha scelto una festa rispettosa di tutti.
Purtroppo, il suo esempio non è stato seguito dagli altri parroci e per tutto il periodo estivo abbiamo dovuto sopportare, quasi ogni fine settimana, rumore e polvere da sparo usata a man bassa in modo illegale, ma soprattutto disagevole per la popolazione.
Riteniamo che il problema si possa risolvere solo con un profondo cambiamento culturale. La gente deve imparare a capire che non c’è niente di bello in qualcosa che infastidisce la gran parte della popolazione, spaventa animali e bambini e danneggia l’ambiente.
Papa Leone XIV ha cominciato a dare l’esempio organizzando in piazza San Pietro un bellissimo concerto, Grace for the World il 13 settembre, nell’ambito delle celebrazioni per il Giubileo 2025, animato da uno straordinario spettacolo di luci realizzato con 3mila droni.
Il Comitato costituitosi recentemente in città contro i fuochi d’artificio e i botti illegali, che ha aggregato subito decine di cavesi di vario orientamento culturale e di diverse sensibilità, si pone l’obiettivo, innanzitutto, di lavorare a questo cambiamento culturale.
Incontreremo nei prossimi mesi associazioni cittadine, comunità religiose, autorità preposte, per parlare di come si possa festeggiare in modo diverso senza rinunciare al bello e alla gioia che le feste portano.
Flora Calvanese







