Cava, dal “Processo alla Pergamena in Bianco” la verità storica sulla Battaglia di Sarno e la concessione della Pergamena
Interessante convegno, “Processo alla Pergamena in Bianco”, su una delle pagine più gloriose e prestigiose della storia cittadina: la donazione della Pergamena Bianca da parte di Re Ferrante I al Sindaco Onofrio Scannapieco il 4 settembre del 1460, quello che si è tenuto ieri sera a Palazzo di Città, e al quale hanno participato studiosi di prestigio e un folto pubblico.
Il processo, organizzato e moderato dallo storico Gianluca Cicco, è stato l’occasione per fare definitamente chiarezza su un punto controverso circa i fatti della Battaglia di Sarno e la concessione della Pergamena, in particolare sull’intervento dei cavesi, seppur non 500, nella battaglia.
Alla fine è risultato certo che si tratta di un falso storico, inventato molti secoli dopo, l’intervento di 500 uomini armati di pistone in aiuto a Re Ferrante, bloccato a Sarno dall’esercito di Giovanni d’Angiò che gli contendeva il regno.
Nessuna evidenza è mai stata prodotta di tale interevento, seppur di cavesi, in quanto uomini d’arme al seguito dell’esercito aragonese, se ne ha traccia, ma nulla a che vedere con manovre, imboscate o qualsiasi altra azione militare messa in pratica da guarnigioni di militi cavesi in aiuto al Re.
È certamente un unicum, dall’assoluto valore storico, la concessione della Pergamena, conservata a Palazzo di Città. Di gran lunga il fatto più importante che valse onori, gloria, fierezza al popolo cavese, la fedeltà dimostrata al Re. La Città di Cava, infatti, fu l’unica che mai si arrese agli angioini, li combatté, ma subì anche il saccheggio e la violenza degli assalitori.
Per questo atto di eroismo e per la valenza della Città e dei suoi Patrizi, ben radicati nella Corte napoletana, il Re Ferrante I concesse la Pergamena con la quale i cavoti avrebbero potuto chiedere qualsiasi cosa, invece la lasciarono in bianco. Il Re li ricompensò con i famosi Privilegi, con i quali i cavesi furono esentati dal pagamento di gabelle ovunque commerciassero, rendendo, per gli anni a venire, La Cava tra le più ricche e floride città del regno.