scritto da Pasquale Petrillo - 02 Luglio 2019 10:28

La sicurezza è il primo dei “beni comuni”

Sin da piccolo mi hanno insegnato che i problemi bisogna affrontarli subito. Non ingigantirli, perché altrimenti si corre il rischio di cadere in uno stato di impotenza e frustrazione. Non sottovalutarli, perché poi diventano sempre più incontrollabili. Non ignorarli, perché poi si incancreniscono e così per risolverli si è costretti ad usare maniere drastiche e traumatiche.

Dico questo perché sono convinto, e i fatti purtroppo mi danno ragione, che il problema dei furti a Cava sia stato prima ignorato e poi sottovalutato dall’attuale Amministrazione comunale, le cui uniche risposte sono state predicozzi di rassicurazioni e sciorinare dei numeri sulla diminuzione dei reati. Come dire, cari cavesi, compresi quelli che avete subito dei furti in casa, state buoni, tranquilli e sereni, perché quello che credevate fosse la realtà è invece solo un vostro brutto sogno, una vostra negativa e fallace percezione di un fenomeno che non esiste o comunque è nella normalità.

Alla fine, c’è stato quello che si è visto, ovvero un’escalation di furti da S. Pietro a S. Lucia, da S. Anna a Pregiato, e così via. Era inevitabile, in una simile situazione, che si creasse allarme e preoccupazione. E quando ci si sente insicuri nella propria casa, si incomincia a perdere le staffe e a reagire. Da qui il controllo del territorio da parte dei cittadini e il fenomeno delle ronde, nate spontaneamente e senza controllo  alcuno, i cui risultati nefasti sono sotto gli occhi di tutti.

Ancora una volta, dall’Amministrazione comunale è venuta una risposta flebile e scontata: no alle ronde, sono pericolose e fanno solo danni. Insomma, la fiera dell’ovvietà.

Mi sono chiesto, ma se oggi, a Palazzo di Città, avessimo come sindaco non dico Abbro, ma Messina o Gravagnuolo cosa avrebbero fatto?  Sarebbero restati con le mani in mano, limitandosi a colloquiare, con rispetto e devozione istituzionale, con questore e prefetto? Immagino di no. Con i loro difetti e i loro limiti, che pure avevano, avrebbero alzato la voce e si sarebbero fatti sentire ben oltre le mura cittadine. Di sicuro sarebbero usciti dal palazzo e non avrebbero cazzeggiato più di tanto sui social. Avrebbero di sicuro tranquillizzato la popolazione, ma si sarebbero confrontati con la gente frazione per frazione, località per località, condominio per condominio. Avrebbero ascoltato e magari accolto anche qualche suggerimento. Forse avrebbero messo in campo anche qualche iniziativa forte, qualche forma di collaborazione organica e sovra-ordinata con i cittadini, vigili urbani, protezione civile e forze di polizia. Insomma, immagino che indossando la fascia tricolore si sarebbero messi alla testa dei cittadini nel guidarli in uno sforzo di vigilanza ordinata, organica e democratica della città. Avrebbero smosso gli animi e coinvolte le opposizioni in una unità di intenti e di azione.

Questo, però, è un passato che non c’è più.

Ieri sera il sindaco Servalli ha girato con un auto dei vigili fino a tarda ora nelle zone più calde della città. Era ora, anche se, al solito, con colpevole ritardo. Tuttavia, può ancora fare molto. Vada a parlare, di giorno e a viso aperto, mettendoci la faccia, con i cittadini con la stessa capillarità con cui si fa sul territorio in campagna elettorale. Si attivi nei modi dovuti per mettere fine con fermezza al fenomeno delle ronde prima che facciano altri guai. Si confronti oltre che con la gente, la sua gente, anche con le opposizioni, accogliendo eventuali utili suggerimenti e valide indicazioni. Metta in campo una forma di collaborazione istituzioni-cittadini nella convinzione che la sicurezza è il primo dei “beni comuni”.

La città ha bisogno, in questo momento delicato, di un primo cittadino che sia un cuor di leone. Servalli si adegui.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

2 risposte a “La sicurezza è il primo dei “beni comuni””

  1. Se Servalli & Co. avessero fatto la decima parte di cio’ che tu e tutti noi abbiamo suggerito, propabilmente si sarebbero.evitate tante conseguenze e violenze. Nino Maiorino. 10/07/2019

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